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Salute dei migranti in Europa. Grillo: “Non c'è un aumento della trasmissione delle malattie infettive. Anzi, acquisiscono i problemi di salute del territorio dove vanno ad abitare”


Il Ministro della Salute nel corso della presentazione in Italia del Rapporto Oms Europa sulla salute dei migranti ribadisce che “i migranti che hanno tassi di mortalità più bassa per malattie come le neoplasie che per noi rappresentano il più grande problema dal punto di vista della mortalità, acquisiscono i problemi di salute del territorio dove vanno ad abitare”. INMP nominato Centro Collaboratore per l’evidenza scientifica e il capacity building sulla salute dei migranti.

06 MAG - “L’esame di circa 13000 documenti sanitari provenienti dai Paesi della Regione Europea dell'Oms dimostrano che non c'è un aumento della trasmissione delle malattie infettive da parte della popolazione migrante. Ricordiamo che dei circa 90 milioni di migranti presenti nella regione Europea dello ma solo il 7% è rappresentato da rifugiati e richiedenti asilo, quindi la percentuale è abbastanza bassa. Anzi i migranti che hanno tassi di mortalità più bassa per malattie come le neoplasie che per noi rappresentano il più grande problema dal punto di vista della mortalità, acquisiscono i problemi di salute del territorio dove vanno ad abitare. Quindi anche la nostra è una sanità che accoglie tutti, d'altra parte chi ci viene a vivere qui acquisisce gli stessi di mortalità per gli stili di vita tipici di quei territori”.
 
A ribadirlo è il Ministro della Salute Giulia Grillo nel corso della presentazione in Italia del Rapporto dell’Oms Europa curato insieme all’Inmp sulla salute dei migranti già divulgato dall'Oms lo scorso gennaio.
 
Il documento, che raccoglie e analizza le evidenze contenute in più di 13.000 documenti di letteratura a partire dal 2014, relativamente allo stato di salute dei rifugiati e dei migranti presenti nei 53 Paesi della Regione Europea dell’OMS, è il primo del suo genere in quanto fornisce sia un’istantanea della salute dei rifugiati e dei migranti nella Regione sulla base dell’evidenza scientifica, sia un quadro chiaro delle risposte al fenomeno da parte dei relativi sistemi sanitari.

Dall'analisi emerge che “la maggior parte delle evidenze scientifiche raccolte si concentra sulle malattie infettive, mostrando che i rifugiati e i migranti possono essere più vulnerabili sia nei luoghi di origine, sia di transito che di destinazione, a causa, ad esempio, dell’alta prevalenza di malattie infettive in alcuni Paesi di partenza, dei problemi nell'accesso ai servizi sanitari o di condizioni di vita deprivate nei Paesi di transito e destinazione. Ma risulta anche che vi è un rischio molto basso di trasmissione di queste malattie alla popolazione dei Paesi ospitanti”.

Durante l’evento è stata poi annunciato la nomina dell’INMP quale Centro Collaboratore per l’evidenza scientifica e il capacity building sulla salute dei migranti.
 
Per quanto riguarda l’Italia il Ministro ha rilevato che “il nostro Servizio Sanitario, ispirato al modello Beveridge britannico, è definito universalistico e, in tal senso, è già oggi in linea con le priorità identificate dal Draft Action Plan sulla salute dei rifugiati e migranti all’ordine del giorno della prossima Assemblea Mondiale della Sanità che si terrà a Ginevra nelle prossime settimane. Per i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia, che contribuiscono alla fiscalità generale come gli italiani, è prevista l’iscrizione obbligatoria al SSN, gratuita e rinnovabile. Questi cittadini hanno accesso pieno ai servizi del SSN, godono di parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti e doveri rispetto ai cittadini italiani, sia per quanto riguarda l’obbligo di partecipazione alla spesa (ticket) sia per l’assistenza sanitaria. Anche gli stranieri ai quali viene riconosciuto lo status di rifugiato, in conformità all’articolo 10 della Costituzione, godono dei medesimi diritti”.

Grillo ha poi evidenziato che “la mortalità tra gli stranieri risulta inferiore a quella degli italiani, anche quando si tiene conto della differente struttura per età delle due popolazioni. La popolazione straniera proveniente da Paesi a forte pressione migratoria presenta un tasso di ospedalizzazione complessivamente inferiore rispetto a quella italiana, soprattutto per i ricoveri in day-hospital. Probabilmente gli stranieri presenti nel nostro Paese, la cui storia di immigrazione è relativamente recente, beneficiano ancora dell’effetto ‘migrante sano’”.

“Tuttavia – ha rimarcato il Ministro - , come già osservato in Paesi di più lunga tradizione migratoria, all’aumentare del tempo di permanenza nel Paese ospite, si riduce il vantaggio di salute degli stranieri, per il cosiddetto effetto “migrante esausto”, conseguenza dell’assimilazione dei comportamenti più insalubri della popolazione autoctona (fumo, cattiva alimentazione) e della precarietà delle condizioni di vita che li espone al rischio di contrarre patologie tipiche della marginalità e della povertà”.

“Queste evidenze scientifiche indicano la nuova sfida per il servizio sanitario, che deve riorientarsi dal tradizionale focus su malattie infettive e condizioni acute eventualmente presenti all’arrivo, ai problemi della cronicità tipici di una popolazione stabilmente presente, nonché alle condizioni correlate a diseguaglianze socioeconomiche nella salute, ponendo in tale scenario un’attenzione cruciale alla prevenzione”.
 
Punti chiave:
 
Malattie infettive (CD)
- I rifugiati e i migranti possono essere più vulnerabili alle malattie infettive nei luoghi di origine, di transito e di destinazione a causa dell'esposizione al contagio, della mancanza di accesso all'assistenza sanitaria, della discontinuità delle cure e delle condizioni di vita svantaggiate.
- Il rischio di trasmissione di malattie infettive dalla popolazione migrante alla popolazione ospitante della Regione Europea dell'OMS risulta molto basso.
- I rifugiati e i migranti nella Regione possono avere una minore copertura per le vaccinazioni introdotte di recente, come quelle contro il papillomavirus umano o l’influenza.
- I rifugiati e i migranti in arrivo da paesi con un'alta prevalenza di tubercolosi sono a maggior rischio di sviluppare la malattia, a seconda della condizione vissuta nel loro paese, durante il viaggio e delle condizioni di vita e di lavoro nel paese ospitante.
- Una percentuale significativa dei rifugiati e migranti affetti da HIV acquisisce l’infezione dopo essere giunta nel paese di destinazione e ha maggiore probabilità di avere una diagnosi ritardata.
- Le infezioni da virus dell'epatite B e C sono più comuni tra i rifugiati e i migranti provenienti da paesi in cui il virus è endemico.
- Le infezioni tropicali e parassitarie, rare in nella Regione europea, possono essere riscontrate tra le popolazioni migranti provenienti da aree endemiche.
 
Malattie non infettive (NCD)
- I rifugiati e i migranti all'arrivo sembrano avere tassi di prevalenza più bassi per molte NCD rispetto alla popolazione ospite, ma, soprattutto per l'obesità, i tassi di prevalenza iniziano a convergere con quelli della popolazione all’aumentare della durata del soggiorno.
- In generale, i rifugiati e i migranti nella Regione europea dell’OMS hanno una maggiore incidenza, prevalenza e un più alto tasso di mortalità per il diabete rispetto alla popolazione ospite, con tassi più alti tra le donne, a seconda del paese di origine.
- Sebbene generalmente vi sia un maggior rischio di malattie cardiache ischemiche e ictus tra la popolazione migrante, non esiste un modello chiaro per la prevalenza delle malattie cardiovascolari che possa essere collegato tanto ai fattori socioeconomici quanto a fattori specifici della migrazione.
- Sebbene i rifugiati e i migranti abbiano un rischio più basso per tutte le neoplasie eccetto il cancro della cervice uterina, essi hanno una probabilità più alta di ricevere una diagnosi in uno stadio di malattia più avanzato rispetto alla popolazione ospitante.
 
Salute mentale
- Il migrante viene esposto a fattori di rischio per la salute mentale sia durante il percorso migratorio sia durante la sua permanenza nel paese di destinazione.
- La prevalenza del disturbo post-traumatico da stress (PTSD) tra i rifugiati che hanno vissuto situazioni molto stressanti e di pericolo è più alta che nelle popolazioni ospitanti.
- Le scarse condizioni socioeconomiche sono associate all’aumento dei tassi di depressione tra i rifugiati accolti nei paesi di arrivo.
- La migrazione è stata considerata un fattore di rischio per la salute mentale dei bambini; i minori stranieri non accompagnati mostrano tassi di depressione e sintomi di PTSD più alti rispetto ad altri gruppi di rifugiati e migranti.
 
Salute dei migranti lavoratori
- Globalmente, i migranti, per ragioni di lavoro, costituiscono il gruppo più numeroso.
- Nel 2015, circa il 12% di tutti i lavoratori della Regione Europea nell'OMS erano migranti.
- Le loro condizioni di impiego variano drasticamente nella Regione Europa, così come i rischi per la salute sul posto di lavoro e l'accesso alla protezione sociale e sanitaria.
- I migranti maschi mostrano molti più infortuni sul lavoro rispetto ai lavoratori non immigrati. Al contrario, i numeri degli infortuni delle donne migranti appaiono essere simili a quelli della popolazione ospitante.
 
Salute materna e infantile
- Vi è una marcata tendenza ad esiti di salute peggiori tra le rifugiate e le migranti correlati alla gravidanza.
- Gli elementi protettivi sulla salute ostetrica e perinatale sono connessi a fattori individuali, come lo status socioeconomico e il livello di istruzione, ma anche a caratteristiche del paese ospitante, come ad esempio una forte politica di integrazione.
- La salute dei bambini rifugiati e migranti potrebbe essere vulnerabile a squilibri dietetici, determinando sia malnutrizione che sovrappeso/obesità.
- La migrazione di per sé è un fattore di rischio per la salute mentale dei bambini.
- I minori stranieri non accompagnati sono a rischio di sfruttamento sessuale e mostrano tassi più elevati di depressione e sintomi di PTSD.
 
Organizzazione ed erogazione dei servizi sanitari
- Nella Regione europea dell’OMS il diritto alla salute dei rifugiati e dei migranti è spesso limitato, sulla base del loro status giuridico.
- I migranti irregolari e le vittime di tratta spesso hanno maggiori difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria nella Regione europea.
- L'utilizzo dei servizi di assistenza primaria da parte dei migranti dipende dall'organizzazione del sistema sanitario e dal costo per accedervi.
- Lo screening e l’assistenza sanitaria ai rifugiati e ai migranti alle frontiere, per chi ne avesse bisogno, è importante per garantire i loro bisogni di salute durante il viaggio e all’interno delle comunità ospitanti.
- Analogamente alla popolazione ospitante, il fornire assistenza sanitaria di alta qualità e adeguata ai rifugiati e ai migranti richiede sistemi di informazione sanitaria che raccolgano dati accurati e pertinenti sullo stato e sui bisogni di salute.
 
Limiti e disparità nell’accesso
- Le informazioni sulle modalità di accesso ai servizi sanitari sono spesso di difficile reperimento per rifugiati e migranti, in particolare se in presenza di barriere linguistiche e culturali.
- La mancanza di risorse umane e finanziarie limita la disponibilità di servizi di screening e la valutazione delle vulnerabilità per i migranti.
- La discriminazione e le difficoltà di integrazione possono rappresentare importanti ostacoli all'accesso alle cure.
- I migranti con status irregolare sono condizionati dalla paura delle autorità, dalla mancanza di consapevolezza dei propri diritti e dallo svantaggio socioeconomico.
 
Alcuni Dati Significativi
- Popolazione Regione europea: 920M.
- Migranti presenti nella Regione europea: 90,7M (10%).
- Migranti lavoratori: 60M (12% di tutti i lavoratori della Regione europea).
- I bambini costituiscono circa il 25% della popolazione migrante e dei rifugiati.
- Il rapporto standardizzato di mortalità nei migranti e rifugiati è inferiore a quello della popolazione ospitante per tutte le cause di morte, neoplasie, malattie mentali e disturbi del comportamento, traumi, malattie endocrine e dell’apparato digerente, ma risulta più alto per infezioni, cause esterne, malattie del sangue e cardiovascolari
- Le due maggiori cause di morte tra la popolazione migrante e tra i rifugiati sono le infezioni da micobatterio della tubercolosi e l’HIV.
- l’80% dei casi di tubercolosi nella Regione europea si registra in 18 paesi: Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bulgaria, Estonia, Georgia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Lituania, Lettonia, Moldavia, Romania, Federazione Russa, Tajikistan, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan.
- Il tasso di nuovi casi di tubercolosi in Italia è 10 casi su 100,000 abitanti.
- Nei paesi dell’Unione Europea, il 33% di casi notificati di tubercolosi è tra pazienti migranti o rifugiati.
- Il PTSD è riportato essere del 9-36% tra i rifugiati mentre dell’1-2% tra la popolazione ospite.

06 maggio 2019
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