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Il modello E.R: il sistema misto pubblico-privato è premiante


20 MAR - Con un elevato livello di complessità delle patologie affrontate e un’alta capacità di attrarre pazienti da altre regioni l’Emilia Romagna è al vertice degli indicatori di efficienza della sanità. È la prima in Italia, insieme alla Lombardia, per capacità di attrarre pazienti delle altre Regioni ed è tra le prime anche per complessità delle patologie trattate. L’Emilia Romagna è ai vertici degli indicatori di efficienza del sistema sanitario nazionale. Risultati ottenuti anche grazie a un buon grado di maturazione del sistema misto pubblico-privato.

È questo per l’Aiop Giovani, il modello da cui partire per immaginare la sanità del futuro.
Una Regione con una elevata presenza di privato accreditato e dove grazie ad una delibera della giunta regionale nel 1996 le strutture private sono state autorizzate a svolgere attività di cardiochirurgia in accreditamento. Con risultati, secondo l’Aiop, eccellenti, in particolare sul fronte delle liste di attesa: per un intervento vascolare presso uno degli ospedali pubblici di Bologna nel 1996 bisognava attendere dai due ai tre mesi, oggi bastano 25 giorni; a Parma le liste di attesa si sono ridotte da 30 a 7 giorni. Nello stesso intervallo temporale, la situazione è migliorata anche presso le strutture private accreditate, dove le “code” sono passate da 20 a 3-10 giorni.
 
Comunque dalla fotografia scattata nel  recente rapporto “Ospedali & Salute 2011” dell’Aiop emerge un sistema sanitario regionale tra i più efficienti d’Italia. Tra gli indicatori che vengono valutati vi sono l’indice di invecchiamento della popolazione, strettamente connesso al tasso di ospedalizzazione, la capacità di attrarre pazienti provenienti dalle altre regioni, il livello medio delle prestazioni erogate. E per tutti gli indicatori, i risultati dell’Emilia Romagna sono di rilievo. Si tratta di una regione con un indice di invecchiamento sopra la media: il rapporto tra la popolazione over 70  e quella sotto i 14 è pari a 1,29 (la media delle regioni a statuto ordinario è di 1,07, quella delle regioni a statuto speciale è 0,96). Un maggiore invecchiamento che si traduce in un elevato tasso di ospedalizzazione: nel 2009, ogni mille cittadini ben 150 sono entrati in contatto con un ospedale (136 nelle regioni a statuto ordinario; 129 nelle autonomie speciali). Nonostante questo maggiore ricorso alle strutture sanitarie e la richiesta di prestazioni sempre più sofisticate, il sistema regionale regge e riesce a tenere ad esempio i costi medi dei posti letto sotto gli standard nazionali: in Emilia Romagna, siamo sotto i 318mila euro l’anno, contro i circa 323mila delle regioni ordinarie e gli oltre 334mila di quelle speciali. Inoltre l’Emilia Romagna registra una capacità record di “attirare” pazienti da altre regioni: l’indice di attrazione infatti è pari a 2,35, tra i più alti d’Italia insieme alla Lombardia.
 
Alto livello di complessità delle patologie trattate. L’Emilia Romagna si pone anche al vertice della classifica delle regioni con i tassi più alti di complessità delle prestazioni erogate dal sistema pubblico con un case-mix pari a 1,05 (il case-mix esprime la difficoltà dei casi trattati in regione rispetto a quella della casistica dell’intero sistema ospedaliero nazionale; livelli superiori a 1 sono associati a una complessità più elevata rispetto alla media). Nel corso degli anni la media nazionale delle prestazioni effettuate dagli ospedali pubblici è rimasta sostanzialmente invariata (da 1 a 1,01 tra il 2006 e il 2009), mentre è cresciuta nel settore del privato accreditato (da 1 a 1,07 nello stesso intervallo di tempo). Tale divario si manifesta anche in Emilia Romagna dove, nello stesso quadriennio considerato, il case-mix degli ospedali pubblici è addirittura sceso da 1,08 a 1,05 (sebbene mantenendosi sempre sopra la media italiana), mentre quello del privato accreditato è aumentato da 1,11 a 1,16.
 
Tempi di attesa ridotti grazie alla collaborazione pubblico-privato. Questi ultimi dati oltre a contraddire lo stereotipo di una presunta “inferiorità media” delle strutture accreditate, mostrano come ormai queste siano una risorsa e laddove migliori sono i rapporti pubblico-privato, più efficace si rivela il sistema nel suo complesso. Il sostegno fornito dalle case di cura accreditate alle strutture pubbliche, ad esempio, può incidere su liste di attesa troppo lunghe.

20 marzo 2012
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