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Lusenti: “Per rinnovarsi bisogna unirsi”


09 GIU - “Il mondo cambia troppo in fretta per stargli dietro, per questo dobbiamo stargli avanti”. Con questo invito di Carlo Lusenti, segretario uscente dell’Anaao Assomed si è aperto oggi a Silvi Marina il 21° Congresso nazionale del maggiore sindacato della dirigenza medica “L’Italia della buona sanità, le difficoltà, i risultati, le sfide”. Un titolo eloquente anche perché le problematicità a cui deve fare fronte la professione medica, proprio in queste settimane, non sono poche: il congresso arriva, infatti, a stretto giro di posta dalla proclamazione di due giornate di sciopero contro la manovra del governo che mette in ginocchio la categoria e  la sanità pubblica.

Per questo l’Anaao Assomed si prepara ad alzare le barricate e con un nuovo timoniere: il congresso designerà il nuovo segretario nazionale dopo che Lusenti ha lasciato la carica per andare a guidare l’assessorato alla sanità della regione Emilia Romagna.


Non è stato un addio quello di Lusenti, perché il confronto constante con l’Anaao, ha sottolineato, rimarrà sempre un punto di forza per chi ha necessità di avere il polso di quanto si vive nella realtà professionale. Lusenti ha anche invitato la platea al rinnovamento ormai necessario alla luce dei nuovi scenari politici: “Abbiamo portato a casa molti risultati in questi quattro anni – ha detto – ma ora è arrivato il momento di cambiare radicalmente, perché il mondo è mutato. E il sindacato o si evolve o perisce. La micro rappresentanza in difesa del particolare non la capisce più nessuno. Noi sappiamo di avere un’identità, ma per poter influire sui cambiamenti e quindi sulle decisioni politiche bisogna unirsi. Fare fronte comune. Presentarsi in ordine sparso non serve a nulla, si rischia solo di fare i correttori di bozza quando i libri li scrivono gli altri”.
Così come, ha affermato, occorre aprire le porte ai giovani dandogli un ruolo di primo piano all’interno del sindacato.

Infine, Lusenti non ha dimenticato le criticità della categoria medica: “C’è un disegno preciso da parte delle istituzione che sta andando avanti da anni: il  Ssn pubblico è un lusso che non ci si può più premettere, e quindi il futuro è da un’altra parte. In questo scenario i medici danno fastidio. Ma non possiamo pagare solo noi. Fare il medico vuol dire battersi – ha quindi chiosato – non avere paura, ma dobbiamo avere capacità critica, e assumerci  le nostre responsabilità. E questo io continuerò a farlo”.


 (E.M.)

09 giugno 2010
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