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Gigli (Fesmed): “E’ presto per gioire”


31 GEN - “Il fatto che la quarta sezione penale della Corte di Cassazione abbia ritenuto di applicare la legge dell'8 novembre 2012 numero 189 (Balduzzi), per cassare con rinvio la condanna comminata ad un medico, per omicidio colposo, motivando la sentenza con la necessità di appurare se siano state seguite le linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica, non è un motivo sufficiente per farci ritenere che ci sia stato un cambiamento nella valutazione penale dell’operato del medico, da parte della magistratura”. Così Carmine Gigli, presidente della Fesmed, commenta la sentenza della Cassazione che ha annullato con rinvio la condanna di un medico per omicidio colposo.

Evidenzia anzitutto come non si conosca ancora il testo della sentenza e quindi i termini della sentenza, Gigli sottolinea inoltre che “adesso si porrà il problema che avevamo paventato all’indomani della conversione in legge del decreto Balduzzi, quello della trasformazione in strumento giuridico delle linee guida, che sono state concepite come ‘raccomandazioni di comportamento clinico, elaborate … con lo scopo di aiutare i medici e i pazienti a decidere le modalità assistenziali più appropriate in specifiche situazioni cliniche”’.

“Confesso – prosegue il presidente della Fesmed - di essere preoccupato per l’uso che verrà fatto in tribunale delle linee guide diagnostiche e terapeutiche, raccomandazioni e non disposizioni, che sono state scritte per i medici e non per i magistrati. E’ difficile prevedere quale graduazione di valori, i periti e i giudici attribuiranno ai diversi livelli di forza delle raccomandazioni che, ripeto, sono state concepite per mettere in guardia il medico da una complicanza o per indicare il trattamento più idoneo, anche se non unico. Senza dimenticare che si dovrà decidere quali saranno le linee guida che avranno valore in giudizio. Com’è noto, in campo nazionale e internazionale si è venuta a creare nel corso degli anni una vera selva di raccomandazioni”.

Per Gigli, “la classe medica potrà gioire quando l’applicazione della legge 189/2012 consentirà di assolvere un medico che non ha sbagliato ma è solo incorso in una complicanza. Intanto, quel medico avrà comunque pagato in termine di immagine, di danno professionale, di sofferenza psicologica per se e la sua famiglia, senza parlare dei costi che questo tipo di contenzioso procura ai medici e alla società, per gli effetti perversi della medicina difensiva”.
 

31 gennaio 2013
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