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L'indagine Fiaso: Accreditamenti strutture private e gestione liste d’attesa le aree a maggior rischio illegalità


10 GIU - Una Asl su quattro ha ricevuto nel 2014 almeno una segnalazione di illecito. Le aziende, da par loro, hanno però puntato sulla trasparenza. Negli ultimi due anni tutte hanno investito per la trasparenza e l’88% ha messo in piedi un meccanismo di monitoraggio del Piano anticorruzione. Un Piano però, ancora troppo spesso percepito come un adempimento burocratico e con aree di criticità sulle quali è necessario lavorare. Come quella sull’obbligo di rotazione del personale addetto a “funzioni sensibili”, di difficile applicazione, vuoi per oggettive carenze di personale ma, soprattutto, per il venir meno di professionalità non facili da sostituire. Questa la fotografia dell’indagine sulla trasparenza in Asl e Ospedali condotta dalla FIASO. Una rilevazione effettuata su un campione esteso di 78 Aziende. Che al 50% percepiscono l’applicazione della normativa anticorruzione come “parzialmente adempitiva-burocratica”, mentre questa percezione è ancora più marcata per il 19% delle Aziende. Il 4% delle quali la vive come “molto burocratica”. Ciò non toglie che sia però al contempo giudicata efficace. Alla domanda sulla capacità di incidere in futuro sul fenomeno corruttivo il 47% ha risposto “sufficientemente”, il 35% “abbastanza” e il 5% “molto”.

Fatto è che la gran parte di Asl e Ospedali si è già attrezzata per metterlo in pratica il Piano anticorruzione. Tant’è che l’88% ne ha già effettuato il monitoraggio, molte con sistemi informatici tradizionali, alcune inserendo obiettivi specifici dentro il sistema di budget annuale, altre con controlli a campione, molto poche con un sistema informativo dedicato. L’adozione di una specifica procedura di rilevazione frodi è stata dichiarata dal 73% delle Aziende, anche se molte hanno optato per procedure informatiche “fatte in casa” e solo 3 sono ricorse a un sistema criptato in linea con i criteri della delibera Cipe numero 6 di quest’anno. Nel 58% dei casi è stata prevista una procedura per segnalare miglioramenti organizzativi in funzione della trasparenza e delle legalità. Procedura che nel 60% del campione ha coinvolto i cittadini tramite gli Urp e nel 18% dei casi i dipendenti.
La figura del “coordinatore dei controlli” è prevista invece solo nel 17% delle Aziende, mentre un “Bilancio sociale” o di missione è stato adottato dal 32% del campione.

Riguardo i controlli interni le maggiori criticità si sono rilevate nell’area delle libera professione intramuraria (13% dei casi), mentre qualche problema è emerso anche nell’attività di ricerca (9%) e nelle aree del personale dipendente e della gestione economico-finanziaria (entrambe con l’8% dei casi). Specifiche attività di controllo sono previste per un po’ tutte le aree, con percentuali tra l’81 e il 93%, fatta eccezione dell’attività di ricerca dove tarli procedure sono state comunque avviate dal 78% delle Aziende.

Più complessa la situazione nei controlli esterni, dove un 17% di criticità si è rilevato per quelli sulle strutture convenzionate, il 13% nella vigilanza sulle farmacie private, l’11% nell’attività di sanità pubblica.

Rispetto all’attuazione delle misure per la trasparenza le maggiori criticità sono state rilevate per la scarsa informatizzazione e i tempi troppo lunghi dei procedimenti, mentre rispetto al Piano anticorruzione le difficoltà maggiori sono state riscontrate nell’applicazione delle rotazione del personale addetto a funzioni sensibili, che per le Aziende deve essere comunque prevista nel “medio-lungo” periodo.

L’indagine FIASO proseguirà ora con una mappatura dei controlli esistenti volti a evidenziare le migliori pratiche da mettere in rete.
“Questo è stato un primo passo della ricerca che Fiaso condurrà nel prossimo anno – ha evidenziato Massimo Brunetto dell’Ausl Modena e membro della Fiaso – La libera professione è la parte più delicata per il conflitto d’interesse e soprattutto per ciò che attiene la gestione delle liste d’attesa che vengono fatte saltare. Nei controlli esterni sono emerse invece criticità sugli accreditamenti. Per esempio abbiamo visto che in molte aziende sciolte per infiltrazioni criminali il tema dell’accreditamento era centrale. Bisogna considerare poi che in molte regioni le strutture sono comprate da soggetti criminali per riciclare i soldi e quindi gli interlocutori stessi sono soggetti pericolosi”. 

10 giugno 2015
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