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Federfarma: dalla Grecia un avviso a non forzare sulla remunerazione delle farmacie


Lo stop alle vendite di antumorali al servizio sanitario greco a seguito dell'insolvenza nei pagamenti causata dalla crisi economica che sta mettendo in ginocchio il Paese, dovrebbe far riflettere il Governo a evitare interventi d'imperio sulle farmacie.

06 NOV - Quanto sta accadendo in Grecia dovrebbe essere spunto di riflessione per chi governa i sistemi sanitari di tutti i paesi europei e per quello italiano in particolare. E’ la riflessione che arriva da Federfarma di fronte alle notizie provenienti dalla Grecia, dove i rifornimenti agli ospedali di un importante farmaco antitumorale sarebbero stati interrotti dalla casa produttrice per ritardi nei pagamenti.
 
"Anche in quei paesi che non sono afflitti dai problemi di bilancio dello Stato ellenico" spiega la presidente di Federfarma Annarosa Racca "l’acquisto per conto del servizio sanitario dei farmaci di ultima generazione rappresenta un impegno economico sempre più gravoso, perché si tratta di prodotti la cui alta innovazione si riflette inevitabilmente sui prezzi di vendita".
 
Se si vuole che questi farmaci continuino a essere dispensati gratuitamente dal Servizio sanitario senza compromettere la sostenibilità economica del sistema, servono nuovi approcci. "Uno di questi" riprende la presidente Racca "è la riforma della remunerazione alle farmacie: per far sì che i medicinali più costosi risultino meno cari al Servizio sanitario, il 16 ottobre abbiamo firmato un accordo assieme all’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) e alle altre sigle della filiera farmaceutica (Assofarm per le farmacie pubbliche, Fofi per gli Ordini, Adf e Federfarma Servizi per i distributori) grazie al quale dal primo gennaio per ogni medicinale dispensato dietro ricetta rossa le farmacie riceveranno una quota fissa di 2 euro a confezione più una quota percentuale del 3,30%. Un accordo, lo sottolineo, che rispetta tutte le condizioni poste ad agosto dal Parlamento per l’avvio del negoziato". 
 
Invece, nei giorni scorsi i ministeri di Salute ed Economia hanno spinto sull’Aifa perché si riaprisse la trattativa e si riscrivesse l’intesa con condizioni al ribasso. "I patti stanno in piedi se convengono a entrambe le parti" è la conclusione di Racca "le farmacie sono disponibili a un sacrificio sui farmaci di più alto costo se in cambio c’è una stabilizzazione dei nostri ricavi su quelli di prezzo più basso, da anni in calo progressivo a causa delle genericazioni".
 
Ed ecco allora perché i fatti greci rappresentano per l’Italia un invito alla riflessione: "Nel pianeta farmaco c’è oggi un problema di governance dei prezzi" è la conclusione della presidente "risolverlo con interventi d’imperio che porterebbero alla morte delle farmacie nel giro di pochi anni significherebbe mettere l’assistenza farmaceutica territoriale nelle stesse condizioni in cui oggi versano gli ospedali ellenici: si chiude il rubinetto e i malati si arrangino. Noi invece vogliamo un’intesa che consenta al Ssn di risparmiare sui medicinali più costosi e dia alle farmacie quelle certezze sulle quali costruire nuovi servizi e un ruolo ancora più moderno nella sanità territoriale".

06 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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