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La Fnofi e il suo potenziale riformatore

di Saverio Proia

C’è l’impegno del neo ordine a contribuire alla difesa e al potenziamento del nostro sistema sanitario, sapendo che la riabilitazione non ha ancora la giusta valorizzazione e che i suoi professionisti sono ancora sottostimati per soddisfare i vecchi e nuovi bisogni di salute: un primo riconoscimento pubblico per questa missione ordinistica è venuto da Agenas che ha la Fnofi nella sua Commissione nazionale deputata a riformulare i contenuti dei DM 70 e 77

20 DIC -

Sono stato invitato e ho partecipato con estremo piacere al primo congresso della Federazione Nazionale degli Ordini dei Fisioterapisti; purtroppo ho potuto presenziare alla prima giornata, dove, con molto calore dei congressisti sono stato acclamato come “padre” delle leggi sulle professioni sanitarie e ringraziando ho scherzosamente ringraziato, replicando: “ormai nonno”; nonché alla cena di gala nella stupenda dimora di Palazzo Barberini.

Ho notato grande soddisfazione e partecipazione dei congressisti per l’evento, senza enfasi, realmente storico per la professione interessata e per l’ordinistica, non solo italiana: si celebrava. Infatti, la fine di un lungo percorso iniziato decenni fa e l’inizio di una nuova era potenzialmente quanto mai produttiva per i fisioterapisti come per la tutela della salute individuale e collettiva.

È stata, certamente, una lunga marcia attraverso le aule parlamentari, i vari governi succedutisi, le Regioni, l’opinione pubblica, i sindacati…sino alla convivenza nella FNO TSRM PSTRP e al fine l’uscita da questo Ordine c.d. multialbo e la conquista di una propria soggettività professionale e ordinistica che già nel primo anno ha compiuto passi da giganti.

Visto che mi si considera il padre delle leggi delle riforme sanitarie, invece, ritengo di aver svolto (come giustamente mi ha definito il fondatore di Quotidiano Sanità) il ruolo di mediano permettendo agli attaccanti di far goal e senza questo ruolo il goal presubilmente non si sarebbe fatto, mi piacerebbe ricordare fasi, quale testimone e protagonista, della storia dell’emancipazione delle professioni sanitarie, quelle del trittico legislativo 42/99, 251/00, 43/06.

L’originalità e il protagonismo della professione di fisioterapista

Una professione che ho iniziato a conoscere agli anni 80 dell’altro secolo, quando in rappresentanza del sindacato di cui ero dirigente nazionale, fui invitato ad un convegno alla Sapienza, presente il prof. Giovanni Berlinguer e il prof. Perfetti e lì appresi che si teorizzava e si richiedeva l’istituzione di una laurea come le altre professioni e come le attuali magistrali, per formare e abilitare i fisioterapisti al posto delle scuole universitarie di allora; in quell’epoca la formazione infermieristica era ancora regionale e non si richiedeva il possesso del diploma di maturità secondaria; certo è un obiettivo giusto ancora da raggiungere ma proposte di legge che lo propongono sono state già depositate.

La professione di fisioterapista con gli oltre 73.000 iscritti al loro albo professionale e sì la seconda tra le 22 professioni sanitarie della legge 251/00 per numero dopo gli infermieri, il quarto ordine per iscritti dopo infermieri, medici e psicologi ma la terza componente professionale tra quelle che operano prevalentemente in sanità dopo infermieri e medici.

Ciò non toglie che il ruolo della rappresentanza professionale di allora l’AIFI, è stato determinante nella conquista del sopra ricordato trittico legislativo, talora con maggiore impegno quotidiano, tenacia, perseveranza e visione strategica spesso più dell’allora stessa IPASVI.

Infatti, tutto l’iter legislativo in particolare delle leggi 42/99 e 251/00 ha visto un eccezionale impegno realmente quotidiano, dell’allora gruppo dirigente (Cartisano, Gugliuccello, Melotti ecc.) dell’AIFI, al mio fianco nell’allora ruolo che svolgevo di consulente per le professioni sanitarie nei vari Governi che si sono succediti, anzi proprio la legge 251/00 che io considero la “carta costituzionale” delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e della professione di ostetrica, contribuì a portarla a termine non solo con la convinzione e il voto unanime di tutto il Parlamento ma sostenuto quasi esclusivamente e quotidianamente dall’allora gruppo dirigente dell’AIFI.

Forse se senza il loro sostegno non so se sarei stato in grado di contrastare agli avversari e talora nemici della portata riformatrice di questa legge che agivano mai allo scoperto ma dietro le quinte; mi ricordo ancora che quando per la prima volta in Commissione sanità del Senato fu approvata telefonai all’allora gruppo dirigente dell’IPASVI dicendolo loro di venire almeno a ringraziare le senatrici e i senatori che l’avevano approvata all’unanimità: una legge la 251 voluta da pochi e attuata da tanti.

Certo è indubbio che poi sia stata la professione infermieristica a trarre vantaggi dall’attuazione della legge 251 ma le professioni della riabilitazione ebbero un riconoscimento di tutto rispetto con un potenziale tutto da attuare ancora nella sua discontinuità riformatrice: l’apogeo di ciò fu raggiunto dal riconoscimento legislativo della capacità del fisioterapista di fare “diagnosi funzionale” una frase di compromesso per non dire diagnosi fisioterapica bensì per riconoscerla usando termini analoghi, che completava il riconoscimento delle competenze e dell’autonomia professionale, come ho ricordato in un precedente articolo.

Di questo potenziale riformatore potrà essere soggetto propositivo e protagonista il neo Ordine nazionale dei fisioterapisti e già dai suoi primi passi si è vista la capacità di realizzarlo.

Il lungo iter della costituzione degli ordini delle professioni sanitarie
A tal fine vorrei ricordare la genesi dell’ordinistica di queste professioni sanitarie: avvenne nel varare la legge, d’iniziativa governativa, 42/99 la mutilazione dell’articolo, diventato realtà solo 19 anni dopo con la legge 3/18, che prevedeva l’elevazione da collegi ad ordini e la costituzione di albi ed ordini per le professioni sanitarie che ne erano prive compiuta, da una parte della sinistra che, a torto e per loro ignoranza, considerava gli ordini realtà corporative, non sapendo, evidentemente che il primo Ordine in sanità, l’attuale FNOMCeO, fu promosso e realizzato, oltre un secolo fa, da quei medici vicini al movimento operaio e alla sua rappresentanza politica in difesa degli stessi medici come degli stessi cittadini, ordini che sono stati sciolti dal regime fascista e ricostituiti dopo la Liberazione e che in sanità sono stati tra i protagonisti e i difensori del SSN pubblico, universale e solidaristico…altro che strumenti della reazione.

Poi iniziò la lunga marcia attraverso più legislature per approvare la legge che elevasse i collegi a ordini e istituisse gli albi e ordini per le professioni sanitarie che ne erano prive subendo i vari attacchi di presunti liberisti (inventandosi veti inesistenti frapposti dall’Europa e dall’Antitrust) i quali negavano la necessità di costituire nuovi ordini ma, nonostante ciò, si varò, a larghissima maggioranza, la legge 43/06 che delegava il Governo a istituire i nuovi ordini.

Purtroppo, nonostante una proposta di delega costruita dall’allora Sottosegretario di Stato alla Sanità Patta, costruita non solo con il mio apporto ma, soprattutto con la partecipazione e la condivisione con tutte le professioni interessate, con un testo migliore di quanto realizzato successivamente con la legge 3/18, il Governo stesso nella sua ultima riunione di allora non l’approvò, tradendo tutte le speranze riposte.

Riprese l’iter legislativo dopo quest’ulteriore sconfitta se non beffa, sino a che mi inventai di non istituire nuovi ordini, facendolo proporre al Ministero della Salute, peri superare le feroci avversità di chi non voleva l’istituzione di nuovi ordini, chiedendo agli Ordini nazionali esistenti di ospitare i nuovi 17 albi che sarebbero stati istituiti.

Si dimostrò subito disponibile a ciò l’allora Federazione dei collegi degli TSRM, con una generosità e solidarietà interprofessionale quanto mai apprezzabile, ad ospitare gli albi delle professioni sanitarie che ne erano prive e così, tra gli altri, si costituì finalmente anche l’albo della professione di fisioterapista con la legge 3/18, legge che già prevedevo l’articolo che poi avrebbe permesso agli albi di oltre 50.000 iscritti di poter uscire dalla neo-FNO TSRM PSTRP.

La rappresentanza multiprofessionale per giungere a questi straordinari e storici risultati in quel lungo periodo fu affidato ad un nuovo organismo denominato CONAPS, ospitato nella sede dell’AIFI e diretto dal suo past presidente Antonio Bortone: quindi, di nuovo, fu la professione di fisioterapista a coordinare le altre professioni sino al risultato finale.

Certo ciò giocò il fatto che la professione di fisioterapista, oltre ad essere la più preferita dalle nuove generazioni, era la più numerosa tra quelle prive di albo, con una storica formazione universitaria e con un’aspirazione dagli anni 80 dell’altro secolo ad elevare dal corso triennale ad una laurea quinquennale per esercitare la professione, come ho sopra ricordato.

La costituzione della FNOFI e il suo potenziale riformatore
Nel nuovo Ordine multialbo delle 19 professioni che la costituivano la componente professionale di gran lunga maggioritaria, quasi un terzo, era quella dei fisioterapisti e crebbe in essa la volontà di dar vita all’antico sogno dell’Ordine nazionale dei fisioterapisti e così nella elezione della Commissione d’albo dei fisioterapisti prevalse quella dell’attuale Presidente della FNOFI, Piero Ferrante: da questa elezione iniziò l’iter, un po' travagliato, è un eufemismo, della separazione dalla FNO TSRM PSTRP e il varo della Federazione Nazionale degli Ordini dei Fisioterapisti …ma questa non è più storia ma l’attuale realtà.

Ora c’è l’impegno del neo ordine a contribuire alla difesa e al potenziamento del nostro sistema sanitario, sapendo che la riabilitazione non ha ancora la giusta valorizzazione e che i suoi professionisti sono ancora sottostimati per soddisfare i vecchi e nuovi bisogni di salute: un primo riconoscimento pubblico per questa missione ordinistica è venuto da AGENAS che ha inserito i rappresentanti della FNOFI tra i pochi ordini della salute individuati a ciò (medici, infermieri, assistenti sociali e fisioterapisti) nella sua Commissione nazionale deputata a riformulare i contenuti dei DM 70 e 77…mi pare un buon inizio, così come in una realtà quella dei rapporti tra le professioni un pochino conflittuali, è sempre un eufemismo, l’intesa esemplare realizzata tra la FNOFI e l’Unione nazionale dei Chinesiologi, sulle rispettive competenze.

Saverio Proia



20 dicembre 2023
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