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Errori medici. Società scientifiche insorgono: "Medici siano trattati come i magistrati"


Per i medici si usi la stessa logica che si usa per i magistrati che "sbagliano". E' solo una delle proposte avanzate in un documento della Fism sottoscritto da 163 società medico scientifiche che affronta i nodi del contenzioso medico legale. Moltissimi presunti errori colpa della struttura e non del medico.

13 FEB - Decreto Balduzzi insufficiente, coperture assicurative impossibili, poca trasparenza sul "chi" è deputato a fare le linee guida". Non ha dubbi la Fism, che rappresenta 163 società medico scietifiche italiane, norme e ambiti della responsabilità professionale per i medici vanno rivisti e va ridata serenità al lavoro medico.
 
"E’ arrivato il momento di dire con chiarezza alla collettività - sottolinea in un documento la Fism - quali siano i rischi cui il nostro sistema sanitario va incontro se non si opera una brusca sterzata capace di rimettere sui binari un convoglio che appare disorganizzato, con poco carburante ma, soprattutto senza guida". E ancora: "E’ inutile parlare d’insostenibilità del sistema se non si affronta il problema della qualità accettabile e garantita delle prestazioni che il sistema stesso eroga e parlare di razionalizzazione delle risorse se il sistema non inizia a produrre protocolli operativi e a illustrare procedure per la cui applicazione è indispensabile definire esattamente quante e quali siano le carenze o le risorse disponibili al suo interno".
 
E proponendo che per i medici si usi la stessa logica che si usa per i magistrati che "sbagliano", la Fism si chiede: "Esiste una valida ragione per la quale il bene “giustizia” debba essere ritenuto più rilevante del bene “salute”oppure è indiscutibile che si debba garantire con le stesse regole anche chi ogni mattina va a lavorare in ospedale, con una struttura organizzativa spesso inadeguata che crea inefficienza, ponendo comunque la propria professionalità a disposizione di tutti e rischiando costantemente il proprio patrimonio personale?".
La Fism ritorna così sul tema delle “responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie” e in particolare sulle linee guida e sulle buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica internazionale di cui i giudici “dovrebbero tener conto nell’accertamento della colpa lieve nell’attività del medico”. Una questione affrontata dal decreto Balduzzi con un approccio che non ha convinto la Fism. “L’unico aspetto positivo che emerge è che si faccia finalmente riferimento a linee guida accreditate dalla comunità scientifica nazionale, riconoscendo implicitamente quel compito che le società medico-scientifiche svolgono, in alcuni casi, da più di 100 anni”. Secondo la Federazione delle società medico-scientifiche manca però ancora un passaggio nodale, in quanto bisogna “definire il loro percorso di accreditamento per raggiungere, in breve tempo, un risultato concreto e di sicura rilevanza per la collettività e per la qualità delle prestazioni sanitarie rese ai cittadini”.

Altro aspetto fondamentale riguarda la definizione del concetto di linee guida che dovrebbero orientare l’attività del medico. La Fism sottolinea come le attività di diagnosi, assistenza e cura avvengano “nell’ambito di strutture ospedaliere che, molto spesso, non riescono a garantire la presenza di specifici requisiti organizzativi in termini di risorse, strumenti e protocolli operativi, senza dei quali la mera sequela di linee guida accreditate non garantisce per nulla il livello qualitativo delle prestazioni effettuate”. Una situazione cui si aggiungono i tagli dovuti alla spending review, che penalizzano pesantemente “la presenza in misura adeguata di quelle risorse e di quegli strumenti indispensabili per produrre prestazioni sanitarie qualitativamente idonee”.
 
Alle linee guida – attacca la Fism – sono quindi attribuite prerogative che non dovrebbero loro appartenere, poiché esse “non possono avere in alcun modo dignità di norma dal momento che contengono requisiti minimi che dovrebbero consentire una determinata prestazione resa in ambito clinico-sanitario”.
Il vero nervo scoperto del decreto Balduzzi sarebbe quindi la totale assenza di riferimenti ai protocolli operativi che – invece – “dovrebbero essere prodotti e applicati dalle strutture sanitarie facendo riferimento agli standard assistenziali per la produzione delle diverse prestazioni sanitarie garantite nel proprio ambito”. Allo stato attuale infatti “una percentuale significativa degli episodi di cosiddetta malasanità è sicuramente riconducibile a carenze della struttura e alla mancanza di protocolli operativi e non a responsabilità specifiche e individuali dell’operatore sanitario”.

Una situazione definita “inaccettabile” dalla Fism che per invertire la rotta lancia cinque proposte di intervento.
- Far emanare e aggiornare le linee guida da soggetti accreditati dal nostra sistema sanitario. E’ quindi necessario definire chiaramente i requisiti per l’accreditamento delle società medico-scientifiche.
- Modificare il decreto Balduzzi per qualificare le linee guida come uno degli elementi – e non l’unico – di cui il giudice dovrà tener conto nell’accertamento della responsabilità professionale, senza però dimenticare di considerare anche i protocolli operativi emanati dalla struttura coinvolta.
- Definire in maniera chiara e inequivocabile i concetti di “colpa grave”, “atto medico” e “colpa lieve”, come già avviene per i magistrati.
- Inserire limiti più adeguati all’entità dei risarcimenti, in modo da porre rimedio al pericoloso trend di svuotamento che sta penalizzando molte scuole mediche di specialità, soprattutto chirurgiche.
- Introdurre una norma che preveda, nei procedimenti riguardanti l’area sanitaria, l’utilizzo obbligatorio di Consulenti Tecnici d’Ufficio provenienti da società medico-scientifiche accreditate presso le istituzioni

L’applicazione di queste proposte – assicura la Fism – permetterebbe di arginare la diffusione “della cosiddetta medicina difensiva” e riposizionerebbe l’Italia al livello delle altre nazioni europee “grazie a regole certe, a una normativa moderna e intelligente e alla possibilità di eliminare tutte quelle zone di discrezionalità interpretativa che hanno reso il nostro Paese un esempio negativo da non imitare”.

13 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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