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I geriatri a Balduzzi: “Cambiare gli standard ospedalieri. Servono più risorse per gli anziani”


In una lettera inviata al ministro della Salute e agli assessori regionali,  le associazioni di geriatria italiane criticano l’impianto del documento sugli standard ospedalieri. “Riconvertire risorse generalistiche ridondanti e non più giustificate dall’attuale andamento demografico ed epidemiologico a favore degli anziani".

14 FEB - "Non si riesce a comprendere in ragione di quale razionale si sia deciso che l’approccio specificamente dedicato al paziente anziano sia rappresentato negli ospedali in un numero che viene confinato a soli 20 letti per bacini d’utenza tra i 400.000 e gli 800.000 abitanti e non si sia proceduto invece  a riconvertire, là dove questo sia possibile, risorse generalistiche ridondanti e non più giustificate dall’attuale  andamento demografico ed epidemiologico in risorse specificamente dedicate al paziente anziano".
 
Così, in una lettera aperta indirizzata al Ministro della Salute, i rappresentanti delle maggiori associaizoni di geriatria italiana, Age, Aip, Sigg e Sigot, che chiedono una profonda revisione degli standard ospedalieri messi a punto dal Governo e all'esame della Stato Regioni.
 
Ecco la lettera aperta al ministro della Salute Renato Balduzzi e agli assessori regionali al diritto alla Salute:
 
Le presidenze della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria e della Associazione Italiana Geriatri Extraospedalieri, nelle persone dei Presidenti  rispettivamente:  Giuseppe Paolisso,  Luigi Di Cioccio,  Marco Trabucchi e  Salvatore  Putignano, insieme ai Consigli Direttivi delle stesse Società in maniera congiunta hanno  deciso di indirizzare questa lettera aperta al Ministro della Salute Prof. Renato Balduzzi e  agli Assessori Regionali al Diritto alla Salute.
La lettera ha lo scopo di rendere pubbliche alcune considerazioni che entrano nel merito di alcuni indirizzi contenuti nel  decreto legge sulla sanità pubblica n°158 del 13 settembre 2012 (cosiddetto decreto Balduzzi) convertito in legge l’1 novembre 2012. In particolare ci si riferisce all’allegato  standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera che stila  norme e  regole per la definizione e  la razionalizzazione del numero di posti letto ospedalieri.
Queste norme e queste regole così come formulate,  sono destinate ad incidere profondamente in modo negativo sulla qualità dell’assistenza ospedaliera dedicata alle persone anziane.
 
Considerazioni demografiche:
Nel mondo la speranza di vita: alla nascita, a 65 anni ed a 80 anni, appare  in costante e progressivo aumento. Nella maggior parte dei paesi sviluppati la durata media della vita ha raggiunto livelli inimmaginabili fino a pochi decenni or sono e l’indice di dipendenza  è in costante incremento. L’Italia è attualmente il paese più vecchio in Europa con una percentuale di anziani del 25% ed un’età media in continua crescita  che nei prossimi decenni supererà i 90 anni per  le donne. Questo crea forte preoccupazione per la sostenibilità dei sistemi di welfare.  In  questo scenario la sfida per il futuro è quella di garantire che le persone in tutto il mondo siano in grado di invecchiare con sicurezza e dignità e possano continuare a partecipare a pieno titolo  alle loro società.
 
Considerazioni epidemiologiche:
Gli anziani, e i grandi anziani in particolare, sono tra i principali utenti dei servizi sanitari e degli ospedali in particolare.  Il ricovero in ospedale rappresenta un momento particolarmente critico per la persona anziana che non raramente, in questo frangente, rischia di perdere o di peggiorare la propria autonomia funzionale.
 
 
Considerazioni derivate dalla Medicina Basata sull’Evidenza:
L’approccio specificamente dedicato al paziente anziano (in letteratura CGA/Comprehensive Geriatric Assessment),  rispetto al metodo di cura tradizionale (in letteratura  Medicina Interna = Usual-Care)  ha dimostrato, nel corso degli anni  e con evidenze sempre più numerose e sempre più  solide,  di ridurre il tasso di disabilità e l’istituzionalizzazione senza incremento di costi .  In altri termini il paziente anziano seguito nei reparti di Geriatria/MedicinaGeriatrica esce dall’ospedale in condizioni funzionali migliori, grava meno sulle famiglie ed ha minori necessità di risorse sanitarie e assistenziali. Questi benefici sono stati ottenuti grazie ad un approccio multidimensionale  basato sulla perfetta conoscenza della complessità del paziente oltre che della situazione clinica contingente. Da questo approccio scaturisce un sistema di priorità di interventi medico-assistenziali, con l’obiettivo finale della conservazione della autosufficienza e della qualità della vita. In conclusione il paziente anziano ricoverato in ospedale richiede un approccio specialistico specificamente dedicato che coniuga competenze di assessment e management.
 
Le evidenze sono talmente forti che una revisione sistematica pubblicata nell’Agosto 2011 sulla Cochrane Library (20) arriva ad affermare nelle considerazioni conclusive che “ Il beneficio del C.G.A (Comprehensive Geriatric Assessment) è tale da giustificare la riorganizzazione dei servizi là dove questo sia possibile. Questa riorganizzazione non determina un incremento dei costi per l’ospedale anzi dal punto di vista della società presa nel suo complesso può determinare una potenziale riduzione dei costi stessi.” 
 
Conclusioni:
In base a queste considerazioni che, come è possibile constatare dai riferimenti allegati, sono incontrovertibilmente documentate, non si riesce a comprendere in ragione di quale razionale si sia deciso che l’approccio specificamente dedicato al paziente anziano (Geriatria/Medicina-Geriatrica, in letteratura C.G.A/Comprehensive Geriatric Assessment) sia rappresentato negli ospedali in un numero che viene confinato a soli 20 letti per bacini d’utenza tra i 400.000 e gli 800.000 abitanti e non si sia proceduto  invece  a riconvertire,là dove questo sia possibile, risorse generalistiche (Medicina Interna, in  letteratura usualcare)  ridondanti e non più giustificate dall’attuale  andamento demografico ed epidemiologico in risorse specificamente dedicate al paziente anziano. Riconversione che, al contrario, sarebbe ampiamente giustificata sia  dall’andamento demografico  che da quello  epidemiologico, avrebbe un  costo nullo e, in ragione  della Medicina  Basata sull’Evidenza, porterebbe indubbi vantaggi sia ai pazienti, che vedrebbero ridotti i loro esiti disabilitanti, come alle famiglie ed alla società che della disabilità sostengono i costi.Va sottolineato in particolare che sono proprio i Servizi Sanitari Regionali più virtuosi quelli che hanno dato ampio spazio all’approccio dedicato al paziente anziano in ospedale con indubbi benefici sia per gli assistiti sia per i costi.
 
Queste Regioni non trarrebbero alcun vantaggio  economico  nell’applicare  dei parametri che, oltre ad essere in  aperta  contraddizione  rispetto all’andamento demografico ed  epidemiologico, rischiano di vanificare i risultati finora ottenuti nel campo della qualità dell’assistenza per i propri cittadini anziani.
 
Infine  dobbiamo sottolineare l’aspetto certamente non secondario dello sviluppo della cultura e delle competenze gerontologiche e geriatriche nell’ambito della formazione delle professioni  sanitarie. Non vi è dubbio che i luoghi  dove questa cultura viene principalmente coltivata praticata e diffusa sono rappresentati, in primo luogo, dai reparti ospedalieri ed universitari di geriatria oltre che dalle scuole universitarie di formazione e specializzazione. Pensiamo ci sia futuro per un paese che invecchia se non si prevede un adeguato sviluppo dei luoghi dove  si coltiva e si sviluppa  la cultura gerontologica e geriatrica ?
 
Certi che la lungimiranza  e l’onestà intellettuale  delle Signorie Loro, non saranno sorde ai reali bisogni della nostra popolazione anziana che aspira ad invecchiare in autonomia ed in qualità di vita, auspichiamo  che,  in coerenza con le modificazioni demografiche ed epidemiologiche ed in accordo con le evidenze della letteratura scientifica internazionale che, anche per la  popolazione anziana, debbono essere tenute in debito conto, si possa avviare un sereno ripensamento rispetto agli aspetti del decreto che abbiamo dovuto sottolineare.
 

14 febbraio 2013
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