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Medici di famiglia. Milillo: "Da Regioni gravi responsabilità su stallo convenzioni"

di Gennaro Barbieri

L'accusa lanciata oggi dal leader della Fimmg nel corso di un seminario promosso insieme a Federsanità Anci. "Le Regioni sono inadempienti e stanno praticando un gioco poco chiaro". Del Favero: "E' indispensabile puntare sui medici di medicina generale come perno su cui rinsaldare le cure primarie". 

03 LUG - “C’è urgente bisogno di regole chiare e precise per definire il profilo giuridico dei medici di famiglia. E lo strumento più efficace per raggiungere l’obiettivo è indubbiamente l’accordo collettivo nazionale”. Giacomo Milillo, segretario generale della Fimmg non ha dubbi e traccia la rotta verso un nuovo corso del Sistema sanitario nazionale. “I medici di medicina generale sono liberi professionisti convenzionati ma lavorano in un sistema che è sostenuto prevalentemente da dipendenti pubblici. Questa situazione crea confusione e va chiarita immediatamente”.  E' l'appello lanciato da Milillo nel corso del seminario ‘Il profilo giuridico del medico di medicina generale’ organizzato dalla Fimmg e da Federsanità Anci presso gli uffici del Senato.

L’apertura delle trattative per l’Accordo collettivo nazionale (Acn), prevista a maggio, non è ancora avvenuta. E su questo punto Milillo individua precise responsabilità con parole dirette e sferzanti. "Le Regioni sono inadempienti e stanno praticando un gioco poco chiaro. Devono assumersi le proprie responsabilità davanti ai cittadini". Al seminario erano stati invitati rappresentanti della Conferenza delle Regioni "ma non si è presentato nessuno. Si tratta di un'assenza irrispettosa e anche un po' offensiva - rincara la dose il segretario della Fimmg - Si sta dilapindando un'occasione enorme, cioè quella di potenziare l'assistenza territoriale e di perseguire l'interesse della sanità pubblica. Si tratta di un comportamento inaccettabile, ma da parte nostra vogliamo evitare di aprire una guerra, anche se diventa sempre più diffficile tenere gli arsenali chiusi nei magazzini".

Alle Regioni Milillo imputa di avanzare "la scusa del Patto per la Salute come strumento per recuperare finanziamenti del Ssn. E' sbagliato, perchè non ne trarrebbero vantaggio né la convenzione né i contratti collettivi". E sull'importanza di "accelerare il potenziamento delle cure primarie", si è espresso anche Franco Rossi, coordinatore Sisac. "I medici di medicina generale svolgono un ruolo essenziale, ma vanno inseriti in un contesto in cui ci sia una maggiore integrazione tra tutti i servizi del sistema. E' questa la strada da percorrere per innalzare i livelli di efficienza".
 
Sui temi della contrattazione è intervenuto anche l'ex ministro Maurizio Sacconi, che ha spiegato la sua ricetta composta essenzialmente da "un potenziamento della contrattazione aziendale che rappresenta la soluzione migliore per promuovere condivisione reciproca". Al contrario il meccanismo centralizzato della contrattazione "è penalizzante e in questi anni ha dimostrato di generare bassi salari e bassa produttività. I lavoratori trovano invece il giusto riconoscimento e un'adeguata regolamentazione all'interno del profilo aziendale. Mi auguro inoltre che il medico di medicina generale non si trasformi in un dipendente pubblico, perché rischierebbe di ridurre la propria autonomia".

Per quanto concerne l'ambito più prettamente sanitario, Sacconi sostiene la necessità di una "regolamentazione dei rapporti tra il servizio sanitario e il medico di base. Ed è proprio nell'azienda territoriale che il medico può contribuire alla costruzione di processi di riorganizzazione funzionali all'appropriatezza dei servizi da garantire ai pazienti. In quest'ottica - ha concluso - auspico che il prossimo accordo collettivo nazionale sia meno invasivo".

L'Accordo collettivo nazionale come strumento per rilanciare le politiche a sostegno dell'assistenza territoriale. Un aspetto cruciale condiviso e rilanciato anche da Angelo Lino Del Favero, presidente di Federsanità Anci. "I grandi ospedali hanno ormai raggiunto un punto di non ritorno e sembrano prossimi al collasso. Per invertire questo trend è indispensabile puntare sui medici di medicina generale come perno su cui rinsaldare le cure primarie". I problemi in campo sono molteplici, "basti pensare al blocco delle assunzioni e del trattamento economico". Ed è in un ambito così complesso che "il nuovo accordo puà costituire - ha concluso - uno strumento per restituire ossigeno alle aziende sanitarie sempre più in affanno". 

03 luglio 2013
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