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Cavicchi: "Perché, invece, la 'Cabina di regia' non mi convince"

di Ivan Cavicchi

Sembra la foglia di fico per dissimulare  in realtà  un disaccordo  su un  testo, quello sulle competenze infermieristiche,  che i medici bevono ob torto collo ma che è destinato  proprio per questo a dividere

20 GEN - L’altro giorno l’incontro al ministero della Salute sulle “competenze avanzate” si è concluso  apparentemente con un “accordo” sindacale (QS 17 gennaio). Sulla base dell’esperienza di questi anni, medici e infermieri, sanno bene che senza un accordo convinto e soprattutto  senza la condivisione di nuove organizzazioni, gran parte  dei cambiamenti che riguardano i ruoli professionali restano sulla carta creando conflitti.
 
Per questo  ho insistito sulla necessità di un   condivisione, di una coevolutività e di una più convinta innovatività  e non  come ha pensato qualche anima semplice per mettermi di traverso. Tra  talebani e infingardi, silenzi e imbarazzi, ho insistito per evitare “pastrocchi” perché so che definire dei ruoli (perché di questo si tratta) significa definire dei poteri a causa dei quali gli infermieri, dagli anni 90 ad oggi, sono afflitti dalla più imbarazzante  delle  schizofrenie  tra normativa e prassi. Continuo a pensare  che  tale schizofrenia sia   il loro problema  storico.
 
Pur apprezzando lo sforzo di svelenire il clima con una qualche intesa, la proposta sulle competenze avanzate nel suo complesso, dopo quasi due anni di discussioni, continua a proporsi  come un testo problematico  che rischia di aggiungere a entropia altra entropia. Si tratta di un  testo composto da una relazione, da un documento specifico sulle competenze avanzate e da un documento che istituisce una cabina di regia. Non si capisce perché, quello che è stato definito un accordo, abbia   riguardato solo  la “cabina di regia”  lasciando invariati gli altri due, per cui  le riserve che avevo sulla questione, per quello che mi riguarda, restano tutte (QS 23 dicembre 2013).
 
La “cabina di regia” così sembra la foglia di fico per dissimulare  in realtà  un disaccordo  su un  testo che i medici bevono ob torto collo ma che è  destinato  proprio per questo a dividere. Il documento  su cui si è mediato, elenca una serie di “presupposti”  che però sono  per gran parte  tautologici . Che i medici siano responsabili della diagnosi della cura della riabilitazione lo sappiamo già come sappiamo che già esiste la responsabilità personale legata a quello che un operatore  fa…e sappiamo anche  cosa c’è scritto  nel profilo professionale dell’infermiere, ciò che non sappiamo  è a quali condizioni  possono  coevolvere  senza conflitti  due professioni correlate.
 
Per cui la “cabina di regia”, che in genere non si nega a nessuno, alla fine serve  a dare il famoso contentino per non tornare dai propri rappresentanti a mani vuote. Se la risposta ai conflitti professionali  è il monitoraggio su tutto quanto faranno  liberamente le Regioni   stiamo freschi!  
 
Ma  se di  “pastrocchio” si tratta, come io temo, allora esso va considerato il prodotto di una   insufficienza progettuale e politica  collettiva, e alla quale mi voglio riferire ma differenziando le considerazioni:
· ai dirigenti multitasking  del PD che su questa faccenda si sono organizzati  come una consorteria per coordinare   ordini, collegi, sindacati, istituzioni vorrei far notare che la riforma del  titolo V, su iniziativa del segretario del loro partito, è uno dei punti fondamentali di una intesa  riformatrice probabilmente  epocale  tra le forze politiche ...per cui  a me sembra, da parte loro, fuori luogo riconoscere  alle regioni poteri esorbitanti sulle competenze professionali; mentre a coloro  che da diversi fronti sindacali da tempo sostengono la necessità di riformare il titolo V chiedo dove è finita la loro coerenza;  
 
· i sindacati confederali che in questa faccenda, hanno usato toni perentori comprensibilmente infastiditi da dilazioni e indisponibilità, vorrei che riflettessero   su quello che oggi vuol dire  il valore del lavoro con una politica definanziante che punta esplicitamente a  decapitalizzarlo (QS 13 gennaio). L’uso economicistico delle competenze avanzate da parte delle Regioni  introduce una forma  inedita  di dumping mettendo in competizione il valore retributivo delle professioni,  che “a condizioni non impedite” non può che giocare contro la stessa ragione sociale per la quale esistono i sindacati di categoria;
 
· alle rappresentanze degli infermieri più in generale vorrei invece  far notare che al grosso della categoria ciò che prioritariamente interessa non sono le competenze avanzate  ma migliorare la loro ordinaria   condizione di lavoro. Le “competenze avanzate a costo zero”  presumibilmente se intese effettivamente come competenze  specialistiche riguarderanno una piccola parte di infermieri ma  la stragrande maggioranza di loro continuerà ad essere  trattata e retribuita  come se fosse   una professione  ausiliaria. Che senso ha dare più autonomia più responsabilità o maggiori competenze  e  essere dei “tappabuchi” sotto pagati?
 
· alle rappresentanze dei medici rimprovero un pensiero incerto e confuso. Dietro la loro fragile unità intersindacale  resa ancor più fragile  da un  ordine nazionale  muto, si nascondono le  loro  debolezze  strategiche. Ma come si fa  ad affrontare  i rapporti con le altre professioni senza prima  ridefinire cosa debba essere la professione medica oggi? Il vero punto vulnerabile in questa faccenda che, al contrario , è  il punto di forza delle competenze avanzate,  è che  il famoso “atto medico”di cui parlano i sindacati non è specificato dalla legge se non in  termini di  generiche competenze mediche. Per cui non è stato difficile in questo accordo di facciata ribadirle dal momento che la loro genericità non esclude  niente. Fino a prima delle competenze avanzate  il problema  di cosa debba fare e  essere un medico non si è mai posto  perché  era scontato. Ma  oggi  non è più così. La coevolutività  quindi non era solo una bella parola e  i medici probabilmente hanno perso una occasione per ridefinirsi .
 
Ora questo accordo che non è un accordo  diventerà quanto prima  un atto normativo della Conferenza Stato Regioni a normativa statale invariata”, secondo voi come pensate che andrà a finire?
 
Ivan Cavicchi

20 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

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