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Congresso Siaarti. Tra robot anestesisti e spending review

di Maria Rita Montebelli

Si chiude oggi a Venezia il 68° congresso della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva. Tanti i temi toccati nei quattro giorni del convegno tra i quali la gestione della terapia intensiva in tempi di crisi, l’evoluzione della figura dell’anestesista, il dolore neuropatico, le nuove prospettive dell’anestesia robotica

25 OTT - La terapia intensiva è uno dei reparti ospedalieri generatore di maggiori spese: in Italia una giornata di degenza costa circa 2500 euro. E in tempi di spending review, diventa inevitabile parlare di spesa e di risparmio anche in occasione di un evento scientifico, come il congresso nazionale della Siaarti. Massimo Antonelli, presidente della Siaarti, ritiene che ci sia spazi per tagli virtuosi.

“Non tutti gli esami diagnostici sono necessari – sostiene Antonelli - e occorre applicare determinate terapie con le dovute cautele. E’ necessario cambiare mentalità e orientarsi verso una prescrizione dedicata solo ai malati nei quali c’è una forte indicazione clinica. E dal saggio uso degli antibiotici, alla corretta gestione degli emoderivati la lista è lunga. Fondamentale, al fine di ridurre i contenziosi medico-legali, anche questi generatori di spesa, è comunicare per più tempo con i parenti dei pazienti. Nel prossimo futuro dovremo migliorare la precocità diagnostica e utilizzare gli strumenti a disposizione in modo più appropriato e per il tempo necessario”.
Sepsi: una lotta contro il tempo. La sepsi è una triste presenza nei reparti di terapia intensiva, dove colpisce ogni anno non meno di 750 mila persone, provocando un numero di decessi pari a 90 casi per 100.000 abitanti, superiore a quelli da cancro della mammella e da scompenso cardiaco cronico considerati insieme. Ma un rapido riconoscimento della sepsi e un suo tempestivo trattamento consentono di abbattere la mortalità per questa condizione.
“Le raccomandazioni – ricorda il presidente della Siaarti - suggeriscono di prescrivere gli antibiotici entro la prima ora e di agire con alcune procedure entro le prime 24 ore. Si tratta di una battaglia contro il tempo. La sepsi è un ‘patrimonio’ dell’intensivista ma, grazie agli sforzi compiuti negli ultimi dieci anni con le campagne di comunicazione, è stato possibile estendere il concetto di diagnosi precoce anche ai reparti al di fuori della terapia intensiva. In Australia, ad esempio, un uso saggio e oculato delle raccomandazioni, ha portato a ridurre la mortalità al di sotto del 15 per cento”.

Strettamente connesso alla sepsi è il problema dell’antibiotico-resistenza. “Il problema è scottante – afferma Antonelli - e presente in tutto il mondo. L’insorgenza delle resistenze agli antibiotici non è tanto legata al vasto utilizzo all’interno degli ospedali, quanto all’uso in agricoltura, negli allevamenti e nelle acquacolture, dove i mangimi vengono arricchiti di antibiotici. All’interno degli ospedali i germi tendono a concentrarsi e una non corretta politica di prevenzione comporta una trasmissione delle infezioni da un paziente a un altro. All’orizzonte ci sono nuove molecole, ma non sono ancora in commercio e i loro costi sono molto elevati”.

Dolore neuropatico. Il dolore neuropatico è causato da un’alterazione dei nervi periferici responsabili della trasmissione degli stimoli della sensibilità. Può essere più o meno intenso e continuo, con caratteristiche ‘non abituali’, come le disestesie, le scariche elettriche, il bruciore. Viene percepito nel territorio della lesione nervosa e può essere spontaneo o evocato da vari fattori, come il tatto, il movimento, il freddo. In alcuni casi il paziente non riesce a tollerare neanche i vestiti. Tra gli esempi più noti, il dolore da arto farntasma, quello da nevralgia del trigemino, da neuropatia diabetica e da herpes zoster. Colpisce l’8% degli europei, è più diffuso tra anziani e donne e rappresenta una sfida per tutti i medici, nonostante esistano linee guida specifiche.

“Le scelte terapeutiche – spiega Maria Rita Melotti Direttore della Scuola di Specializzazione in Anestesia Rianimazione e Terapia Intensiva dell’università di Bologna e coordinatore della sezione culturale di Medicina del Dolore e Cure Palliative della Siaarti - sono varie: sui canali del sodio del sito ectopico con farmaci che bloccano i canali del sodio e sulla sinapsi spinale con farmaci che bloccano i canali del calcio; farmaci in grado di inibire i neuroni centrali; antinfiammatori e corticosteroidi; interventi chirurgici per liberare il nervo leso da intrappolamento o condizioni abitative inadeguate; neurostimolazione pulsata temporanea o neurostimolazione continua mediante impianti di neuro-pacemaker nello spazio peridurale o lungo il nervo periferico; campi magnetici generati da stimolazioni transcraniche continue (TDCS, transcranical direct current stimulation); cerotti (formulazioni topiche); sistemi di distrazione (i pazienti ‘distratti’ da eventi o attività della vita, sentono meno dolore). I trattamenti mininvasivi – prosegue la Melotti - in un progetto di 'combination therapy' hanno avuto un discreto successo in molti pazienti. La vera criticità rimane il dolore centrale da deafferentazione”.

Il robot anestesista. E’ instancabile, può lavorare anche per 14 ore di fila, ma non potrà mai sostituire l’anestesista in carne ed ossa. E’ il robot anestesista, un sistema automatico capace di somministrare l'anestesia e di monitorarla durante tutte le fasi di un intervento chirurgico; in sperimentazione dal 2008 in Francia, dove è stato impiegato per oltre 500 interventi, il robot anestesista è stato sviluppato dai medici dell'Ospedale Foch di Parigi.

“Il robot – spiega Antonio Corcione, Direttore di Anestesia e Terapia intensiva presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli - punta ad agevolare il lavoro degli anestesisti, controllando l' anestesia e intervenendo al momento opportuno per la gestione farmacologica dell’anestesia. Rappresenta in pratica un’integrazione dei comuni sistemi di monitoraggio elettroencefalografico, della profondità dell’anestesia e del blocco della trasmissione neuromuscolare, con l’aggiunta di un software integrato per la gestione dell’infusione dei farmaci anestetici, in relazione alle caratteristiche antropometriche del paziente. Ma allo stato attuale l’utilizzo dei sistemi di monitoraggio della profondità del piano anestetico, della miorisoluzione, dell’analgesia, dei sistemi infusionali dei farmaci nonché il monitoraggio emodinamico del paziente sono già un patrimonio presente nella realtà clinica quotidiana di ogni anestesista.  Ad esempio, il BIS (Bispectral index) per il monitoraggio della profondità dell’anestesia, l’ANI (Analgesia Nociception Index) per il monitoraggio dell’analgesia, il TOF (Train of Four) Watch, per il monitoraggio della mio risoluzione, sono già impiegati in diverse sale operatorie. Bisogna tener presente tuttavia che, l’integrazione di tali sistemi in un unico robot anestesiologico, come rilevato già da numerosi studi di ingegneria clinica dedicati in tal senso, può determinare la perdita di attendibilità dei singoli dati perché l’interfaccia tra le varie strumentazioni è spesso complessa, non di facile realizzazione, e non sempre garantita dalle aziende produttrici”.

Il robot anestesista è già stato utilizzato in Francia, in Belgio, in Germania ed in alcuni centri italiani (Pavia). “Questo sistema – afferma Corcione - non cambia la figura dell’anestesista, ma il modo di gestire l’anestesia, con il vantaggio di compattare in unica struttura tutti i sistemi di monitoraggio. Come il robot chirurgico non può e non deve sostituirsi al chirurgo, ma può aiutarlo ad effettuare in maniera più precisa determinati atti chirurgici, analogamente il robot anestesista non può sostituirsi all’anestesista”.

E per la prossima edizione del congresso della Siaarti, tante le idee pervenute dai social network. In questi giorni è stata infatti lanciata l’App di Siaarti, che oltre ad essere dedicata ai contenuti del Congresso, consente di inserire contenuti scientifici e proposte per la nuova edizione.

Maria Rita Montebelli 

25 ottobre 2014
© Riproduzione riservata

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