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Osteopatia. Roi: “Preoccupazione per iter Ddl Lorenzin, urgente regolamentazione del settore”


Il Registro Osteopati d’Italia rivela grande preoccupazione per “questa lentezza burocratica possa trasformarsi in uno stallo permanente a danno di tutti”. Anche perché “in assenza di indicazioni legislative a livello nazionale, la Lombardia si è espressa, all’interno della riforma approvata di recente, mostrando interesse ad accreditare, a livello regionale, corsi di formazione in osteopatia”.

21 SET - Il Registro Osteopati d’Italia (ROI) prosegue “con preoccupazione e fiducia” la sua battaglia a favore del riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria e sottolinea la necessità di un quadro normativo di riferimento “per i professionisti e i tanti pazienti che ricorrono all’osteopatia e che da essa traggono beneficio”. Il Presidente del Registro Paola Sciomachen auspica che tale riconoscimento possa avvenire al più presto a livello nazionale e che l’iter del Ddl Lorenzin che contiene l’emendamento relativo, si chiuda al più presto in maniera positiva e proficua per tutti.

“Ad oggi – sottolinea una nota - gli osteopati operano in Italia all’interno di un allarmante e non più accettabile vuoto legislativo. La situazione si fa ancor più preoccupante se consideriamo quanto sta avvenendo in Lombardia con l’approvazione della Riforma sanitaria Regionale. In assenza di indicazioni legislative a livello nazionale, la Lombardia si è espressa, all’interno della riforma approvata di recente, mostrando interesse ad accreditare, a livello regionale, corsi di formazione in osteopatia”.

Per il Roi si fatica a capire “quali potrebbero essere il ruolo e le competenze che verrebbero attribuite all'osteopata licenziato da un istituto di formazione accreditato, appunto, solo a livello locale, senza aver decretato prima il riconoscimento della professione a livello nazionale e senza considerare a dovere le linee guida condivise dal documento europeo Cen”. Si tratterebbe, quindi, “di un intervento pericoloso, che andrebbe in una direzione opposta rispetto a quella intrapresa, seppur troppo lentamente, da Ministero della Salute e Parlamento, creando peraltro un conflitto di competenze in tema di professioni tra Stato e Regioni”.

“Siamo serianete preoccupati all’idea che questa lentezza burocratica possa trasformarsi in uno stallo permanente a danno di tutti – ha osservato Sciomachen - vogliamo riportare l’attenzione sulla necessità di una regolamentazione urgente del nostro settore, a tutela della salute dei cittadini che sempre più si rivolgono all’osteopatia e che, senza una regolamentazione istituzionale, non possono avere la certezza di rivolgersi a un osteopata abilitato e che abbia sostenuto un percorso formativo adeguato”.

Attualmente, fa notare, circa il 7-8% della popolazione1 ricorre ai circa 6.000 osteopati, che esercitano in Italia. “Il riconoscimento dell’osteopata quale professione sanitaria rappresenterebbe una novità per la legislazione italiana mentre è una realtà consolidata da tempo in moltissimi Paesi, quali Stati Uniti, Regno Unito, Francia etc.. In questi Paesi l’osteopatia è praticata da professionisti che seguono un percorso formativo specifico, indipendente dalle altre figure professioni sanitarie e – conclude - ad esse complementare e che, nel contempo, assicurerebbe una più proficua collaborazione tra professionisti”.

21 settembre 2015
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