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Remunerazione farmacie e grossisti. Intervista a Mirone (Federfarma Servizi): “Urgente trovare un accordo"


Presentare al ministero della Salute una proposta entro il 31 dicembre. Questo l'auspicio del presidente dell’associazione che rappresenta le società della distribuzione intermedia controllate dai farmacisti. Da Federfarma Servizi il massimo impegno a fare da collante tra Federfarma, Assofarm e Adf per raggiungere il migliore accordo nel minor tempo possibile.

27 NOV - “Tutta la filiera chiede da tempo che venga data al settore un po’ di stabilità. Senza stabilità, la nostra esistenza è a rischio. A questa consapevolezza dobbiamo aggiungere ora la buona volontà e una attenta analisi dei dati a disposizione per produrre soluzioni che siano durature nel tempo, a partire dal nuovo sistema di remunerazione”. Ad affermarlo è Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, intervenendo, sul nostro giornale, in merito alle trattative per la riforma della remunerazione per farmacisti e grossisti ormai attesa da diversi anni.

Prima di Mirone erano già intervenuti sulla questione la presidente di Federfarma, Annarosa Racca, e il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi.

Presidente Mirone, la scadenza del 31 dicembre è vicina. Federfarma ha riferito che il ministero della Salute non è interessato a imporre soluzioni unilaterali se per quella data non ci sarà un accordo. Anche Federfarma Servizi è serena a riguardo?
Questa è la posizione che ci è stata espressa, ma formalmente la scadenza c’è, è stabilita per legge ed è quella del 31 dicembre 2015. Per noi, dunque, resta quello il traguardo.

Lo chiama traguardo perché l’obiettivo di Federfarma Servizi è raggiungere un accordo entro quella data?
Sicuramente il nostro obiettivo è arrivare al più presto a un accordo. Ci rendiamo conto che il tempo a disposizione per rispettare la scadenza è poco, ma ci auguriamo di poter avere, per il 31 dicembre 2015, almeno una proposta condivisa da presentare al ministero, allo scopo di arrivare quanto prima all’approvazione definitiva del nuovo sistema di remunerazione. Sempre che ci venga concessa una deroga al termine ultimo del 31 dicembre che, ribadisco, formalmente esiste ed è stabilita per legge.

Il confronto tra la filiera sulla remunerazione è stato fermo per mesi ed è ripreso solo la scorsa settimana. Cosa le fa pensare che ora i lavori possano procedere speditamente?
Alla riunione della scorsa settimana tutte le parti hanno espresso la volontà di portare avanti il confronto per trovare un accordo. Ora tutto dipenderà da quanto è forte questa volontà, ma credo che sia molto forte, perché sia le farmacie che la distribuzione intermedia hanno preso coscienza dell’urgenza di rivedere il sistema per far fronte alle problematiche economiche che hanno colpito la filiera in questi anni. La farmacia sa bene di dover far fronte alla progressiva riduzione di margine dovuta a una riduzione progressiva del prezzo al pubblico. Ancora più grave è la situazione della distribuzione intermedia, visto che a causa dell’attuale sistema di remunerazione buona parte della nostra attività è addirittura in perdita. I costi, infatti, crescono, mentre i margini di profitto diminuiscono. Questo è un problema che riguarda, in particolare, la fascia A, cioè quella dei farmaci rimborsati dal Ssn: dal margine teorico del 3%, molte delle nostre aziende sono passate, tra extrasconto e costi, a perdite che si aggirano attorno al 3%. Riusciamo a sopravvivere perché abbiamo una varietà di prodotti che ci permette di compensare le perdite della fascia mutuabile.

La distribuzione ha quindi una urgenza maggiore delle farmacie a rivedere il sistema?
Sì, ma per le farmacie è altrettanto importante Tutta la filiera chiede da tempo che venga data al settore un po’ di stabilità. Senza stabilità, la nostra esistenza è a rischio. A questa consapevolezza dobbiamo aggiungere ora la buona volontà e una attenta analisi dei dati a disposizione per produrre soluzioni che siano durature nel tempo, a cominciare dal nuovo sistema di remunerazione. Senza richieste particolari, ma puntando a ragionamenti fondati sui dati. Speriamo, ad esempio, di far comprendere alla parte pubblica che avere due canali distributivi, cioè uno per la territoriale e l’altro per l’ospedaliera, non è sempre fonte di convenienza. Da questo ambito potrebbe già provenire una importante fonte di sostentamento per la rete territoriale della filiera, oltre che di risparmio per lo Stato.

Siete già in contatto con il ministero della Salute o lo coinvolgerete solo ad accordo trovato?
Abbiamo concordato di presentare la proposta a Ministero dello Sviluppo, semplicemente perché al Mise è già attivo un tavolo sul settore farmaceutico attorno al quale siedono di fatto tutti gli altri interlocutori coinvolti nel processo per la nuova remunerazione: Agenas, Mef, Salute, Aifa, Industria.

Nel corso delle trattative, la vostra posizione e quella dell’altra associazione della distribuzione, Adf, è stata sulla stessa lunghezza d’onda o sono emerse divergenze?
Concordiamo su molte questione, ma Federfarma Servizi ha chiaramente una maggiore sensibilità a comprendere le difficoltà delle farmacie territoriali e quindi a trovare soluzioni che offrano più garanzie possibili anche ai farmacisti.

Appunto. Federfarma Servizi è una realtà molto particolare, perché rappresenta le società della distribuzione intermedia controllate dai farmacisti. Il fatto di unire in una sola identità farmacisti e distributori potrebbe rivelarsi strategico per i farmacisti e l’Adf a comprendere meglio le rispettive difficoltà ed esigenze, dunque a trovare un compromesso?
Ci auguriamo che sia così. Il nostro impegno in questo senso è fortissimo. Speriamo che serva ad arrivare al più presto al migliore accordo possibile per tutti sulla nuova remunerazione.

Lucia Conti

27 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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