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Conflitto di interessi e corruzione in sanità. L’esperienza del Protocollo della Toscana

di Antonio Panti

Nel marzo scorso la Regione, gli Ordini dei Medici e le Università toscane hanno siglato un protocollo per affrontarli insieme. Il senso prevalente dell'iniziativa risiede nella collaborazione tra istituzioni diverse per lo stesso fine e nell'offrire a tutti gli operatori uno strumento per difendere nella sostanza e nell'immagine la buona sanità che esiste in questo paese. IL PROTOCOLLO

30 NOV - Sta nascendo anche nel mondo della sanità un movimento che coinvolge le istituzioni per frenare la corruzione che, a quanto si calcola sia pur in modo prudenziale, arreca seri danni economici al nostro già dissestato servizio sanitario. Possiamo aggiungere a questa contabilità perversa anche il danno provocato dalla malpractice, così constatando quante ingenti risorse vadano perdute. Se ne potessimo disporre non v'è dubbio che i pazienti ne trarrebbero grandi vantaggi.

Di per sé il conflitto di interesse che, come sappiamo anche dal Codice deontologico dei medici, è ormai una condizione endemica e permanente della medicina moderna, non porta a conseguenze economici appariscenti. Tuttavia, a ben guardare, influenza assai il sistema delle cure, perché spinge verso prestazioni forse superflue o a comportamenti leciti ma evitabili se si ponesse maggior attenzione alla sostenibilità clinica e finanziaria della sanità. Si tratta di situazioni che evolvono in comportamenti dai quali il Codice deontologico, oltre che molteplici leggi, mette in guardia i medici nelle loro attività di ricerca, di formazione e di assistenza.

Ma come applicare queste norme, si è chiesto il Presidente dell'Ordine di Firenze? Con quali strumenti e in base a quali dati? Ne è nata la necessità di coinvolgere gli altri attori del sistema sanitario, da un lato la Regione e le Aziende Sanitarie, dall'altro le Università. Così nel marzo del 2015 è stato firmato un protocollo di intesa tra Regione, Federazione degli Ordini della Toscana e Università di Firenze, Pisa e Siena.

Nel protocollo si richiama la normativa di riferimento e i codici nazionali e internazionali a riguardo; si premette che "le scelte operate in ambito sanitario comportano inevitabilmente ....una valenza economica che rischia di influenzare direttamente o indirettamente .....l'agire del medico" e che "i medici operano in un mondo nei quali gli interessi economici sono di enorme portata, esponendo l'intera categoria alla possibilità del conflitto di interesse, cioè a un a condizione che "potrebbe dar luogo o addirittura promuovere comportamenti eticamente riprovevoli" perché "il giudizio professionale riguardante un interesse primario (la salute di un paziente o la veridicità dei risultati di una ricerca o l'oggettività della prestazione di un'informazione) tende a essere indebitamente influenzato da un interesse secondario (guadagno economico,vantaggio personale)" come si esprime il Comitato Nazionale per la Bioetica nel 2006.

Tutto ciò premesso, il protocollo individua e propone una serie di azioni concrete che il lettore può commentare, criticare e sottoporre a ulteriori suggerimenti. Il senso prevalente dell'iniziativa risiede nella collaborazione tra istituzioni diverse per lo stesso fine e nell'offrire a tutti gli operatori uno strumento per difendere nella sostanza e nell'immagine la buona sanità che esiste in questo paese.
 
Per questo siamo lieti di offrirlo alla globalità del servizio sanitario attraverso la AGENAS che sta avviando a tal fine una meritoria campagna che deve vedere in prima linea gli Ordini professionali e la Federazione Nazionale.

Antonio Panti
Presidente Ordine dei Medici di Firenze


30 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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