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Farmacia sociale. Quali caratteristiche deve avere una farmacia per definirsi tale?

di Venanzio Gizzi (Assofarm)

Le farmacie pubbliche italiane, lo abbiamo già scritto in passato, pensano di essere “farmacie sociali” per come gestiscono i loro utili. Siamo insomma farmacie sociali perché, a differenza delle farmacie private (cittadine o rurali che siano) produciamo ricchezza pubblica

01 FEB - L’attualità di questa domanda nasce da quanto si è appreso dalla stampa di settore, che a metà dicembre scorso riporta il fatto che Sunifar, il Sindacato Unitario dei Farmacisti rurali, avrebbe registrato il marchio Farmacia Sociale: un primo passo di un più ampio processo che ha l’obiettivo, come spiegato dal suo presidente Alfredo Orlandi, “di sostituire progressivamente la dizione farmacia rurale con farmacia sociale. Dappertutto: nella comunicazione, nei documenti amministrativi, anche sulle insegne delle farmacie”.
 
Assofarm conosce e stima da tempo il dottor Orlandi, e apprezza sinceramente il lavoro delle farmacie rurali, veri e propri presidi di frontiera che offrono servizi sanitari eccellenti in contesti geografici in grado di dare ritorni economici spesso limitati. Condizioni queste che creano forte affinità tra le farmacie rurali e buona parte delle farmacie comunali. Ciononostante, l’augurio di Assofarm è che Sunifar non abbia già registrato formalmente il marchio “farmacia Sociale”. Per almeno tre ordini di motivi.
 
In primo luogo, è certamente lecito registrare un marchio non già “occupato”, ma è pienamente legittimo farlo su parole già ampiamente utilizzate da altri? Assofarm infatti, associata all’Unione Europea delle Farmacie Sociali, utilizza da tempo questa dicitura nella propria comunicazione ufficiale. Secondo motivo. La dicitura Farmacia Rurale è un termine formale presente nella legislazione italiana, che definisce una precisa tipologia di farmacia, destinataria peraltro di particolari agevolazioni e sostegni. Quali conseguenze di natura legislativa potrà avere questo mutamento di nome? Infine, una riflessione di natura più contenunistica. Vale la pena di ricordare che da un certo punto di vista tutte le farmacie italiane sono “sociali”. Perché tutte, di proprietà privata o pubblica, svolgono funzioni sanitarie pubbliche, in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. 
 
Se quindi la caratteristica “sociale” non può essere definita in base all’attività svolta e al rapporto con il SSN, quale può essere un suo altro elemento distintivo?
 
Le farmacie pubbliche italiane, lo abbiamo già scritto in passato, pensano di essere “farmacie sociali” per come gestiscono i loro utili. Siamo insomma farmacie sociali perché, a differenza delle farmacie private (cittadine o rurali che siano) produciamo ricchezza pubblica. Gli utili di gestione della nostra attività vengono incassati dai comuni nostri proprietari, e quindi investiti nello sviluppo locale. Avere farmacie comunali in buona salute finanziaria significa avere strade migliori, più investimenti in cultura e welfare locale.
 
L’unicum sociale delle farmacie comunali italiane è questo: produrre risorse economiche che si traducono in sviluppo territoriale. Non è cosa da poco in un presente caratterizzato da una crisi strutturale della finanzia pubblica locale.
 
È su questa base che Assofarm da tempo sta utilizzando la dicitura Farmacie Sociali per presentare la propria presenza distintiva nel mondo della distribuzione farmaceutica italiana.
 
La nostra speranza, vale la pena di ripeterlo, è che non siano ancora stati fatti passi formali tali da generare problemi sopra esposti e tensioni facilmente evitabili altrimenti. Nel caso in cui certe notizie apparse sulla stampa si rivelassero imprecise, ci sarebbero invece le condizioni favorevoli per l’avvio di un dibattito proficuo.
 
L’interesse dimostrato non più solo da noi per la dimensione “sociale” della farmacia rivela forse importanti cambiamenti nel modo di pensare la farmacia del futuro? Una maggiore attenzione al servizio sanitario e un ridimensionamento del peso del fatturato commerciale? Sempre più presidio territoriale e sempre meno negozio di prodotti non farmaceutici? Se così fosse, ben venga un dibattito su cosa è la farmacia sociale, un confronto dal quale potrebbero emergere notevoli punti di contatto tra farmacie comunali e farmacie rurali.
 
Venanzio Gizzi
Presidente Assofarm

01 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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