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In Francia il farmacista diventa “di fiducia”


E’ ufficiale: il pharmacien correspondant, scelto dal paziente, potrà collaborare con il medico all’applicazione del piano terapeutico. Potrà ripetere la prescrizione e aggiustare la posologia in base a un protocollo concordato e opererà in sinergia con il curante, che resta ovviamente il dominus del processo di cura. Sarà il primo caso di prestazione professionale farmacistica compensata da un onorario.

14 APR - Giustamente le pubblicazioni specializzate francesi danno un grande risalto alla pubblicazione nella loro Gazzetta Ufficiale delle norme relative al “pharmacien correspondant”, denominazione che si può tradurre come "farmacista corrispondente", ma che forse è meglio chiamare "farmacista di fiducia". E in effetti si tratta di una vera rivoluzione: il medico di fiducia è una realtà consolidata di tutti i servizi sanitari universalistici (Gran Bretagna, Belgio, Germania, Italia e più recentemente la stessa Francia), ma il farmacista di fiducia è davvero un inedito. Un ruolo, nella visione dell’Ordine e dei sindacati d’Oltralpe, destinato a modificare in modo rilevante la natura del servizio farmaceutico e anche la stessa economia delle farmacie. Individuato direttamente dal paziente, questo professionista avrà il compito di garantire l’applicazione del piano terapeutico stilato dal medico di famiglia, provvedendo al “bilan de medication” (bilancio della terapia), cioè la valutazione dell’aderenza del paziente, ma anche il controllo periodico dell’efficacia del trattamento, del presentarsi di eventuali effetti indesiderati, delle interazioni con altri trattamenti in atto (per esempio l’assunzione di medicinali da banco).
In questo quadro, il farmacista potrà procedere ad aggiustamenti della posologia e al rinnovo della prescrizione. Il tutto, ovviamente, in base alle indicazioni del medico, che nel preparare il piano terapeutico, della durata massima di 12 mesi, dovrà indicare posologia minima e massima, numero delle ripetizioni delle dispensazioni e le eventuali prestazioni che si richiedono al farmacista. E’ evidente che il campo di applicazione sono quelle malattie croniche per le quali è possibile stilare con relativa facilità un protocollo, come le cardiopatie, l’asma, il diabete e anche alcune forme tumorali. Nel caso dell’asma, ha esemplificato Philippe Gaertner, presidente della Fédération des syndicats pharmaceutiques de France, "il protocollo potrebbe determinare un indicatore che permetta di individuare i pazienti in cui il trattamento è inadeguato, per esempio l’accesso al pronto soccorso un forte consumo di Beta2 agonisti" così che il farmacista possa segnalare al medico di fiducia la necessità di rivedere la terapia. Nel caso dell’ipertensione, invece, stabilite le soglie minime e massime della  posologia, e i valori pressori ottimali ricercati dal medico, il farmacista potrebbe aggiustare il trattamento in conseguenza.
Un aspetto importante di questa innovazione è, per cominciare, il fatto che il paziente possa scegliere come farmacista di fiducia qualsiasi professionista che opera nella farmacia: il titolare, un collaboratore, il direttore. Questo significa sottolineare il ruolo professionale di chi opera nella farmacia, la sua responsabilità individuale di fronte a quella che è una vera e propria presa in carico di un paziente e, in secondo luogo, portare in prospettiva a un aumento del personale della farmacia, oltre che a una sua diversa organizzazione interna, così come indicato anche dalle ricerche dell’Osservatorio sul futuro della professione FOFI-SDA Bocconi a proposito della farmacia dei servizi italiana.  
C’è poi l’aspetto economico da considerare. Come riportato anche da il Farmacista Online, in Francia è in atto un’indagine ministeriale sullo stato della rete delle farmacie, allo scopo di formulare ipotesi su un cambiamento del sistema di remunerazione, visto che quello attuale basato sul margine sta determinando la sofferenza finanziaria di molti esercizi. Una delle ipotesi sul tappeto, oltre agli interventi straordinari d’emergenza (2-300 milioni di euro richiesti da una parte dei sindacati), è appunto il passaggio a una remunerazione delle prestazioni professionali. In quale misura è ancora incerto: il ministro della salute, Xavier Bertrand, propende per un sistema misto, in cui le prestazioni professionali rappresentino una fonte di entrate complementare; non manca però chi vede il futuro della farmacia in salsa elvetica, prefigurando che le prestazioni professionali arrivino a rappresentare il 90% delle entrate. Si tratta di  Lucien Bennatan, presidente del PHR, uno dei principali groupement forte di 2400 farmacie associate; per Bennatan, il passaggio dovrebbe essere graduale, con una fase in cui l’onorario conterebbe per il 53%, inserendo anche misure come l’esclusione dal rimborso da parte della Cassa malattia di quei farmaci OTC che oggi possono anche essere prescritti dal medico.
Che si sia oltranzisti o moderati, è evidente però che l’istituzione del pharmacien correspondant è la chiave di volta per l’ingresso dell’onorario professionale in farmacia. Per ora manca la determinazione dell’onorario da attribuire per questa funzione: un aspetto che sarà affrontato in seno all’imminente rinnovo della convenzione.

Maurizio Imperiali
 

14 aprile 2011
© Riproduzione riservata

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