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Abolire la libera professione dei medici? Per Troise (Anaao) quelle di Rossi sono “soluzioni tanto semplicistiche quanto sbagliate”

di Costantino Troise

Rossi propone provvedimenti che spingono, previa rottura del vincolo della solidarietà fiscale, nella direzione di una sanità duale, una povera per i poveri, e per chi lavora al suo interno, l’altra per chi può permettersi di pagare. Ecco il vero effetto dell'abolizione dell'intramoenia prospettata ieri dal presidente della Toscana

18 MAR - La libera professione dei medici e degli altri operatori sanitari è diventata per il Governatore della Toscana Enrico Rossi una vera ossessione. Impegnato come è, con largo anticipo, nella corsa per la segreteria nazionale del PD, sceglie, per essere all'altezza della modernità del suo competitore, di intervenire su facebook, per solleticare gli umori del popolo del web e vedere l’effetto che fa. Volando alto fino ad etichettare l’abolizione della libera professione come un’idea di sinistra. Il che vuol dire che circolano poche idee e poca sinistra dentro e fuori il PD.
 
Nelle stesse ore in cui l’ex segretario Bersani lamenta la privatizzazione, nemmeno tanto strisciante, della sanità pubblica, Rossi propone provvedimenti che spingono, previa rottura del vincolo della solidarietà fiscale, nella direzione di una sanità duale, una povera per i poveri, e per chi lavora al suo interno, l’altra per chi può permettersi di pagare. Confinare nelle mura del settore pubblico elevate competenze professionali significa aprire praterie per l’iniziativa privata, non calmierare i prezzi e impedirsi di intercettare domande e flussi economici, di cui beneficiano anche le aziende sanitarie, ed il fisco, che nascono da cittadini alla ricerca di un rapporto individuale con il medico scelto e di una sua disponibilità personale e temporale che nessuna struttura potrà garantire.
 
 
L’affermazione che le competenze “migliori” si possono pagare di più, si commenta da sola, in una Regione in cui, a testimonianza della stima che il Governatore nutre per i medici pubblici, le loro retribuzioni sono le più basse di Italia. Tutti incapaci?
 
Il corto circuito tra liste di attesa ed attività intramoenia dimentica la riduzione dell’offerta sanitaria dovuta ad un blocco del turnover che anche la Toscana ha usato a larghe mani, la riduzione dei posti letto che ha portato ai minimi termini l’attività di elezione, l’acquisto di apparecchiature non utilizzate per carenza di personale. E chi grida alla truffa avrebbe il compito di dimostrarla e denunciarla, invece di autoassolversi proclamandosi impotente. Il profondo conoscitore della materia, che ha letteralmente imposto a furor di Governatore almeno uno degli indagati di oggi, non dice che i medici nell’ultimo preistorico CCNL hanno accettato di sottrarre 30 minuti a testa alla loro formazione per la riduzione delle liste di attesa e di lavorare, in aggiunta all’orario di lavoro, alla cifra stratosferica di 60 euro lordi l’ora, meno di qualunque operaio specializzato. Milioni di ore di lavoro a costo zero che restano, anche in Toscana, pressoché inutilizzate, perché le liste di attesa sono diventate la clava sanitaria da usare in campagna elettorale, esterna o interna che sia.
 
Il Governatore Rossi, si sa, preferisce inseguire la ipertrofia organizzativa della sua riforma, e gli espedienti per sottrarla al giudizio popolare, in cui i medici sono pacchi da spostare su scacchiere sempre più larghe. Ed usare i soldi della sanità pubblica, quelli che servono per ridurre le liste di attesa, per regalare alla sua amata Università qualche decina di professori o alleviare gli investimenti sbagliati di qualche gruppo assicurativo. Altre idee di sinistra.
 
Riformare la sanità pubblica in maniera seria e profonda si deve e si può. Ma è questione difficile e complessa, per la quale certo esistono soluzioni semplici, come l’idea di Rossi, ma di solito sono quelle sbagliate.
 
Costantino Troise
Segretario nazionale Anaao Assomed

18 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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