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Educatori professionali. Anep: “Non c'è bisogno di mantenere due percorsi di laurea per formare lo stesso professionista”


Così la presidente nazionale, Maria Rita Venturini, commenta il testo della proposta di legge licenziata dalla commissione Cultura della Camera. "Con la proposta di legge non ci sarà alcun cambiamento rispetto all'oggi anzi si continuerà a perpetrare l'errore del doppio canale formativo rivolto all'educatore professionale alimentando tra l'altro un'inutile guerra tra gli studenti universitari di L19 e SNT2".

05 APR - "Siamo preoccupati poiché è stata licenziata dalla VII Commissione della Camera dei deputati la proposta di legge sulle figure educative, la ormai famosa proposta 2656. Una proposta di legge su cui avevamo già espresso molte perplessità che oggi si trova costretta a ribadire non essendo state accolte le proposte di modifica presentate. I sostenitori della proposta di legge proclamano a gran voce il grande risultato per gli educatori tutti ma andando ad esaminare l'articolato proposto dobbiamo purtroppo constatare che non ci sarà alcun cambiamento rispetto all'oggi anzi si continuerà a perpetrare l'errore del doppio canale formativo rivolto all'educatore professionale alimentando tra l'altro un'inutile guerra tra gli studenti universitari di L19 e SNT2". Questo il commento della presidente Nazionale Anep, Maria Rita Venturini.

"Con la Proposta di legge così licenziata dalla commissione VII, oltre a togliere conoscenze e competenze di tipo psicologico, si nega definitivamente ai laureati di L19 di operare nel sanitario, mentre nel sociale gli stessi, se non con i laureati in SNT2 ai quali tale sbocco sembra precluso, si troveranno di nuovo in concorrenza con coloro che sono in possesso di una formazione di poche ore autorizzata dalle Regioni oppure da coloro che sono in possesso di altre lauree. Questo perché, oltre ai tanti limiti che il testo già presentava, è stato anche cancellato a piè pari l'art. 8 che dava quel barlume di speranza al requisito obbligatorio della laurea specifica per operare nei servizi - prosegue Venturini -. Cosa succederà nel socio-sanitario? Tutti vi potranno operare, SNT2, L19 e formazioni altre, ma non si spiega quale sarà la differenza di funzioni. La proposta di legge ha avuto un vizio iniziale: è partita dalla formazione universitaria esistente per identificare i profili con il risultato di una difficile distinzione tant'è che le stesse denominazioni, alquanto opinabili, si differenziano solo al quarto lemma (educatore professionale socio pedagogico ed educatore professionale socio sanitario). E' necessario invertire il percorso e fare quello più logico: esaminare i bisogni della popolazione, identificare i professionisti che rispondono a tali bisogni ed infine, con l'accezione della sussidiarietà, determinarne la formazione".

"Auspichiamo ora nei pareri delle Commissioni competenti affinché il testo possa davvero dare dignità identitaria ai professionisti e rispondere alle esigenze di chiarezza dei cittadini che si rivolgono ai servizi. Una cosa buona l'ha fatta la prima firmataria della proposta di legge on. Iori: aver acceso un riflettore su migliaia di educatori che ogni giorno tentano di svolgere il meglio possibile il loro lavoro. Questa legge l'aspettiamo da tanto tempo e non ci basta una legge da perfezionare, non ci basta una legge che lascia alle singole università la scelta di 'favorire in via prioritaria l’attivazione di corsi di laurea interdipartimentali', vogliamo una legge chiara e definitiva su quali sono le figure educative senza sovrapposizioni di sorta sulle funzioni che queste svolgono. L’educatore professionale - prosegue la presidente Anep - abbiamo chiaro chi è perché già identificato con un Decreto Ministeriale (520/98): è un operatore sociale e sanitario che opera, accompagnandole verso un percorso di autonomia possibile, per e con le persone di diverse età le quali, per vari motivi, vivono in una condizione di fragilità".

"Non abbiamo bisogno di cambiare nome all'educatore professionale così come non abbiamo bisogno di mantenere due percorsi di laurea per formare lo stesso professionista: ne basta uno in collegamento tra le Università come da sempre il decreto istitutivo del profilo richiede e che assicuri la giusta preparazione teorica e pratica di coloro che da studenti dovranno diventare professionisti", conclude Maria Rita Venturini.
 

05 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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