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Onaosi. Zucchelli all’attacco: “In 5 anni conti in ordine e più servizi. Restiamo a Perugia ed Ente continuerà ad essere autonomo”

di L.F.

Il presidente dell’Ente Assistenza Orfani Medici Sanitari Italiani fa il punto dei 5 anni di mandato e rilancia sul futuro rispondendo alle critiche della campagna elettorale (con tanto di querela) che lo vede ricandidato anche per il prossimo quinquennio.

21 APR - "Abbiamo riorganizzato tutto, introdotto nuovi criteri e soprattutto abbiamo iniziato a spendere con rigore le risorse e a gestire il patrimonio in modo da aumentarle. E poi abbiamo aperto nuove strutture e allargato la nostra offerta formativa”. Il presidente dell’Onaosi, Serafino Zucchelli dopo aver lanciato il programma per il prossimo quinquennio (sono in corso le elezioni per il rinnovo) traccia un bilancio di 5 anni alla guida dell’Ente Nazionale Assistenza Orfani Medici Sanitari Italiani e risponde punto per punto alle critiche della campagna elettorale.
 
Presidente, cinque anni fa dopo la sua elezione i due primari obiettivi erano mettere in sicurezza l’Onaosi e farlo conoscere meglio. Pensa di esserci riuscito?
Parto dalla prima questione. Forse nessuno se lo ricorda ma grazie ad alcuni interventi legislativi da noi sollecitati, penso per esempio alla Legge Balduzzi, è stato eliminato tutto il contenzioso passato dovuto ai ricorsi sulle contribuzioni tra il 2003 e il 2007 che costava all’Ente 2,5 mln all’anno. Secondo. Si doveva cambiare le relazione dell’Ente con i suoi contribuenti. Con pochi mezzi abbiamo aperto un sito, una newsletter, c’è un Urp, ma non solo e anche rispetto alla ‘battaglia’ elettorale sto notando che la conoscenza è aumentata. Si figuri che 5 anni fa quando furono fatte le prime elezioni, votarono il 10% degli aventi diritto. Credo che quest’anno i numeri saranno molti di più.
 
Veniamo invece alla gestione dell’Ente. Quali sono state le novità che avete introdotto?
Quando sono arrivato ho trovato una gestione onesta ma un po’ antiquata. Abbiamo riorganizzato tutto, introdotto nuovi criteri e soprattutto abbiamo iniziato a spendere con rigore le risorse e a gestire il patrimonio in modo da aumentare le risorse derivanti dagli investimenti (+5-6 mln l’anno). Abbiamo anche attivato una consulenza (che valuta le nostre scelte prese in autonomia) con un costo di 10 mila euro l’anno rispetto a costi per consulenze su patrimonio analoghi al nostro (circa 400 mln) che ammontano a 200 mila euro. Risultati, tra l’altro, tutti valutati positivamente dalla Corte dei conti e dalla commissione parlamentare. Ma poi mi faccia dire, abbiamo mantenuto l’impegno di non alzare la contribuzione a carico degli iscritti e questa è la nostra promessa anche per il prossimo quinquennio. Abbiamo invece aumentato le prestazioni, a partire ovviamente da quelle per gli orfani (per cui abbiamo per esempio aumentato i fondi per l’assistenza a domicilio) che rappresentano la nostra mission principale. Ma anche contributi ai nuclei con un figlio disabile, assegni anche per disagio economico e professionale e per le famiglie numerose. E da ultimo abbiamo voluto anche dare un segnale etico-educativo introducendo approfondimenti e studi sulla nostra costituzione in tutti i nostri centri.
 
Veniamo ai centri formativi. Tra i suoi obiettivi c’era quello di aumentare la presenza sul territorio.
Abbiamo aperto tre nuovi centri formativi (Napoli, Milano e Torino sede distaccata) e una sede per il servizio sociale a Bari.
 
Ci sono state polemiche per le vostre scelte su Perugia…
Abbiamo modificato la struttura. Abbiamo messo insieme maschi e femmine nel Collegio di Elce, mentre l’ex collegio femminile lo abbiamo trasformato in un centro formativo come gli altri sparsi per l’Italia. Lo ammetto, avevo paura di modificare le tradizioni. Ma a conti fatti credo che sia stata un’ottima iniziativa che consente maggiormente di andare incontro a esigenze diverse che giungono dalle famiglie.
 
Veniamo al Collegio di Perugia. Si è molto discusso della spesa per i lavori di ammodernamento.
Per legge abbiamo fatto una revisione sismica seria delle strutture. Dalle indagini sono emersi risultati abbastanza buoni. Volendo potevano anche non metterci mano, ma se volevamo adeguarli agli standard di riferimento odierni qualcosa doveva essere fatto. Partendo da questo spunto e considerando che il bellissimo Collegio di Perugia ha 50 anni, abbiamo deciso di fare un investimento nella struttura (per renderla di eccellenza e all’avanguardia) e per la città che negli ultimi anni non sta vivendo uno dei suoi momenti migliori.
 
Quindi nessun pericolo di spostamento della sede centrale?
Abbiamo deciso di investire fino a 20 milioni per riammodernare il tutto. Mi sembra quindi un po’ paradossale pensare a soluzioni diverse. Noi vogliamo restare a Perugia e lo dimostriamo con i fatti, investendo nella città. Abbiamo dato vita ad un bando europeo e sono giunti più di 70 progetti. Una commissione giudicatrice, scelta nel rispetto delle norme, ha fornito una graduatoria che verrà presentata ufficialmente. Ma pubblicheremo tutti i progetti in ogni caso.
 
Ci conferma anche che non c’è nessun tentativo di far confluire l’Onaosi nell’Enpam?
Glielo confermo. Ma il punto è che non possiamo pensare di poter riuscire da soli a fornire servizi, penso a tutto il tema della non autosufficienza. Ecco che in questo senso stiamo parlando con alcuni enti previdenziali (medici, veterinari, farmacisti) per creare accordi di collaborazione. Ma nessuna cessione di ‘sovranità’, noi della nostra autonomia siamo ‘gelosissimi’. La nostra storia e le nostre radici sono a Perugia e in questo senso va anche il protocollo che abbiamo stretto con la città.
 
Ultimo tema la convenzione con l’Università di York. Dai vostri avversari è arrivata una critica forte derivante dal fatto che suo figlio lavora proprio nell’ateneo britannico. Cosa risponde?
L’idea di una convenzione con un’università straniera derivava dal fatto di voler ‘sprovincializzare’ la nostra offerta formativa. Detto ciò mio figlio si è trasferito in Inghilterra più di 10 anni fa per un master e poi facendo carriera lì. Ciò mi ha dato la possibilità di conoscere bene il sistema universitario inglese. Abbiamo investito 100 mila euro per 10 posti in master annuali. Ho deciso per l’Università di York perché è una città con 40 mila studenti e con premi Nobel che vi orbitano e perché facendo la convenzione con un’unica università ho avuto la garanzia dei 10 posti, fatto che non si sarebbe verificato se avessimo dato 10 borse a singoli studenti. I nostri competitor hanno scritto che avrei fatto questo per far fare carriera universitaria a mio figlio. Mi sono sentito offeso, accetto tutte le critiche, ma accusarmi di spendere i soldi dell’Ente per gli interessi miei e della mia famiglia ha superato i confini della polemica. Ho per questo deciso di querelare.  

Luciano Fassari

21 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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