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Caro Cavicchi possiamo negare che esista il consumismo sanitario?

di Guido Giustetto (Fnomceo)

E se siamo d’accordo (ma siamo d’accordo?) che un 30% degli atti medici, generalmente parlando, non porti vantaggi alla salute dei pazienti,  bisognerà pure cominciare a distinguere, sulla base di indicazioni scientifiche e condivise, quali pratiche sono tendenzialmente inutili

22 GIU - Il Professor Cavicchi dedica uno dei suoi articoli sulla questione medica ad una ricerca di cui, per conto della Fnomceo (e non dell’Ordine di Torino), sono stato promotore insieme con Slow Medicine.
L’indagine, cui hanno partecipato circa 4.000 medici, ha voluto conoscere il comportamento del medico di fronte alla richiesta da parte del paziente di un esame o di una procedura da lui ritenuti non necessari.
 
La ricerca non si è occupata né di medicina difensiva, né di medicina amministrata, alla quale, detto per inciso, sono assolutamente contrario, come tutta la dirigenza Fnomceo. (E in questo senso mi sembrano un po’ ingenerose le valutazioni espresse a proposito della “negoziazione” da parte della Fnomceo del decreto appropriatezza).
 
Men che meno la ricerca è una “confessione pubblica dei peccati”.Al contrario, è esattamente quello che il Professor Cavicchi garbatamente mi esorta a ri-fare: una riflessione sull’inutilità in medicina, cercando di capire e misurare che cosa succede nella relazione medico-paziente quando si confrontano doxa ed episteme (i termini sono del Professore, non tutti i presidenti di Ordine - e io tra quelli - maneggiano l’epistemologia (?) con disinvoltura).
 
Se siamo d’accordo (ma siamo d’accordo?) che un 30% degli atti medici, generalmente parlando, non porti vantaggi alla salute dei pazienti,  bisognerà pure cominciare a distinguere, sulla base di indicazioni scientifiche e condivise, quali pratiche sono tendenzialmente inutili.
 
Personalmente non sono innamorato delle Linee Guida. Anzi sono piuttosto preoccupato di poter essere un giorno giudicato sulla base di una Linea Guida basata su studi condotti con pazienti selezionati che hanno poco o niente a che vedere con i miei normalmente-complessi-ottantenni-pluripatologici.
 
Riconosco però che è utile a me, per il mio profilo di responsabilità, e ai miei pazienti, per la loro salute, se una revisione accreditata mi ricorda che, contrariamente alla prassi abituale, negli anziani è dannoso abbassare troppo l’emoglobina glicata o la pressione arteriosa o che fare una RM al ginocchio per una artrosi nota non aggiunge nessuna informazione che modifichi la scelta della terapia.
 
D’altra parte, Professore,  neghiamo che esista il consumismo sanitario?E crediamo che sia utile medicalizzare ogni malessere della nostra vita? Proprio lei sottolinea che le risorse per il SSN saranno definanziate l’anno prossimo di un altro po’; e allora non sarebbe meglio utilizzarle per gli interventi più efficaci?
 
Non credo che il medico autore, per essere tale ed essere responsabile della salute dei suoi pazienti, debba sempre disporre di tanti strumenti materiali (esami e farmaci); qualche volta  potrà anche basarsi sulle sue capacità logico-deduttive (tra l’altro, è anche più divertente, posto che conosca un po’ la fisiopatologia e la semeiotica) e su quelle relazionali.
 
A questo proposito, tornando ai risultati della ricerca, i medici ci dicono che non sempre si sentono sicuri nel respingere la richiesta apparentemente inappropriata di un paziente, ma che cercano di spiegare le loro ragioni e di arrivare alla fine ad una scelta in qualche modo motivata, anche se non sono proprio a loro agio a parlare di costi.
 
Vorrebbero avere più tempo per ascoltare e per parlare, vorrebbero degli strumenti  semplici da utilizzare sulla scrivania che “visualizzino” le raccomandazioni e le modalità del ragionamento medico. Pensi, per esempio, a come non è facile spiegare ad un paziente il concetto di probabilità, su cui in realtà si basano tutte le decisioni del medico.
 
Questi sono i temi su cui, nel campo dell’appropriatezza, la Fnomceo vuole misurarsi. Certo sono temi difficili, perché sono temi culturali sui quali è necessaria molta formazione e che, a proposito di ridondanza, richiamano altri e più ampi contesti. E’ difficile anche parlarne, ma non sono né ineffabili, né  mistici.
 
Guido Giustetto
Comitato Centrale Fnomceo

22 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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