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Nuovi Lea. I fisioterapisti scrivono a Lorenzin: “Prosegua l’iter, ma no a modelli organizzativi inefficienti e inappropriati”


L’Aifi concentra le sue osservazioni su cure domiciliari, prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e assistenza protesica. E precisa: “Avevamo inviato queste stesse osservazioni già nel maggio del 2015 e avevamo ricevuto dai funzionari del Ministero rassicurazioni che sarebbero state prese in debita considerazione. Ma così, a quanto pare, non è stato”.

26 AGO - “Bene che si prosegua l’iter per l’approvazione dei nuovi Lea, ma attenzione ai rischi di imporre modelli organizzativi inefficienti e inappropriati”. È quanto afferma l’Associazione Italiana Fisioterapisti (Aifi), che ha scritto al Ministero della Salute, Beatrice Lorenzin, e alla Conferenza Stato Regioni per portare il proprio contributo alla discussione sui nuovi LEA. “In realtà – spiega in una nota il Presidente Aifi Mauro Tavarnelli – avevamo inviato queste stesse osservazioni già nel maggio del 2015 e avevamo ricevuto dai funzionari del Ministero rassicurazioni che sarebbero state prese in debita considerazione. Ma così, a quanto pare, non è stato”.
 
Nello specifico, la nota dell'Aifi si concentra su tre punti.
 
Cure domiciliari. “Il comma 3 dell’art. 22, ai punti b e c, prevede che l’attivazione di cure domiciliari integrate (ADI) di II^ e III^ livello avvenga previa definizione di un Progetto di assistenza individuale (PAI) ovvero di un Progetto riabilitativo individuale (PRI). Aifi ritiene che debba essere previsto un solo progetto sulla persona, il Progetto Assistenziale Individuale (PAI), emergente da una valutazione multidimensionale e multiprofessionale, coordinato dal medico di medicina generale, dal pediatra di libera scelta e, più in generale, dal sistema delle Cure Primarie. E’ all’interno di tale progetto che è opportuno siano integrate anche le competenze di fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali che, ricordiamolo, agiscono anche nei campi della prevenzione e della cura, non solo nella riabilitazione”, osserva l’associazione dei fisioterapisti.

“L’aver previsto il PRI in alternativa al PAI, - precisa Tavarnelli - comporta il rischio che, nelle Regioni che abbiano recepito quel documento foriero di inefficienze e inappropriatezze che sono i Piani di Indirizzo della Riabilitazione del 2011, ci possano essere progetti redatti e coordinati da un medico fisiatra totalmente avulsi dal Sistema delle Cure Primarie, sistema che, a nostro avviso, deve restare il riferimento unico per la presa in carico della persona a livello territoriale.”

Secondo l’Aifi, “semmai sarebbe fondamentale che l'assistenza, laddove fosse ancora intesa come sola soddisfazione di bisogni, si contaminasse sempre più di logiche ‘abilitative e riabilitative’, intese come insieme di interventi volti al progressivo aumento delle competenze della persona e dei suoi care-givers, con conseguenti riduzioni dei loro bisogni, aumento del loro spazio di autonomia e benessere e conseguenti riduzioni dei costi sociali. E per far questo l’integrazione diretta nel sistema delle cure primarie di professionisti quali fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, educatori professionali, t.e.r.p, ortottisti, podologi, t.n.p.e.e, risulterebbe fondamentale”.
 
Prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. “Rispetto all’allegato 4 del DPCM – si legge nella nota dei fisioterapisti -, Aifi apprezza il tentativo di orientare valutazioni e rieducazioni secondo l’ICF ma il prodotto finale appare frammentato e ridondante”. “Ad esempio – prosegue Tavarnelli – il sistema neuromuscoloscheletrico è un unicum integrato pertanto l’aver distinto tre valutazioni (valutazione delle funzioni della articolazioni e delle ossa, valutazione delle funzioni muscolari, valutazioni del movimento) è un puro esercizio di stile che potrebbe comportare solo un inutile aumento di complessità e, forse, di costi per il cittadino. Sarebbe stata sufficiente una unica voce valutazione delle funzioni neuromuscoloscheletriche e correlate al movimento onnicomprensiva delle funzioni previste dal capitolo 7 dell’ICF”.
 
"Più critico", a detta di AIFI, è invece l’aver inserito le valutazioni funzionali e rieducazioni solo nella branca “Medicina fisica e riabilitazione”. “L’effetto potrebbe essere che, alla luce delle attuali disposizioni in materia, uno specialista di altra branca (ad esempio cardiologo o pneumologo) che volesse associare in una impegnativa una prestazione resa da un fisioterapista o un logopedista e un esame strumentale della propria branca, oggi non potrebbe farlo. Le due prestazioni andrebbero in due impegnative diverse con i relativi maggiori costi per il cittadino e complessità gestionali per il sistema. AIFI, ha chiesto pertanto al Ministero che le valutazioni funzionali (di cui ai codici con prefisso 93.01) e le rieducazioni (di cui ai codici con prefisso 93.11 e correlate) siano inserite anche nelle branche specialistiche omologhe per competenza (neurologia, urologia, ortopedia, pneumologia, neuropsichiatria infantile …), per permettere alle Regioni la composizione di pacchetti valutativi e terapeutici che non richiedano necessariamente la produzione di più visite e di più impegnative, con conseguenti ulteriori costi e liste di attesa per i cittadini”, spiega l’associazione.
 
Rispetto alle rieducazioni, “apprezzabile” per l’Aifi “anche è la scelta di aver previsto come Livello Essenziale di Assistenza le terapie fisiche e strumentali solo in associazione a rieducazione motoria. Altrettanto apprezzabile è l’aver superato la rigida dicitura ‘ciclo di 10 sedute’ del precedente nomenclatore verso un ‘ciclo fino a 10 sedute’ che può permettere l’articolazione di percorsi più appropriati”, ma “a patto che sia prevista la possibilità per il terapista di definire, in accordo con il medico, il numero di sedute entro il massimo di 10 per ciclo” precisa Tavarnelli. “Peccato che, probabilmente per qualche svista, da noi a suo tempo segnalata, - prosegue - questa flessibilità non sia stata estesa a tutti i codici di rieducazione (come nel caso della rieducazione di gruppo)”.
 
Assistenza protesica. Rispetto all’insieme di provvedimenti relativi a protesi e ausili, “i fisioterapisti supportanto con le loro osservazioni quelle dell'Associazione dei pazienti e dei consumatori e dei tecnici ortopedici. La criticità maggiore sembra essere la volontà di acquistare a mezzo gara ausili complessi per la mobilità personale”. “Per quanto una gara possa essere correttamente strutturata – puntualizza Tavarnelli  - difficilmente riuscirà a tenere in considerazione tutti gli aspetti di personalizzazione dell’ausilio che sono necessari per poter garantire la massima rispondenza dello stesso ai reali bisogni dell’utente”. Per l’Aifi “altro punto di debolezza del documento è il non aver considerato che nella definizione dell’ausilio, oltre al medico  prescrittore, contribuiscono, perchè previsto dai rispettivi profili, diversi professionisti sanitari ai quali dovrebbe essere riconosciuta quantomeno visibilità nel percorso di valutazione e scelta dello stesso”. “Il fisioterapista – ad esempio – ha un ruolo fondamentale nella definizione degli ausili per la mobilità e non solo. A nostro avviso sarebbero maturi i tempi per prevedere un ruolo forte ed esplicito della nostra professione, come di altre figure professionali, nei percorsi di valutazione, definizione, addestramento all’uso, verifica e riutilizzo degli ausili tecnologici. Peccato che la riforma dei LEA non abbia saputo cogliere questa occasione per dare un impulso di maggiore efficienza a questo sistema che assorbe una parte consistente delle risorse pubbliche”.
 
Nella nota Aifi esprime anche il “rammarico per lo scarso coinvolgimento delle varie componenti del sistema salute messo in atto dal Ministero”. “Ad esempio Aifi – prosegue Tavarnelli – è l’associazione riconosciuta dal Ministero stesso come rappresentativa della categoria dei Fisioterapisti che, dopo quella degli Infermieri, è la seconda professione sanitaria per numerosità. Stiamo proponendo, in vari eventi e pubblicazioni, modelli organizzativi innovativi nel campo della fisioterapia e della riabilitazione, già adottati peraltro in alcune Regioni, che puntano a superare logiche “vecchie” e potenzialmente foriere di inefficienza e inappropriatezza per i sistemi sanitari e di costi e tempi di attesa maggiori per i cittadini. Ci spiace che al Ministero della Salute, a quanto pare, questo non interessi e scelga, nel nostro campo, interlocutori che propongono modelli che mirano a garantire la propria autoconservazione e non a dare risposte tempestive e precise ai bisogni dei cittadini”.

26 agosto 2016
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