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Manovra. Conasfa contro la sanatoria per le parafarmacie


La “liberalizzazione ‘spinta’ può condurre a una concorrenza sfrenata che rischia di permettere la sopravvivenza solo dei punti vendita più favoriti perché economicamente più forti o posizionati in modo strategico”. Queste le parole della Federazione dei farmacisti non titolari contro l’emendamento, respinto dalla commissione Bilancio, che prevedeva la possibilità per le parafarmacie di trasformarsi in farmacie non convenzionate.

05 SET - Sventato il rischio, restano le preoccupazioni dei non titolari di farmacia, che si erano fortemente opposti all’emendamento del senatore Piccone, respinto dalla commissione Bilancio di Palazzo Madama, per la trasformazione delle parafarmacie in farmacie dietro pagamento di una tassa una tantum di 300 mila euro per ciascun punto vendita o per la creazione di “farmacie non convenzionate” mediante l‘estensione della vendita della fascia C anche agli esercizi commerciali.
Secondo il Conasfa, infatti, “porre mano con interventi estemporanei al riordino del servizio farmaceutico ci sembra un omaggio alla parola ‘liberalizzare’ piuttosto che il tentativo di creare un nuovo modello in grado di migliorare il servizio al cittadino e andare incontro alle sue esigenze” e “questo tipo di liberalizzazione ‘spinta’ può condurre a una concorrenza sfrenata che rischia di permettere la sopravvivenza solo dei punti vendita più favoriti perché economicamente più forti o posizionati in modo strategico. Inoltre, come dichiarato dal Presidente Fofi Mandelli, si andrebbe a privare tutti i farmacisti collaboratori, della legittima possibilità di acquisire la titolarità di una farmacia attraverso concorso pubblico”.
Per il Conasfa, invece, un modello diverso potrebbe prevedere il mantenimento degli attuali esercizi commerciali, nei quali, sempre con l’assistenza del farmacista, vendere tutti i prodotti senza obbligo di prescrizione, aumentati di numero attraverso uno switch di una parte della fascia C. Così come sarebbe opportuno, secondo il Conasfa, offrire una maggiore possibilità per tutti di accedere alla titolarità di una farmacia attraverso: a) un drastico abbassamento del quorum a 2800 abitanti; b) la fine della possibilità di vendere o ereditare la Farmacia, che tornerebbe a concorso al compimento del 75 esimo anno del titolare, per le farmacie già esistenti tale possibilità verrebbe mantenuta per una sola volta; c) l’assegnazione di tutte le farmacie disponibili sulla base di un'unica graduatoria regionale da rinnovare ogni due anni mediante concorso; d) l’istituzione di presidi, in deroga al criterio della popolazione, in stazioni, porti, aeroporti, centri commerciali, snodi autostradali e, nei centri turistici, sulla base delle presenze e non dei residenti; e) concessione della titolarità alla sola persona fisica del farmacista e per i Comuni alla figura del sindaco; f) trasformazione delle società in società di gestione. “In questo modo – osserva il Conasfa - si otterrebbe una più capillare distribuzione di presidi sanitari sul territorio, si creerebbero circa 6.000 nuove farmacie, assegnate secondo il criterio del merito e della preparazione professionale e non secondo quello del censo”.

05 settembre 2011
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