“C’è un tratto comune in tutti i Paesi, soprattutto in momenti di crisi – ha spiegato Costantino Troise, segretario nazionale dell'Anaao Assomed – il medico nelle organizzazioni sanitarie viene considerato soprattutto come un fattore di produzione e per di più costoso, e quando si tratta di ristrutturare e quindi di tagliare siamo un bersaglio certo, anche perché non veniamo considerati come una risorsa. Non solo, in quanto fattore di produzione siamo chiamati ad aumentare la produttività , quindi a parità di costo dare di più, ma non si considera che questo crea problemi di sicurezza: in sanità esistono dei limiti fisiologici e di buon senso che non possono essere superati”.
Carenza medica. Uno dei pericoli che minacciano la categoria - come evidenziato da un ampio documento della Commissione Europea (Green paper on health workforce) - è il calo del numero complessivo dei medici, con la crescente migrazione verso Paesi dove le condizioni, specie di tipo retributivo, sono migliori. Il rischio è che tale fenomeno migratorio porti non solo a un depauperamento delle risorse professionali, ed anche alla conseguente migrazione dei pazienti e quindi alla perdita di risorse economiche e alla messa in discussione dei sistemi sanitari pubblici. La mobilità è così più diffusa dai più poveri ai Paesi più ricchi, ma anche quelli più ricchi, come Irlanda, Inghilterra, Germania, perdono personale sanitario. Inoltre pochissimi Paesi hanno politiche di migrazione specifica o di accordi bilaterali per il reclutamento dei professionisti della salute.
Errore medico.Tutti i Paesi devono poi dare i conti con il tema dell’errore medico e della connessa responsabilità professionale, ma le soluzioni adottare non sono omogenee. Accanto a quelle di tipo giudiziario esistono procedure che mirano all’indennizzo dei danni prescindendo dall’individuazione della colpa. Solo in Italia si registra una marcata tendenza a ricorrere al penale, con gravi conseguenze sull’immagine del medico. “Tra le nazioni che hanno difficoltà a reperire dati sui diversi aspetti della responsabilità medica – ha affermato Enrico Reginato, Vice Presidente Fems - la percezione degli errori medici come problema da parte dei cittadini è molto elevata in Italia (97%) e in Lituania (90%), alta in Portogallo (77%) e moderatamente alta nella Slovacchia (65%), mentre l’esperienza personale con incidenti negli ospedali è piuttosto bassa eccetto in Lituania dove è piuttosto alta 26%”. I cittadini di questi Paesi sono quelli più preoccupati per gli errori medici (Lituania 70% Italia 60% Portogallo 50%, Slovacchia 41%), ma sono anche i più preoccupati per la sicurezza dei pazienti in ospedale (69% Italia, 65% Lituania, 55% Portogallo). In Slovacchia i cittadini hanno un'elevata fiducia che i medici non facciano errori (83%, mentre in Italia e Portogallo è del 68%, molto bassa in Lituania 35%.
Stipendi diversi e regole differenti. Paese che vai salario che trovi. È proprio il caso di dirlo almeno per quanto riguarda gli stipendi dei camici bianchi nella Ue. Ogni Paese segue una propria strada. Di certo i salari, negli ospedali, incidono sui due terzi dei costi totali, e così il loro taglio rappresenta un metodo immediato per risparmiare. “I dati raccolti sui salari dei medici europei – ha detto Rosario Grosso, Delegato Anaao Assomed alla Fems – riflettono la situazione economica dei singoli Stati e incidono per il 60-65% dei costi totali. L’Italia si posiziona tra i primi Paesi per la retribuzione delle figure apicali, che sono comunque un numero minimo, mentre per le figure intermedie rimane in linea con i paesi dell’Europa occidentale”.
Impervio comparare le buste paga dei medici Ue, anche perché sul fronte contrattuale le differenze tra gli Stati sono numerose e il costo della vita varia da Paese a Paese. In alcuni Stati, come il Lussemburgo, non esistono contratti di lavoro per i medici e la loro retribuzione è decisa in base a rapporti privatistici individuali, in altri Paesi, come la Bulgaria, esiste solo un salario minimo, i livelli superiori sono decisi localmente ed individualmente. In Belgio i medici universitari hanno un rapporto di dipendenza, mentre gli ospedalieri hanno un rapporto di carattere libero-professionale. Comunque dall’analisi dell’Anaao è emerso che in alcuni Paesi - Finlandia, Francia, Germania, Polonia, Slovenia - il salario minimo dei medici è pari al salario medio nazionale; in Belgio, Danimarca, Italia, Olanda e Slovacchia il salario minimo dei medici è superiore al salario medio nazionale; in Austria, Irlanda, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia and Regno Unito, il salario medio è collocato fra i valori minimo e massimo dei salari dei medici; in alcuni casi il salario massimo dei medici è uguale al salario medio nazionale (Grecia e Malta) o persino inferiore (Repubblica Ceca e Ungheria). In alcuni Paesi come Francia e Slovenia, i medici riescono attraverso scatti automatici di anzianità, a raggiungere stipendi consistenti, mentre in altri Paesi lo stipendio è legato alla posizione, come i Consultants inglesi.
30 settembre 2011
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