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Violenza in sanità. Dati ancora scarsi e frammentari. Il reportage sulla rivista dell'Omceo Milano

di Domenico Della Porta

E' di ieri la notizia da parte del Ministero della Salute dell'istituzione di un Osservatorio sulla Sicurezza e Prevenzione della Violenza degli Operatori Sanitari. Per rendersi conto delle dimensioni del problema basta considerare, secondo un’indagine promossa dal sindacato Nursind, che nel primo quadrimestre del 2017, su un campione di 4591 intervistati, 1163 hanno dichiarato di essere stati comunque oggetto di aggressione. 

24 FEB - In trenta milioni di euro è stato stimato il danno provocato agli operatori del settore dagli atti di violenza in sanità riferito al 2012, mentre sono state calcolate in oltre 278mila le giornate di infortunio causate sempre da fenomeni di aggressioni registrati nel 2013. Questi ed altri interessanti elementi sono riportati nel reportage di otto pagine pubblicato sull’ultimo numero (4/2017) della rivista dell’Ordine dei Medici di Milano.
 
Si tratta di un fenomeno sicuramente in crescita intorno al quale, ha detto Filippo Anelli, Presidente FNOMCEO, i dati disponibili sono ancora pochi, non omogenei e frammentari, tanto da accelerare da parte del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, l’istituzione due giorni fa, proprio su nostra richiesta, di un Osservatorio sulla Sicurezza e Prevenzione della Violenza degli Operatori Sanitari. Per rendersi conto delle dimensioni del problema basta considerare, secondo un’indagine promossa dal sindacato infermieri Nursind, i cui risultati sono presenti anche nell’approfondimento dell’Ordine dei Medici di Milano, nel primo quadrimestre del 2017 nelle strutture sanitarie del nostro Paese, su un campione di 4591 intervistati, 1163 hanno dichiarato di essere stati comunque oggetto di aggressione a diverso titolo.
 
Il D.Lgs.81/08 sulla sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di lavoro è sostanzialmente centrato sulla 'salvaguardia' del lavoratore e del suo posto di lavoro, pur considerando che nella lingua italiana con il termine 'sicurezza' si finiscono con il considerare due aspetti ben diversi che, in modo più appropriato, la lingua inglese definisce in modo separato: la ' safety ', che identifica la sicurezza che si occupa della tutela fisica e morale dei lavoratori all’interno dell’azienda e dei clienti che a vario titolo frequentano i luoghi dove l’organizzazione svolge la propria attività, e la 'security', che invece identifica le tematiche concernenti la tutela del personale e dei beni aziendali dall’attacco di terzi. Si potrebbe pertanto infine osservare che la presenza di guardie armate nelle strutture sanitarie (security) riduce il rischio aggressione, ma non elimina l’obbligo del Datore di Lavoro di applicare il D.Lgs.81/08 (safety).
 
L'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro si è occupata in modo esplicito del Rischio Aggressione producendo tre factsheets, consecutivi e tra loro collegati. Infatti per gli esperti di sicurezza il loro ordine cronologico non è casuale: la scheda informativa n. 22 fornisce una guida all'applicazione della valutazione e della prevenzione dei rischi allo stress di origine lavorativa (dichiarando tale valutazione utile anche per affrontare le problematiche legate alle violenza sul posto di lavoro); invece la scheda informativa n. 23 tratta il tema della violenza 'interna' all'ambito lavorativo, ovvero le vessazioni (mobbing); infine la scheda informativa n. 24 tratta il tema della violenza ‘esterna’, specificando che comprende generalmente "gli insulti, le minacce o le forme di aggressione fisica o psicologica praticate sul lavoro da soggetti esterni all'organizzazione, ivi compresa la clientela, tali da mettere a repentaglio la salute, la sicurezza o il benessere di un individuo".
 
In sostanza, per l'Agenzia europea la presenza del Rischio Aggressione nell’ambito sanitario è un dato di fatto certo e preoccupante. Non a caso gli ambienti maggiormente a rischio, sempre secondo l’Agenzia Europea, si concentrano prevalentemente nel settore dei servizi, in particolare le organizzazioni che operano nei settori della sanità, dei trasporti, del commercio, della ristorazione, nel settore finanziario e nell'istruzione. Tuttavia nei paesi dell'UE si cita spesso il settore delle cure sanitarie come uno dei più colpiti.
 
Ecco perché nel Documento suddetto viene precisato che “Il sistema di gestione dei rischi non è, naturalmente, un elegante volume né un espediente per sottrarre le aziende alla responsabilità civile come si potrebbe pensare dalle presentazioni che ne fanno molti sedicenti esperti. L’essenza del processo di gestione dei rischi è la definizione delle responsabilità e dei compiti di tutte le persone interessate alla prevenzione…i cui punti devono essere periodicamente e sistematicamente verificati a garanzia reale del continuo controllo e della progressiva riduzione dei livelli di rischio.” 
 
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali – Università degli Studi di Salerno 


24 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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