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Pensioni Enpam: punto zero a 68 anni per tutti

di Eva Antoniotti

Anche per i liberi professionisti si sposterà da 65 a 68 anni l'età per la pensionedi vecchiaia. E i contributi nel 2024 arriveranno al 22%. Dopo le proposte già fatte circolare per i medici di famiglia e gli specialisti ambulatoriali, si completa il quadro delle riforme previdenziali Enpam.

07 NOV - Interventi importanti sulle pensioni dei medici, per garantire la tenuta dell'Enpam di fronte a due elementi che hanno messo in discussione il sistema: il progressivo aumento della speranza di vita (che cresce di due mesi ogni anno) e il cambiamento delle richieste di garanzia in prospettiva, portata da 15 a 30 anni con la Finanziaria 2007.  
Di questo si è discusso nella seconda giornata del convegno  organizzato a Roma dall’Enpam (vedi i lavori della prima giornata), completando il quadro delle proposte di cambiamenti nei diversi Fondi. Nelle scorse settimane erano state presentate le proposte relative al Fondo della Medicina Generale e al Fondo della Specialistica Ambulatoriale, confermate oggi insieme a quelle relative alla cosiddetta Quota A (contributo obbligatorio pagato da tutti i medici e gli odontoiatri), al Fondo Quota B (libera professione) e al Fondo specialisti esterni.
Tratto comune a tutti i Fondi sarà lo spostamento del punto zero, cioè dell’età in cui si può richiedere la pensione di vecchiaia: dagli attuali 65 anni si arriverà a 68, con un aumento graduale di sei mesi ogni anno a partire dal 2013.
Saranno ritoccate anche le aliquote contributive e i rendimenti, in modo più consistente per i liberi professionisti.
Occorre ricordare che le proposte di cui si discute hanno davanti ancora un iter piuttosto lungo prima di diventare operative e potranno dunque essere ulteriormente modificate. Saranno infatti esaminate dalle Commissioni consultive dei quattro Fondi Enpam (libera professione, medicina generale, specialistica ambulatoriale, specialisti esterni), per poi essere votate dal Consiglio di Amministrazione e dal Consiglio nazionale dell’Ente. Solo dopo il vaglio dei ministeri vigilanti (Salute, Economia e Lavoro) potranno entrare in vigore.

Le novità per i libero professionisti
Il Fondo quota B, relativo alla libera professione, oggi conta quasi 152mila iscritti. Di questi una parte sono liberi professionisti “puri”, e tra questi molti odontoiatri, mentre gli altri hanno anche forme diverse di attività, per le quali partecipano ad altri Fondi Enpam.
Attualmente questo Fondo eroga pensioni solo al raggiungimento dell’età di vecchiaia. Con la riforma, spostata questa età dai 65 ai 68 anni, sarà possibile però anche per i liberi professionisti scegliere di andare in pensione prima, a partire dai 58 anni, ovviamente con una decurtazione della pensione percepita proporzionale all’aspettativa di vita.
Forte la crescita prevista per l’aliquota contributiva: dall’attuale 12,5% l’aliquota salirà dal 2015 di un punto all’anno, fino a raggiungere il 22% nel 2024. Inoltre il coefficiente di rendimento sarà ridotto da 1,75 a 1,5.
Aumenta anche la quota di redditi libero professionali su cui si pagano i contributi: mentre oggi si pagava l’intera aliquota solo fino a 54mila euro all'anno, il tetto si allinea ora a quello previsto dall’Inps, ovvero 93.622  euro. Oltre questa soglia il contributo resta dell'1%.
Per i medici dipendenti verrà mantenuta la possibilità di pagare un’aliquota fortemente ridotta, che oggi è del 2%.

I contributi obbligatori della Quota A
Ancora incerti gli interventi sulla contribuzione obbligatoria, quella pagata da tutti gli oltre
348mila medici in attività, con una quota annuale che varia tra 189 e 1.270 euro, corrispondente a complessivamente a circa un quinto delle entrate contributive dell’Enpam.
Le ipotesi sono una drastica riduzione dell’aliquota di rendimento, oppure il passaggio ad un metodo di calcolo contributivo. In entrambi i casi la pensione prodotta dalla Quota A, che attualmente vale in media quasi 200 euro al mese, si ridurrà in modo consistente. Restano invece invariate le prestazioni assistenziali garantite attraverso questa quota, che vanno dall’indennità di maternità, ai sussidi straordinari in caso di eventi eccezionali, alla pensione minima garantita (al di là dei contributi versati) in caso di invalidità permanente.

Specialisti esterni
Il piccolo Fondo degli specialisti esterni è in netta difficoltà, anche perchè dal 1998 è cambiato il profilo di questi professionisti, non più erogatori in proprio di prestazioni in convenzione con il Ssn ma necessariamente dipendenti da società convenzionate, cosa che ha ridotto di molto il flusso contributivo.
Tra le ipotesi all’esame lo scioglimento del Fondo, con il trasferimento degli iscritti in altre posizioni, o forme trasparenti di sostegno, in vista del suo naturale esaurimento.
 

07 novembre 2011
© Riproduzione riservata

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