Aggressioni ai medici. Onotri (Smi) “Il nuovo Osservatorio non basta”
“Il nuovo Osservatorio ministeriale è una scelta positiva, ma in Sicilia e Puglia servono provvedimenti urgenti per arginare il problema” ricorda lo Smi anche in vista dell’incontro con il presidente della Fnomceo e le altre organizzazioni il prossimo 28 marzo per affrontare il nodo delle aggressioni contro i medici della sanità pubblica
21 MAR - Il prossimo 28 marzo i sindacati medici incontrano il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, sul nodo irrisolto, e sempre attuale, delle aggressioni contro i medici della sanità pubblica. Intanto, le violenze nelle sedi di guardia medica, nei pronto soccorso, negli ospedali, continuano, soprattutto nelle regioni del meridione.
Il Sindacato dei Medici Italiani-Smi pur valutando positivamente l’istituzione dell’Osservatorio ministeriale, chiede al ministro della Salute e alle Regioni di prevedere delle misure urgenti per arginare il grave fenomeno.
“A pochi mesi dalla gravissima aggressione nella guardia medica di Trecastagni – ha sottolineato
Pina Onotri, Segretario generale Smi – in una intervista, Serafina Strano, la dottoressa vittima di quella drammatica vicenda, ha evidenziato come il problema è ancora aperto. Con coraggio ha denunciato come quell’ambulatorio, il luogo dello stupro, dopo tante promesse, sia passato da essere un ‘tugurio di serie C a un tugurio di serie A’. Troppo poco”.
“Il 28 riporteremo questa nostra protesta anche alle istituzioni ordinistiche – ha quindi concluso Onotri – e metteremo sul tavolo il nostro pacchetto di proposte sul quale abbiamo anche ricevuto il sostegno di quasi 30 mila cittadini con una raccolta di firme, per definire con urgenza e avviare politiche di contrasto alla violenza: dal punto di vista delle strutture, spesso fatiscenti e inadeguate, quindi da modernizzare; del controllo del territorio, con le forze dell’ordine, integrate con guardie private e con la video sorveglianza; ma soprattutto con una legge di tutela dei pubblici ufficiali che sia efficace anche per i medici. Ma anche sul piano dell’organizzazione del lavoro”.
21 marzo 2018
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