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Tagli cesarei. Ecco le nuove linee guida dell'Iss. L'Italia resta comunque prima in Europa


Pubblicato dal Sistema nazionale per le linee guida dell’Istituto superiore di sanità, il nuovo documento è rivolto sia ai professionisti che al pubblico. Lo scopo? Ridurre il numero di parti effettuati tramite intervento chirurgico, per i quali l’Italia detiene il preoccupante primato europeo.

28 GEN - Troppi i tagli cesarei che si fanno in Italia: per questa pratica siamo primi in Europa, ma con evidenti differenze tra nord e sud e tra strutture pubbliche e private. Ecco perché, a circa due anni dalla pubblicazione della prima parte della linea guida sul taglio cesareo – focalizzata sugli aspetti della comunicazione tra professionisti sanitari e donne - il Sistema nazionale per le linee guida dell’Istituto superiore di sanità (SNLG-ISS) ha elaborato un nuovo documento. L’argomento? L’appropriatezza del taglio cesareo programmato e d’urgenza. Le nuove Linee guida sono rivolte ai professionisti del settore, ma anche, nella sua versione divulgativa, alle donne in gravidanza e alla pubblica opinione.

I dati sul parto cesareo
“Il parto è un evento naturale, ma vi è sempre più la tendenza a trasformarlo in un intervento chirurgico. In molti casi, oggi, specie in Italia, le donne partoriscono con il taglio cesareo senza un reale motivo di salute”. Queste le parole con cui comincia la scheda divulgativa ottenuta a partire dalle nuove Linea guida “Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole”.
Sono troppi infatti i tagli cesarei in Italia: il 38% del totale nel 2008, percentuale che supera di gran lunga i valori registrati negli altri Paesi europei (che si attestano intorno al 20-25%). Con un enorme variabilità regionale, con proporzioni maggiori al Sud che raggiungono il 62% in Campania, la regione col maggior ricorso al taglio cesareo, e molto minori in alcune regioni del Nord, che si collocano notevolmente al di sotto della media nazionale (24% nel Friuli-Venezia Giulia e in Toscana).
Differenze che si riscontrano anche quando si osservano da vicino i dati suddivisi per differente tipologia amministrativa (pubblico verso privato): la maggiore frequenza di TC si riscontra infatti nei centri nascita privati (61% nelle case di cura private accreditate e 75% in quelle non accreditate) rispetto a quelli pubblici (35%).
In più il volume di questi interventi decresce all’aumentare di quello delle attività del centro nascita, espresso in numero di parti annui. Sebbene la proporzione di cesarei sia aumentata nel tempo in tutte le tipologie di strutture, essa ha raggiunto il 50% del totale delle nascite in quelle con meno di 500 parti e il 34% in quelle con oltre 2500 parti annui.

Le nuove Linee guida
Anche a fronte di questi dati arriva l’intervento dell’Iss. La pubblicazione delle nuove Linee guida – diffuse ai professionisti, ma anche all’intera società – si inserisce nel percorso attuativo dell’intesa Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 relativo alle "Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo". Tra le azioni da implementare, secondo l’accordo, c’è infatti anche l’elaborazione e l’attuazione di linee guida evidence-based.
Il documento nasce dall’esigenza di ridurre il ricorso ad una pratica chirurgica che in Italia ha raggiunto livelli estremamente elevati e che costituisce da anni motivo di dibattito politico-sanitario. Grazie ad una revisione sistematica delle migliori prove disponibili in letteratura – attuata da un panel di esperti che ha formulato i quesiti clinici di interesse prendendo quale riferimento la linea guida prodotta dal National Institute of Clinical Excellence (NICE) del Regno Unito - all’interno documento sono stati affrontati tutti gli aspetti relativi alle indicazioni al taglio cesareo urgente e programmato.
Sotto forma di 13 capitoli e 21 quesiti, e con l’aggiunta di 59 raccomandazioni, sono state sviscerate anche tutte le informazioni sull’efficacia e sicurezza di alcune procedure diagnostiche e di manovre impiegate nella routine clinica, oltre alle possibili ricadute sulle future gravidanze e modalità di parto.

Il contenuto delle Linee Guida
“Se non vi sono controindicazioni, il parto naturale è preferibile al cesareo sia per il benessere della donna che del bambino”, questo il presupposto da cui parte tutto il lavoro.
Le nuove linee guida esplicitano dunque quali siano gli unici casi in cui bisogna ricorrere al taglio cesareo. Si tratta di sole quattro circostanze: quando il feto è in posizione podalica fino alla fine della gravidanza, nonostante le manovre esterne eseguite dal medico sotto controllo ecografico; quando la placenta copre completamente o parzialmente il passaggio del feto nel canale del parto; quando la madre è diabetica e il peso stimato del feto supera i quattro chili e mezzo; quando sussiste il pericolo di trasmissione materno-fetale di malattie infettive (infezione da Herpes simplex virus, da virus dell’epatite C e B e da Hiv/Aids). Invece è da valutare di volta in volta, secondo il documento, il caso dei parto gemellare.
Al centro delle nuove Linee guida, infine, viene posto anche il cosiddetto “sostegno emotivo” da fornire alla madre da parte di una persona di fiducia durante il travaglio.

28 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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