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Epidemiologia. “Ecco come può migliorare lo stato di salute della popolazione”. Intervista a Salvatore Scondotto (Aie)

di Maria Grazia Elfio

"L'istituzione del referto epidemiologico consentirà di rendere più tempestive ed esplicite le informazioni sul profilo di salute delle comunità e di rimuovere gli ostacoli che ad oggi hanno reso assai eterogenea nel nostro Paese la produzione di conoscenze epidemiologiche. Il Ministero della Salute sarà chiamato a breve a emanare apposite linee guida e chiediamo che le società scientifiche ed i cittadini partecipino alla definizione del provvedimento". Così il presidente dell'Associazione italiana di epidemiologia

20 OTT - Il ruolo centrale della sorveglianza epidemiologica nella tutela della salute pubblica è ormai attestato in Italia dalla legge 29 del 22 marzo scorso sull’Istituzione e la disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione. Un passaggio storico assolutamente innovativo che chiaramente conclama la centralità del referto epidemiologico nei rapporti tra cittadini e aziende sanitarie a salvaguardia dello stato di salute della comunità. Ne parliamo con Salvatore Scondotto presidente dell’Associazione Italiana di Epidemiologia.
 
Dr. Scondotto l’istituzione del referto epidemiologico come può influenzare lo scenario sulle dinamiche di salute pubblica?
In maniera strategica e con una portata epocale, perché consentirà di rendere più tempestive ed esplicite le informazioni sul profilo di salute delle comunità e di rimuovere gli ostacoli che ad oggi hanno reso assai eterogenea nel nostro Paese la produzione di conoscenze epidemiologiche.
 
Il referto epidemiologico che informazioni reca esattamente ?
La legge prevede la restituzione di informazioni sotto forma di dato aggregato o macrodato in grado di riflettere lo stato di salute complessivo di una comunità sulla base di una valutazione delle principali fonti relative a tutti gli eventi sanitari di una popolazione in uno specifico ambito temporale e territoriale, ad esempio del numero e delle cause dei decessi, dell’incidenza oncologica, delle ospedalizzazioni, al fine di identificare per tempo eventuali picchi anomali rispetto all’atteso nella diffusione e andamento di specifiche patologie e identificare eventuali origini. Ciò permette di valorizzare i contenuti informativi dei dati sanitari ai fini della produzione di conoscenze condivise tra gli operatori e con le comunità e questo ha un impatto fondamentale sulle decisioni di programmazione della sanità pubblica a tutela dello stato di salute della popolazione.
 
Nonostante gli sforzi del legislatore sulla sorveglianza epidemiologica, persistono ancora elementi di criticità…
Il Ministero della Salute sarà chiamato a breve a emanare apposite linee guida e chiediamo che le società scientifiche ed i cittadini partecipino alla definizione del provvedimento. Il prossimo passo, infatti, è quello di rimuovere gli ostacoli che hanno reso eterogenea nel Paese la produzione di conoscenze epidemiologiche puntando su risorse umane, tecniche e strumentali adeguate e sull’ accesso ai dati sanitari e sociodemografici, anche individuali. Bisogna individuare con precisione i dati necessari per la redazione del referto epidemiologico, ovvero capire quali siano effettivamente disponibili, quale sia la reale possibilità di accesso agli stessi, anche dal punto di vista della regolamentazione della privacy, oltre ad approfondire gli aspetti metodologici e organizzativi, relativi all’adeguamento dei servizi pubblici di epidemiologia (professionalità, competenze,consistenza).
 
Questo richiede figure professionali competenti e qualificate…
Sì. Servono professionisti in grado di interagire con le istituzioni per acquisire le informazioni (dati ambientali, occupazionali, economici ) e, soprattutto, capaci interpretare correttamente tali dati. Occorre poi che esse siano in numero proporzionato rispetto ai carichi di lavoro e abbiano accesso non solo ai dati sanitari e sociodemografici, ma anche a quelli individuali incrociabili tra loro, al fine di ricostruire lo stato di salute della popolazione e AIE (Associazione Italiana di Epidemiologia) sta lavorando in tale direzione.
 
Questo tema sarà al centro di un importante appuntamento in Sicilia …
Sì. L’attuale ruolo dell’epidemiologia nella valutazione dell’impatto dei programmi sanitari, degli effetti sanitari, a breve e a lungo termine, e nella valutazione degli interventi di prevenzione - in un contesto in cui la sostenibilità del servizio sanitario è in discussione, a fronte dell’espansione della domanda e di sfide emergenti - sarà al centro del XLIII Convegno AIE, che si terrà a Catania dal 23 al 25 ottobre prossimi. Si tratta di un appuntamento di portata nazionale da noi organizzato in collaborazione con l’Assessorato Regionale alla Salute, l’Università degli Studi di Catania, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e il CEFPAS di Caltanissetta. 
 
Maria Grazia Elfio

20 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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