Medicina generale. Smi: “I medici del 118 devono accedere al corso di formazione senza discriminazioni”
Il sindacato denuncia come “a seguito dell’approvazione del Decreto Calabria alcuni medici dell’emergenza territoriale 118, risultati idonei ad accedere in extra borsa al corso di formazione in medicina generale senza retribuzione economica, si trovano costretti a dare le dimissioni dal servizio. È una situazione paradossale”
16 SET - “A seguito dell’approvazione del Decreto Calabria alcuni medici dell’emergenza territoriale 118, risultati idonei ad accedere in extra borsa al corso di formazione in medicina generale senza retribuzione economica, si trovano costretti a dare le dimissioni dal servizio. È una situazione paradossale”. È quanto dichiara
Maurizio Borgese, Responsabile Nazionale, Settore Emergenza 118 del Sindacato Medici Italiani (SMI).
“Si tratta di medici con una decennale esperienza, che non possono accedere al corso a causa di una norma presente nell’articolo 11 del DM 7 marzo 2006,che sancisce l’incompatibilità tra il corso di formazione specifica e qualsiasi attività convenzionale”.
“Numerosi colleghi, pertanto, pur non percependo alcuna retribuzione dalla borsa di studio, dovranno rassegnare le dimissioni entro la data dell’inizio del corso di MMG, che sarà il 30 settembre 2020”.
“Molte regioni si troveranno indiscutibilmente in difficoltà, visto anche le innumerevoli carenze di personale. Non si riesce, così, a coprire il servizio di emergenza territoriale EST 118, privando il cittadino di servizi sanitari fondamentali”.
“Per questo il SMI si sta battendo da mesi affinché questa discriminazione non accada. A tal fine abbiamo inviato una lettera sia al Ministero della Salute, sia alla conferenza Stato-Regioni. Quest’ultima ha dichiarato che a breve vi sarà una riunione in cui si affronterà la questione”.
“Per non rischiare di far chiudere, per la mancanza di personale, servizi come il 118 che in questo momento sono essenziali per la gestione del COVID a livello nazionale, il SMI sta svolgendo un lavoro incessante. Non smetteremo d’impegnarci fino a quando non verranno tutelati i diritti dei cittadini, quelli dei medici, che da mesi lavorano sul fronte dell’epidemia senza paura, rischiando il posto di lavoro nonostante un’esperienza decennale sul campo” conclude Borgese.
16 settembre 2020
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