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Viaggio nelle professioni sanitarie. Gli Igienisti dentali, intervista alla presidente Caterina Di Marco

di Lorenzo Proia

“Una figura professionale quasi assente nel servizio pubblico” ma “l’assistenza territoriale è tra gli obiettivi primari del PNRR: puntando alla presenza negli ospedali, nelle case di comunità e a domicilio, si potrebbero ridurre notevolmente le spese terapeutiche e trasformare i bisogni di salute della popolazione dalle attività di cura ad attività di prevenzione”. Di Marco ci spiega anche il legame tra salute orale e “salute sistemica”.

16 SET - Dopo la pausa estiva, continuiamo con il nostro viaggio tra le 19 professioni sanitarie che compongono la FNO TSRM e PSTRP. Oggi siamo a colloquio con Caterina Di Marco, Presidente della commissione di albo nazionale degli Igienisti dentali.

Presidente Di Marco, l’Igienista dentale è una professione da tempo presente nel panorama italiano.
La figura professionale nasce in Italia nel 1978, con l’istituzione della prima Scuola diretta a fini speciali, di durata biennale, presso l’Università di Bari; in realtà nel 1976 la Regione Molise tentò di finanziare un corso biennale che non riuscì ad ottenere alcun riconoscimento giuridico.
In seguito a questo primo riconoscimento della necessità di formazione universitaria dell’Igienista dentale iniziò, da parte dell’Associazione Igienisti dentali italiani (AIDI), rappresentativa della categoria e fondata nel 1981, la ricerca del riconoscimento della professione da parte delle Istituzioni nazionali; nel 2001 si costituisce l’Unione nazionale Igienisti dentali (UNID), altra associazione rappresentativa, che persegue gli stessi scopi.

Nel 1988 venne istituita ad Ancona la prima Scuola regionale e nel 1989 anche altre Università, tra cui Bologna, Siena, L’Aquila e Genova, con decreto rettorale, istituirono la Scuola diretta a fini speciali.

Con il DM n. 30 del 26 gennaio 1988 c’è il primo riconoscimento giuridico della figura e ne venne definito il profilo professionale ed il mansionario, alle dipendenze degli Odontoiatri; tale decreto ebbe vita breve: venne pubblicato e successivamente abrogato per vizio di forma.

Il successivo DM n. 669 del 14 settembre 1994 venne ritirato per discrepanza tra il comma 1 (“alle dipendenze”) e il comma 3 (“in regime di dipendenza o libero-professionale”).

Venne così emanato un nuovo decreto, il DM n. 137 del 15 marzo 1999, con la modifica dell’articolo 1, il quale prevedeva che l’Igienista dentale svolgesse la propria attività “su indicazione” degli Odontoiatri e dei Medici chirurghi legittimati all’esercizio dell’odontoiatria.

La costituzione della Commissione di albo nazionale degli Igienisti dentali a settembre 2020 è il frutto di una stretta collaborazione tra le due Associazioni maggiormente rappresentative, AIDI e UNID, oggi trasformate in Associazioni tecnico-scientifiche.

Attualmente esistono in Italia 30 sedi universitarie e 27 corsi di laurea attivi e vengono formati circa 620/650 professionisti all’anno.
Gli Igienisti dentali che operano sul territorio nazionale sono quasi 8.200, di cui il 55% al nord, il 24% al centro e il 21% al sud.

Si tratta di una popolazione di professionisti giovani: circa il 35% ha meno di 30 anni e il 34% ha un’età fra 31 e 40 anni.
Per quanto riguarda il genere, la professione è stata esercitata per diversi anni prevalentemente da donne, oggi è invece esercitata per il 24% da professionisti di sesso maschile.

Gli Igienisti dentali in Italia sono ancora pochi per soddisfare il fabbisogno professionale: in relazione alla popolazione sono 13 su 100.000 abitanti e l’obiettivo è di arrivare gradualmente a 24 Igienisti dentali su 100.000 abitanti. Tale dato potrebbe risultare ancora sottostimato in futuro, perciò ci riserviamo di monitorare i dati costantemente.

Qual è la vostra collocazione europea e internazionale?
La nostra professione è nata agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, dove il dottor Afred C. Fones nel 1913 fondò a Bridgeport nel Connecticut la prima Scuola di Igiene dentale nel mondo; in Europa è stata la Norvegia nel 1924 ad istituire il primo corso formativo nella facoltà di Odontoiatria dell’Università di Oslo.

L’International federation of dental hygienist è nata nel 1986 ad Oslo e nel 1989 l’AIDI venne accettata a farne parte come membro ufficiale per l’Italia. L’IFDH, che oggi rappresenta gli Igienisti dentali di 30 Paesi, si impegna a promuovere la figura professionale nel mondo affinché la salute orale sia integrata come aspetto chiave della salute generale.

Nel 1999 la rappresentanza italiana della professione (AIDI), è stata co-promotrice della costituzione della European dental hygienist federation di cui oggi fanno parte 23 Paesi, con gli obiettivi di rafforzare e promuovere la professione lavorando per il riconoscimento in tutti i Paesi europei e nelle direttive UE, istituire un quadro comune per l’istruzione (CEF) riconosciuto nelle direttive dell’UE, supportarsi nello sviluppo professionale, scientifico, nel mercato del lavoro, nelle università e tra gli operatori sanitari, promuovere una piattaforma per lo scambio di informazioni. Nel 2015 l’EDHF ha redatto un documento sul Profilo professionale e competenze degli Igienisti dentali in Europa, per contribuire alla modifica della Direttiva 2005/36/CE sulle qualifiche professionali, che purtroppo non è stato ancora adottato da tutti i Paesi membri.

Crede che l’Igienista dentale debba essere maggiormente presente nel servizio pubblico? Il PNRR può essere a riguardo una occasione?
L’Igienista dentale è una figura professionale sanitaria attualmente quasi assente nel servizio pubblico; l’assistenza territoriale è tra gli obiettivi primari del PNRR: puntando alla presenza negli ospedali, nelle case di comunità e a domicilio, si potrebbero ridurre notevolmente le spese terapeutiche e trasformare i bisogni di salute della popolazione dalle attività di cura ad attività di prevenzione.

Il PNRR rappresenta una imperdibile opportunità per rilanciare il SSN e i livelli essenziali di assistenza. Se ben utilizzato, può essere il momento in cui la prevenzione orale viene finalmente messa a disposizione di tutta la popolazione e, soprattutto, a beneficio degli assistiti con vulnerabilità sanitaria e sociale che raramente afferiscono alla sanità privata.

Gli obiettivi sono quelli di elaborare percorsi preventivi e assistenziali integrati per una gestione multidisciplinare, puntando sulla valorizzazione delle Case della salute, su campagne di promozione ed educazione sanitaria nelle scuole, durante i corsi pre-parto e quelli dedicati alla prima infanzia, nonché interventi educativi e preventivi rivolti alle persone assistite e ai caregivers, sia nelle Rsa che in ambito ambulatoriale, ospedaliero, territoriale.

La telemedicina è da considerare come un ulteriore punto di forza, utile al monitoraggio della persona assistita a domicilio e al supporto del caregiver; anche l’adozione di una cartella ambulatoriale che dialoghi in rete permetterebbe una gestione integrata con le altre professioni sanitarie.

A livello universitario possono esserci delle evoluzioni in Italia per ciò che vi riguarda?
Ritengo che gli obiettivi formativi dei Corsi di studio in Igiene dentale siano coerenti con le esigenze del nostro settore e che le competenze finora acquisite dai laureati siano spendibili da subito nel mondo del lavoro, questo grazie anche ad un costante confronto tra rappresentanti della professione e Università.

Tema degli ultimi incontri fra le parti sono state le necessità di apprendimento e di acquisizione di competenze relative alle nuove tecnologie strumentali, finalizzate alle terapie di igiene orale, la necessità di apprendimento, con l’applicazione della legge 3/2018 e successive modifiche dal punto di vista normativo, etico e deontologico ad integrazione dell’offerta formativa, così come l’acquisizione di competenze trasversali.
Quindi i margini di evoluzione sono sicuramente legati a quanto elencato con una particolare riflessione sull’esperienza degli ultimi mesi, dovuta all’emergenza sanitaria. Si sono evidenziati non solo dei punti di debolezza, ma anche dei punti di forza da salvare, potenziare e perpetuare.
Per quanto riguarda la formazione post-base, va da sé che deve essere sempre in evoluzione.

Lo spirito dei master specialistici (per gli Igienisti dentali: “Gestione della salute orale nel paziente special needs” e “Promozione della salute orale perinatale e in età evolutiva”) è proprio quello di andare incontro ai bisogni di salute della popolazione che cambiano nel corso degli anni e ai quali i professionisti sanitari devono prontamente rispondere.

Nonostante la nostra professione abbia espresso due ricercatori universitari nell’ambito del MED/50, auspichiamo che i criteri per l’abilitazione all’attività universitaria possano agevolare gli eventuali candidati in modo da permettere agli Igienisti dentali di favorire la formazione scientifica e la relativa produzione scientifica.

Con quali modalità l’Igienista dentale esercita le competenze che caratterizzano questa professione sanitaria?
Le competenze professionali provengono dal DM 137 del 15 marzo 1999, come ulteriormente avvalorato dalle norme sul corso di studi di alta formazione universitaria, nonché dalla disciplina legislativa sulle professioni sanitarie di cui alle leggi 42/99, 251/2000, 43/2006, 24/2017 e 3/2018:
a) attività di educazione sanitaria dentale e partecipazione a progetti di prevenzione primaria, nell’ambito del sistema sanitario pubblico;
b) compilazione della cartella clinica odontostomatologica e raccolta dei dati tecnico-statistici;
c) ablazione del tartaro e levigatura delle radici nonché applicazione topica dei vari mezzi profilattici;
d) istruzione sulle varie metodiche di igiene orale e sull’uso dei mezzi diagnostici idonei ad evidenziare placca batterica e patina dentale motivando l’esigenza dei controlli clinici personalizzati;
e) indicazione delle norme di una alimentazione razionale ai fini della tutela della salute dentale.

L’igienista dentale svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero professionale, su indicazione degli Odontoiatri e dei Medici chirurghi legittimati all’esercizio dell’odontoiatria.

Nella Mappa delle competenze dell’Igienista dentale, redatta a cura della Commissione regionale per la formazione della Regione Toscana nel 2008 e aggiornata nel 2010 sono declinate e dettagliate le attività in parola.

Le procedure operative svolte in autonomia e responsabilità professionale, in relazione all’indicazione dell’Odontoiatra, prevedono un colloquio iniziale con il paziente con valutazione della documentazione clinica e radiologica alla quale segue la valutazione clinica con screening delle condizioni dei tessuti oro-dentali e parodontali, individuazione dei fattori di rischio e valutazione del rischio di carie e malattie parodontali con pianificazione di strategie preventive personalizzate quali il controllo professionale dell’igiene orale, l’applicazione di agenti remineralizzanti e protettivi dello smalto, trattamento parodontale di supporto per la gestione e controllo del rischio di recidiva o progressione della parodontite, la programmazione di follow-up periodici personalizzati; infine di particolare rilevanza è la motivazione ai cambiamenti comportamentali e stili di vita (abitudini alimentari, fumo, alcool) e l’istruzione all’utilizzo personalizzato degli strumenti di igiene orale per il controllo domiciliare del biofilm batterico.

Attualmente la collocazione dell’Igienista dentale nel sistema sanitario pubblico, nonostante necessaria, è ancora scarsissima; l’attività viene svolta prevalentemente in regime libero professionale presso strutture odontoiatriche private e sono pochissimi gli studi di igiene dentale esistenti nel territorio italiano.

A seguito di una fuorviante interpretazione di una recente sentenza del Consiglio di Stato, è stata messa in discussione l’autonomia dell’Igienista dentale, da esponenti degli Odontoiatri, con il concetto erroneo della necessaria compresenza fisica dell’Odontoiatra durante l’esercizio dell’attività professionale dell’Igienista dentale.

In realtà l’Odontoiatra rileva la sussistenza del bisogno nella persona assistita di ricevere le prestazioni dell’Igienista dentale che, in totale autonomia e con correlativa assunzione di responsabilità, in forza delle norme vigenti, effettua le prestazioni attinenti al proprio profilo professionale.

La normativa concernente le professioni sanitarie (i Decreti ministeriali di istituzione dei profili, le citate leggi 42/99, 251/2000, 24/2017, 3/2018) insieme al riordino stesso degli Ordinamenti didattici e ai Codici deontologici hanno determinato una progressiva evoluzione dei rapporti e dei ruoli con le professioni storiche della salute.

Nella relazione di cura con la persona assistita è necessaria, invece, la sinergia (che non è la compresenza fisica) fra Igienista dentale e Odontoiatra con un rapporto di fiducia basato su informazione e condivisione, collaborazione e cooperazione nel lavoro multiprofessionale, riconoscendo e rispettando i reciproci ambiti di competenze e responsabilità.

Facciamo un passaggio tra salute orale e salute sistemica.
L’idea di un legame tra salute orale e sistemica non è certamente nuova: ormai molti studi scientifici, con diversi livelli di evidenza, compresi quelli sulla genomica, relativi alla composizione del microbioma orale, hanno dimostrato la stretta correlazione tra patologie orali e sistemiche.

Le linee guida della Società europea di cardiologia hanno evidenziato che la malattia parodontale può costituire un fattore di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari, in grado di aumentarne l’incidenza, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predisponenti. La ricerca attuale mostra come il miglioramento della salute orale possa ridurre il rischio di malattia aterosclerotica, con effetti positivi preventivi su eventi cardiovascolari e cerebrovascolari.

La relazione bidirezionale tra diabete e malattia parodontale è avvalorata da diversi studi. L’iperglicemia ha un impatto negativo sulla salute orale, aggravando il decorso della malattia parodontale e, a sua volta, la severità della malattia parodontale influisce negativamente sul controllo glicemico. Chi soffre di parodontite ha una maggiore tendenza a sviluppare il diabete, così come, chi ha il diabete, soprattutto coloro che hanno un controllo glicemico non adeguato (diabete non compensato), hanno il doppio, se non il triplo, delle probabilità di ammalarsi di parodontite. Inoltre, i soggetti con diabete di tipo 2 (insulino-dipendenti) ammalati di parodontite, mostrano valori di emoglobina glicata (HbA1c) più alti, (mediamente + 0,7%) dei pazienti parodontali, non diabetici.

La definizione di un valido protocollo di igiene orale per la gestione del paziente oncologico prima, durante e dopo le terapie è necessaria affinché questi ammalati possano salvaguardare la propria salute orale e prevenire possibili complicanze. I trattamenti antineoplastici, quali radio e chemioterapia, oltre a colpire le cellule tumorali, possono produrre danni anche alle cellule sane, in particolare a quelle della mucosa orale, che rappresentano un target primario della tossicità correlata alle terapie oncologiche, in grado di compromettere la salute e la qualità della vita dei pazienti, fino anche a influire negativamente sul successo terapeutico.

In gravidanza, l’aumento degli ormoni circolanti, il cambiamento della flora sottogengivale e la diminuzione del ph salivare possono influire in maniera negativa sulla salute orale con infiammazione dei tessuti gengivali. La parodontite può inoltre creare esiti avversi quali parti pre termine di neonati sottopeso: la teoria più accreditata è la diffusione ematogena di batteri orali e mediatori dell’infiammazione all’unità materno-fetale.

Negli ultimi anni è stata evidenziata l’associazione fra parodontite ed artrite reumatoide con numerose similitudini nella patogenesi e nella risposta immunitaria: i pazienti più suscettibili all’artrite reumatoide hanno più rischio di sviluppare infezioni a causa di alterazioni del sistema immunitario e di altri fattori esterni o co-morbilità associate, quale la malattia parodontale. In questi pazienti si rende necessario un controllo accurato della salute parodontale per controllare un probabile fattore aggravante della patologia autoimmune.

E’ evidente quanto sia importante la promozione della salute orale sui cittadini di tutte le fasce di età per prevenire non solo le patologie orali, ma anche quelle sistemiche.

Infine il rapporto con la FNO TSRM e PSTRP: lei è anche risultata eletta nel nuovo Comitato centrale.
Dopo un lungo percorso di oltre 20 anni, con la legge 3/2018 siamo arrivati alla nascita della FNO TSRM e PSTRP, una architettura con 19 professioni sanitarie tanto complessa da sembrare quasi una sfida da realizzare: non esiste una realtà simile in altri Paesi del mondo.
Quella che può sembrare una criticità però si può trasformare in una opportunità e in punto di forza, un modello vincente che con il tempo sarà sempre più solido.

Esempi di lavoro di squadra e sinergia delle 19 professioni afferenti alla FNO TSRM e PSTRP: la Costituzione etica, punto di partenza per la revisione in atto dei Codici deontologici, il Documento prodotto per il Tavolo tecnico sull’Allattamento al Seno e il documento sul PNRR.

Per quanto riguarda la Commissione di albo nazionale degli Igienisti dentali, istituita a settembre 2020, la collaborazione è stata immediatamente sinergica e bidirezionale, subito abbiamo percepito il valore istituzionale del progetto: la Federazione ha prontamente accolto e supportato le istanze della professione. Già a metà ottobre 2020 come primo atto della Commissione è stato prodotto il Documento di posizionamento elaborato con i consulenti legali sul tema dell’autonomia e della correlativa responsabilità di ciascun Igienista dentale; a metà novembre, con il supporto della Federazione, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ai lavori del tavolo satellite per la revisione dei Lea del Tavolo tecnico per la formazione, ricerca e programmazione dell’attività odontoiatrica, con particolare riferimento all’odontoiatria pubblica e sociale, istituito presso il Ministero della Salute.

Relativamente alla mia posizione nell’attuale Comitato centrale della FNO nel ruolo di Segretario, ritengo che esso sia di grande valore per almeno due fattori: sia per la professione che rappresento, onorata di poter esprimere un proprio rappresentante in tale posizione, sia per la consapevolezza di essere a disposizione con spirito di servizio, in un ruolo così delicato, di tutte le altre 18 professioni afferenti ai nostri Ordini. Il Segretario è responsabile del regolare andamento degli uffici e ad esso sono affidati l’archivio, i verbali e i registri delle deliberazioni.

Purtroppo, nonostante il grande lavoro che sta affrontando il nuovo Comitato centrale, non è sempre immediata e scontata la percezione che la società civile e i professionisti sanitari colgono.

Comunque, a prescindere da quelli che sono gli impegni e gli sforzi, la Commissione di albo nazionale degli Igienisti dentali, insieme alle Commissioni di albo territoriali, è pronta ad affrontare questa sfida per raggiungere gli obiettivi comuni alle 19 professioni sanitarie con sinergia e dedizione.

Lorenzo Proia
 
Leggi le interviste precedenti: Audiometristi (Cino); Perfusionisti (Scali); Tecnici di neurofisiopatologia (Broglia); Podologi (Cassano); Terapisti occupazionali (Della Gatta); Tecnici ortopedici (Guidi); Ortottisti (Intruglio); Tecnici della riabilitazione psichiatrica (Famulari); Audioprotesisti (Gruppioni); Assistenti sanitari (Cavallo); Dietisti (Tonelli); Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva (Bonifacio).

16 settembre 2021
© Riproduzione riservata

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