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Tutti parlano di medicina… tranne i medici

di Pietro Cavalli

29 NOV - Gentile Direttore,
tutti discettano sulla Medicina, sul suo presente ed il suo futuro. Pare di essere in un ambiente impazzito dove tutti pontificano, tutti gridano, tutti sono privi di dubbi e propongono allo stesso modo soluzioni definitive e correttivi temporanei, in un groviglio di argomenti sensati e deliri da iperpiressia, relegando, come al solito, la figura del medico a quella del servo sciocco e sempre meno rompicoglioni.
 
Come se nell’esercito si zittissero generali, colonnelli, graduati e truppa e comandassero invece i contabili, i “ragiunatt” (come dicono i lombardi), gli ingegneri e i bocconiani esperti di “economia militare” oppure se la ri-organizzazione della giustizia fosse appaltata ai progettisti di software, ai ragionieri e, perché no, ai rappresentanti degli indagati e ai bocconiani esperti di “economia legale” . Escludendo rigorosamente i magistrati (però, magari è un’idea…).
 
D’altra parte qualche responsabilità i medici ce l’hanno pure: incuranti della tempesta che si sta addensando sulla intera sanità pubblica ed affannati a recuperare crediti formativi, i camici bianchi si confrontano sulle apnee ostruttive del sonno e sul trattamento della psoriasi, apparentemente indifferenti all’accerchiamento a 360 gradi ed all’assalto che proviene da tutte le parti, laddove l’avanguardia professionale è talora costituita dalla competizione per sperimentazioni tanto eterodirette quanto redditizie, dalla privatizzazione dell’assistenza extra-ospedaliera all’obbedienza pronta, cieca, assoluta, dalle bizzarrie dell’assessore di turno agli appetiti famelici di nani e ballerine…
 
Stupiscono quindi la passività, la mancanza di identità, orgoglio e visione da parte dei medici e soprattutto dei loro rappresentanti, la non consapevolezza di una profonda crisi professionale, l’indifferenza nei confronti del cambiamento che sta avvenendo davanti ai loro occhi e verso il quale pare ormai stabilito che la miglior soluzione è il faticoso mantenimento delle rendite di posizione.
 
Dall’altra parte e a loro insaputa, una medicina alternativa e popolare si sta impadronendo del web, con un seguito da far impallidire i 1.500 assistiti del MMG mentre il business alternativo delle (para)farmacie spiana la strada ad un diverso modo di interpretare e concepire la terapia medica.
 
Distratti, ammaccati e contusi, i medici ed i loro rappresentanti sono portati ad attribuire la responsabilità di ciò che li sta travolgendo al destino cinico e baro.
 
Tuttavia non è sempre e solo colpa degli altri e, anche se l’oncologo di Piacenza che ha curato a domicilio tutti i suoi pazienti con covid rappresenta al meglio la dignità professionale della maggior parte dei colleghi, quelli che ancora non hanno perso di vista il rapporto medico-paziente, purtroppo altri comportamenti segnalano che per alcuni di noi il limite tra ciarlataneria e professione è diventato molto labile, mentre altri hanno imparato disinvoltamente a ballare con i porcospini.
 
Ovviamente queste righe non rappresentano un’analisi ma hanno solamente la speranza di contribuire a fornire una spassionata quanto parziale descrizione di una pericolosa realtà, che rende impellente la necessità, ben espressa da Ivan Cavicchi in numerosi interventi, di una riflessione profonda sulla “questione medica”, specie in un contesto così fluido e dinamico come quello attuale e del quale sembra che i medici e soprattutto i loro rappresentanti stiano un po’ perdendo il filo.
 
È auspicabile quindi che, a fronte di una situazione così ingarbugliata e affollata da troppi protagonisti, almeno i medici che praticano la Medicina con dignità e coraggio, pretendano dai loro portavoce uno sforzo di analisi ed uno scatto di orgoglio.
 
Sarebbe sconsolante se questo non avvenisse e se, a fronte di questa enorme e pericolosa confusione, l’unica soluzione individuata fosse rappresentata dalla frase “la miglior difesa è l’arrocco”.
 
Pietro Cavalli
Medico


29 novembre 2021
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