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Ho la prescrizione per la Prep e qui comincia l’Odissea

di Nicola Luigi Bragazzi

02 DIC - Gentile Direttore,
vorrei segnalarle una storia che, secondo me, ha del vergognoso, soprattutto nel 2021. Dopo un lungo, travagliato e sofferto percorso interiore, decido di entrare in PrEP (profilassi pre-esposizione), in quanto soggetto a rischio di contrarre l'HIV. E' stato un passo molto difficile perché ho dovuto superare il più tremendo dei giudici che esista su questa terra, cioè me stesso, e non è stato facile conciliare la mia (attualmente irrequieta) sessualità con la mia spiritualità/religiosità.
 
Decido però che sia per me la cosa migliore e più giusta da fare, anche perché essendo omosessuale e soggetto ricettivo dell'atto sessuale ("bottom") non posso sempre fare affidamento sul partner che indossi il preservativo. PrEP, oltre a essere molto efficace nel prevenire HIV/AIDS secondo molti studi clinici randomizzati controllati (con un tasso di efficacia maggiore del 99%), è anche un ottimo strumento di "bottom empowerment".
 
Prenoto, quindi, una visita infettivologica. L'infettivologo mi visita e mi prescrive la PrEP, ritenendomi eleggibile alla chemioprofilassi. Voglio sottolineare come il collega infettivologo sia stato bravissimo: non ho avvertito un atomo, che fosse solo uno, di giudizio. E' stato estremamente professionale, deontologicamente compliante, e non giudicante/non stigmatizzante.
 
Una volta ottenuta la prescrizione, mi reco in farmacia. Qua iniziano i problemi. La farmacista mi squadra, rilegge più volte il nome del farmaco e con la collega bofonchia che quasi mai per non dire mai ha ricevuto persone richiedere quel farmaco. Perché la sua farmacia è una farmacia seria, e loro non tengono "quelle cose".
 
Mi chiede più volte se davvero e perché io abbia bisogno di quella roba. Poi dice che non ha quel farmaco e deve ordinarlo e che costa circa 700 euro al mese (mentre in verità il farmaco costa 60 euro al mese). Ero stato pre-avvertito dal collega che taluni farmacisti "giocano" sulla reale cifra del trattamento (ci sono, in effetti, alcuni preparati che contengono quei principi attivi, - emtricitabina/tenofovir disoproxil - e costano 10 volte tanto) e, pur potendo economicamente permettermelo, ringrazio la farmacista ed esco.
 
Altre farmacie, storie simili: nessuno ha sentito parlare di quel farmaco oppure non ce l'hanno, anche perché chi mai dovrebbe averne bisogno? Alla fine provo l'ultima farmacia, che mi dice di provare con una farmacia ospedaliera e non pubblica.
 
Torno quindi in ospedale e vado nel reparto dispensazione farmaci. Qua trovo un farmacista, che scruta più volte la ricetta. Lui, almeno, il farmaco sembra conoscerlo. Mi fa obiezioni sul tipo di ricetta. Chiama l'infettivologo che me l'ha prescritta. Lo chiamo anche io. "Caro, sono desolato. Devi venire qua, in farmacia ospedaliera. Vogliono parlarti". Alla fine, mi innervosisco e dico al farmacista: "Guardi che sono un medico e non c'è comunque nessun motivo per cui non debba avere quel farmaco". Gli racconto la mia Odissea alla volta di ottenere la PrEP. Alla fine ho il farmaco, ma ho dovuto confrontarmi con cavilli e difficoltà burocratiche e, soprattutto, un nemico ben peggiore: lo stigma. Che non è assolutamente accettabile in un professionista sanitario.
 
Gentile Direttore, Le ho scritto questa storia per vari motivi:
1) non ho nessun problema a fare coming out: sono un medico e scienziato omosessuale e bottom;
2) vorrei che sempre più persone conoscessero la PrEP, in quanto è uno strumento di prevenzione dell'HIV/AIDS assolutamente straordinario;
3) vorrei che avere la PrEP non fosse un'Odissea, ma fosse un accesso semplice e diretto, piuttosto che estremamente complicato e persino stigmatizzante/giudicante.
 
Dr. Nicola Luigi Bragazzi
Medico Chirurgo, Igienista, epidemiologo e modellista matematico di malattie infettive
Ricercatore Universitario
Socio AMIGAY aps


02 dicembre 2021
© Riproduzione riservata

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