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Dai clinici spunti e proposte di grande rilievo

di Giancarlo Pizza

16 GIU -

Gentile direttore,
ho letto, su Quotidiano Sanità di ieri le osservazioni del Dott. Maffei alle proposte del Forum dei Clinici ospitate su QS e mi pare necessario effettuare alcune puntualizzazioni. Scendiamo nel concreto. Credo che ci si debba mettere d’accordo una volta per tutte su alcune cose: sono i medici sul campo che vedono quali sono i problemi sul tappeto. I medici ospedalieri si occupano di acuzie. Non tutte le acuzie si risolvono in un processo di cura una tantum eseguito in ospedale.

La fase post-acuta va affidata al Territorio, ai Medici di Medicina Generale titolari del cittadino paziente. MMG organizzati come si vuole ma interconnessi accuratamente con i medici specialisti ospedalieri pronti a ricevere nuovamente il cittadino paziente sui cui si dovesse osservare di nuovo un pericolo di riacutizzazione. Discettare sulla scarsa occupazione dei posti letto generalizzando i numeri non rende giustizia alla realtà del problema. Di quali posti letto parliamo? A quali specialità si riferiscono? Credo sia difficile non riconoscere che sia i posti letto che numeri dei medici siano stati abbondantemente “tagliati” negli ultimi anni. Confermo ancora una volta la mia opinione che la centralità delle cure deve essere attribuita alla struttura ospedaliera rivista ed attualizzata con le incrementate complessità. Sarà una deformazione professionale legata ai miei 40 anni di medico ospedaliero, ma lo confesso. Come medico ospedaliero, ribadisco confesso, sono sempre stato “interconnesso” con il Territorio (una “Entità”?).

Ma quando dico Territorio intendo il medico di medicina generale titolare del cittadino paziente.

Il rapporto del medico ospedaliero con il Collega MMG titolare è la sola garanzia di corretta continuazione delle cure. Papa Francesco dice cose condivisibili sulla universalità gratuita delle cure e non può che riferirsi all’accesso alle cure necessarie indipendentemente dal censo, colore della pelle, religione e quanto altro. La medicina privata ben venga ma che si accolli anche la presa in carico di tutte le patologie, anche quelle meno redditizie.  Non va dimenticato che la medicina privata ha come obiettivo il guadagno, certamente onesto e doveroso altrimenti non vi sarebbero investimenti nel suo settore.

Mancano medici ed infermieri. Telemedicina ben venga, ma se la si scambia per il toccasana ci si sbaglia. Un’informazione “telematica” deve avere un ricevente. E il ricevente chi è? Un “triagista”? Qualcuno posto lì a ricevere, si certo. Medico, Infermiere? Poliziotto come al prossimo 119? Bene. Riceva pure. Ma se non conosce il paziente e la sua storia clinica potrà dare risposte non perfettamente calibrate sul “bisognoso” di cura.  Anche se ci dovesse essere un fascicolo sanitario elettronico ben curato. Poi, diciamo la verità, siamo un paese densamente popolato e vicini gli uni agli altri, mica in alto mare o nel deserto così lontano dai Centri di cura. Sulla telemedicina si faranno certo tante cose, ma personalmente, avendola considerata da tempo, non mi attendo granché.

Mi si consenta di riprendere dall’articolo di Maffei di ieri su QS alcune considerazioni: “Ieri sono state riportate qui su QS le analisi e le proposte del Forum di 30 Società Scientifiche di Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, presentate nel corso della stessa giornata in un meeting virtuale.  L’articolo consente attraverso le parole del Coordinatore del Forum, Alfredo Cognetti, di farsi una idea precisa delle idee di questo autorevole think tank di clinici, espressione di un ampio ventaglio di discipline specialistiche.” E ancora ”Il Forum non fornisce un contributo specifico. Se quelle riportate ieri sono “davvero” le posizioni dei clinici italiani e di chi forma i medici all’Università c’è da preoccuparsi molto”.

Ebbene, a me pare che il “forum” abbia puntualmente espresso una serie di considerazioni e proposte di grande rilievo inserendosi nel dibattito attuale (DM70 e DM71 ancora in attesa). Posizioni espresse da chi opera concretamente sul campo ed affronta quotidianamente i problemi dei pazienti. Mi si lasci concludere che sarei molto preoccupato, per contro, se la soluzione dei nostri problemi dovesse essere demandata a funzionari che, per quanto persone stimate e stimabili, oltre che per bene, non potrebbero che avere una visione non perfettamente centrata sulla realtà. Una cosa sono i numeri e le carte; altro è il paziente che vediamo e che non sappiamo come gestire per mancanza di risorse. Se 37 miliardi di euro sottratti alla sanità negli ultimi anni son pochi, e se quei numeri di personale sottratto son pochi, come ricorda Cognetti, allora non abbiamo niente da dirci. E continueremo ad alloggiare su sponde opposte e credo neanche dello stesso fiume.

Dott. Giancarlo Pizza

Vicepresidente OMCeO Bologna



16 giugno 2022
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