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Perché serve misurare il fabbisogno di personale

di Claudio Maria Maffei

21 DIC -

Gentile Direttore,
c’è un ricco filone di pensiero (e di scrittura) che qui su QS tratta alcune misure per la programmazione e la organizzazione dei servizi sanitari come fossero misure illogiche frutto della aberrante cultura di alcuni funzionari nemici dei cittadini e degli operatori. Queste posizioni sono molto utili ad animare il dibattito su come recuperare la drammatica deriva cui sta andando incontro il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Sono molto meno utili per trovare soluzioni ai problemi alla base di quella deriva, il primo dei quali è sicuramente oggi la drammatica carenza di personale. Non a caso, i bersagli preferiti di questo ricco e autorevole filone di pensiero sono di questi tempi i tetti di spesa del personale e i criteri per il calcolo del fabbisogno di personale entrambi oggetto di un Decreto in corso di approvazione.

Questo Decreto tenta di mettere a punto una metodologia per il calcolo del fabbisogno di personale delle varie figure in modo da utilizzarlo in via sperimentale per orientare l’incremento di personale verso le aree veramente carenti. Nel farlo il Decreto prova a mettere assieme gli aspetti programmatori e di organizzazione del lavoro a partire dall’ospedale e dalla assistenza domiciliare integrata.

Di questo Decreto vi sono alcuni aspetti critici su cui lavorare a partire dalla premessa: esso viene proposto per la gestione da parte delle Regioni di un incremento facoltativo del tetto di spesa del personale davvero clamorosamente inadeguato rispetto alle esigenze del SSN.

Stiamo parlando, infatti, di un incremento del tetto di spesa del personale pari al 5% dell’incremento annuo del Fondo Sanitario Regionale, che si aggiungerebbe al 10% dello steso incremento riconosciuto in precedenza.

Stiamo parlando di incrementi certamente inadeguati rispetto alle esigenze del SSN, come del resto sono inadeguati i suoi livelli di finanziamento complessivi. Quindi che il SSN sia sottofinanziato e che i tetti di spesa del personale siano di conseguenza sottodimensionati non è cosa che si possa discutere. Vale invece la pena di discutere nel merito l’esistenza di un tetto di spesa per il personale e il modo in cui stimare il fabbisogno di personale.

E’ stato scritto di recente da Ornella Mancin qui su QS che i tetti di spesa del personale vanno aboliti e anzi sono la prima mossa che il Ministro dovrebbe fare se davvero vuole dare seguito seriamente alle sue promesse di investimento del personale.

Quanto ai criteri per il calcolo del fabbisogno di personale Ivan Cavicchi ha scritto qui su QS che “quando i parametri per definire il fabbisogno di personale sono esclusivamente definiti in modo teorico ai minuti di assistenza che servono non per curare dei malati in organizzazioni complesse e integrate ma per curare le malattie in organizzazioni tayloristiche in questo caso i parametri in questione sono tutti irrimediabilmente farlocchi.”

Partiamo dagli standard per il fabbisogno di personale che sono la logica premessa dell’esistenza di un tetto di spesa del personale. Immagino che sia considerato da tutti logico che si tenti di stimare il fabbisogno di personale per figura, disciplina e area di attività, visto che questa stima è la base per programmarne la formazione e per identificare le aree di attività sottodimensionate quanto a risorse umane.

E’ altrettanto scontato che si tratti di operazione complessa che ha bisogno il contributo di tanti per essere gestita in modo adeguato. Il Decreto in corso di approvazione è discutibile, anzi discutibilissimo in molti passaggi, ma liquidarlo come fa Cavicchi non mi sembra utile, ma ancor prima mi sembra disinteressato a entrare nel merito.

Sostenere che è tutto basato sui minuti di assistenza vuol dire che non è stato letto (i minuti di assistenza si riferiscono al solo personale del comparto, definizione che peraltro non mi piace) e considerare i minuti di assistenza come espressione di una visione tayloristica dell’assistenza temo sia addirittura offensivo.

Leggo che nel gruppo di lavoro dell’Agenas ci sono Paola Di Giulio, Luisa Saiani e Maria Grazia De Marinis (Professore Associato la prima oltre che Vice Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e Professori Ordinari la seconda e la terza di Scienze Infermieristiche Generali e Cliniche).

Per un rapido ripasso sui minuti di assistenza come stima della intensità del carico assistenziale e strumento per gli standard per una assistenza ospedaliera sicura rimando ad un vecchio allegato di QS del 2011. Se lo riterranno utile altri esponenti della cultura e della professione infermieristica lo aggiorneranno molto più autorevolmente di me e meglio di me valuteranno la natura farlocca del suo utilizzo.

Quanto al tetto di spesa del personale usarlo come base per determinare il fabbisogno “ulteriore” di personale mi sembra misura di buon senso, come mi sembra di buon senso legare la stima del fabbisogno al rispetto di vincoli programmatori e di standard organizzativi. Se ci sono proposte migliorative non farlocche saranno le benvenute.

Claudio Maria Maffei



21 dicembre 2022
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