Gentile Direttore,
nel nostro Paese la percentuale di sopravvivenza per tutti i tumori maligni a cinque anni dalla diagnosi è del 46,7% per gli uomini e del 57,7% per le donne: valori che si collocano al di sopra della media europea. La conseguente cronicizzazione del decorso clinico di alcune patologie tumorali ha generato la necessità di individuare, ed erogare, interventi integrativi e complementari agli standard terapeutici per la prevenzione e la gestione dei sintomi correlati al tumore.
Tra questi la fatica è uno dei sintomi che con maggiore frequenza caratterizza e accomuna il percorso clinico delle persone con malattia tumorale. Questo sintomo si sostanzia in una sensazione soggettiva persistente e stressante di spossatezza e stanchezza correlate alla malattia e ai trattamenti che interferisce con le normali attività di vita quotidiana, non è proporzionale all’attività effettuata e molto spesso non migliora con il riposo e il sonno.
Tra i possibili interventi per il trattamento della fatica correlata al tumore vi sono quelli non farmacologici oggetto peraltro della Linea Guida proposta e realizzata dall’Associazione Italiana di Infermieri di Area Oncologica (AIIAO).
Come sottolineato dal Dr. Rosario Caruso, presidente di AIIAO in una in una recente intervista a “L’Infermiere Online”, questa Linea Guida, pubblicata nel Sistema Nazionale Linee Guida nel febbraio scorso, è il risultato di un lavoro sinergico tra l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), la Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO) e la Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie (SIMG).
Otto le raccomandazioni emerse:
Si tratta di interventi che, come indicato dalla letteratura, rappresentano la prima opzione di trattamento ed è quindi auspicabile la loro declinazione integrata in tutti i contesti operativi a favore di tutte le persone che presentano il sintomo attraverso un’erogazione personalizzata e finalizzata degli stessi.
Marina Vanzetta