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Tirocini psicologi e laurea abilitante. Mancano dirigenti nel Ssn, preoccupati per il futuro dei nostri giovani

di Ivan Iacob

06 APR -

Gentile Direttore,
noi dirigenti psicologi siamo molto preoccupati per i giovani iscritti alle facoltà di Psicologia che, nei prossimi anni, dovranno fare il tirocinio. Come Aupi, cercheremo di fare il possibile per aiutarli. Abbiamo molto a cuore il futuro dei nostri giovani.

E non si può non essere preoccupati preoccupazioni rispetto alla drastica diminuzione dei dirigenti psicologi nel servizio sanitario nazionale che, inevitabilmente, pone anche un problema nella formazione dei futuri psicologi iscritti all’Università che, per diventare tali, devono effettuare il tirocinio pratico valutativo (Tpv) in contesti clinico sanitari pubblici e privati convenzionati.

La legge n.163 dell’8 novembre 2021 ha disposto che l’esame finale, per il conseguimento della laurea magistrale in Psicologia, abilita all’esercizio della professione di psicologo. A tal fine, l’esame finale comprende lo svolgimento di una prova pratica valutativa delle competenze professionali acquisite con il tirocinio interno ai corsi di studio.

Una scelta che tutto il contesto psicologico attendeva da tempo perché l’esame, così come era concepito, risultava essere solamente un fardello. Finalmente, la formazione pratica dello studente è stata inserita all’interno della formazione.

Eppure i corsi di laurea - e forse anche la stessa psicologia italiana - non si sono fatti trovare pronti. Questi i dati Mur del 2022: sono 25.100, gli studenti dei corsi di laurea in psicologia, interessati al Tpv in Italia.

Un numero enorme, che dovrà effettuare una parte significativa del tirocinio presso le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, dove, inevitabilmente, non sarà facile trovare un numero adeguato e sufficiente di tutor.

Situazione destinata a divenire più complessa poiché, a seguito della pandemia da Covid, si è registrato un aumento delle iscrizioni a Psicologia, arrivando a toccare il 43% all’Università Bicocca di Milano nel 2019, ma anche a una maggiorazione del 38%, ad esempio, all’Università di Catania”.

In passato, le sedi del tirocinio comprendevano i presidi del Servizio Sanitario Nazionale, i privati accreditati e soggetti privati non sanitari convenzionati con l’Università.

Oggi le lauree abilitanti, così come previsto dall’articolo 1, comma 4, del decreto interministeriale 654/5/7/22, prevedono che parte di tali attività venga svolta presso strutture sanitarie pubbliche o private accreditate e contrattualizzate con il Servizio sanitario nazionale.

La questione che si pone, però, è la drastica diminuzione dei dirigenti psicologi nel Ssn, a fronte di una accresciuta richiesta di psicologia.

La pandemia da Covid - questo è innegabile - ha fatto scoprire che i bisogni psicologici sono assolutamente bisogni primari e molte aziende sanitarie continuano a non garantire un adeguato turn over.

Stando agli ultimi dati pubblicati dal Mef, nel 2020, ad esempio, si registra in Italia un calo del 12% di dirigenti psicologi presenti nel Servizio Sanitario Nazionale.

Eppure, parte del tirocinio deve essere effettuato all’interno del servizio sanitario pubblico e presso le strutture private accreditate, visto che la legge n. 3 del 2017, inserisce la figura professionale dello psicologo nell’alveo delle professioni sanitarie.

Questa problematica legata alle mancate sostituzioni per i servizi sanitari rischia di impedire a tanti giovani di terminare il ciclo di studi. Li obbliga, purtroppo, a rimanere fermi mesi in attesa di trovare una sede disponibile per il tirocinio.

La norma, in effetti, non lascia molto spazio alle interpretazioni: una parte significativa de tirocinio pratico valutativo deve essere svolta, come detto, in contesti clinici sanitari pubblici e strutture private accreditate.

Il documento approvato dalla Conferenza della Psicologia Accademica, il 10 novembre 2022, cerca di risolvere, in modo discutibile il problema della disponibilità di un numero adeguato di sedi di tirocinio, prevedendo 5 tirocinanti in contemporanea per tutor. La necessità di tutelare i pazienti e di garantire la riservatezza e l’efficacia degli interventi, pone delle limitazioni che mal si conciliano con la numerosità del tirocinanti.

Inoltre molto spesso, si dimentica quanto inadeguati siano gli spazi disponibili nelle strutture sanitarie pubbliche.

Stando sempre al documento approvato dalla Conferenza Accademica, il tutor si troverebbe di fronte ad una serie di attività nuove quali: l’introduzione del tirocinante nei diversi contesti dell’attività professionale (rapporti con istituzioni, rapporti interpersonali, dotazione tecnico-strumentale); la supervisione e verifica dell’esperienza svolta dal tirocinante attraverso un costante monitoraggio, aiuto nella comprensione critica e apporto di suggerimenti e correzioni a integrazione dell’esperienza; infine, la valutazione consuntiva del tirocinio che tenga conto dei risultati conseguiti dal tirocinante e della sua capacità di integrazione all’interno del contesto istituzionale in cui è stata svolta l’esperienza.

La gran parte della problematica è lasciata alla convenzione tra Ordine territoriale e Università che, nel tentativo di permettere agli studenti di laurearsi, prendono in considerazione la possibilità di accreditare anche gli studi privati.

Il tentativo si scontra con il fatto che, accogliere un tirocinante aggrava gli studi privati di costi economici e burocratici, così come si rileva dalla lettura dell’interpello n.1 del 2 maggio 2013, con cui il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha fornito precisazioni in relazione all’applicazione delle disposizioni concernenti l’obbligo della sorveglianza sanitaria dei soggetti stagisti, tirocinanti.

In buona sostanza, la sorveglianza sanitaria, per uno studio privato, potrebbe risultare un peso economico estremamente gravoso e burocratico esponendo i titolari degli studi a possibili violazioni del decreto legislativo n. 81 del 2008, con conseguenti risvolti penali.

Sono sorpreso di come il mondo accademico e ordinistico stiano sottovalutando l’impatto che genera la difficoltà ad individuare un numero di posti sufficienti dove effettuare il tirocinio secondo la nuova normativa. Mi rendo comunque disponibile a collaborare con le rappresentanze istituzionali della categoria e con i mondo accademico per individuare risposte idonee.

Come Aupi, ci stiamo occupando della questione, con l’obiettivo di trovare soluzioni che permettano un percorso continuo e un’esperienza di tirocinio che sia realmente formativa, non solo professionalmente, ma anche umanamente. Porteremo queste istanze sui tavoli ministeriali e ovunque sia necessario, perché non si può limitare il futuro ai giovani laureandi, né trasformare il tirocinio in un’esperienza superficiale.

Ivan Iacob

Segretario generale dell’Associazione Unitaria Psicologi Italiani



06 aprile 2023
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