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Bene il riconoscimento degli osteopati con qualifiche accertabili per competenze ed esercizio

di Nicola Manta

20 APR -

Gentile Direttore,
noi medici specialisti vogliamo osteopati competenti per poter collaborare insieme nel rafforzare i sistemi di prevenzione in favore della Salute. Come giustamente riferito dal Ministro Schillaci, il potenziamento di tutti i presidi preventivi non consentirà solo una prioritaria erogazione dei servizi a chi più necessita, ma anche una maggiore consapevolezza della cittadinanza sull’orientamento delle prestazioni secondo gli effettivi bisogni.

Affermo per esperienza pluriennale che gli osteopati con adeguata qualifica possano trovare uno spazio a loro confacente nel programma volto a razionalizzare l’offerta e ad indirizzare i pazienti mediante linee guida virtuose di collaborazione sanitaria interprofessionale. Infatti, la loro non è soltanto un’attività di contatto manuale volto a ridurre alterazioni e garantire la funzionalità delle strutture mobili del nostro organismo. Gli osteopati più competenti ed accreditati stabiliscono col paziente un’alleanza terapeutica con finalità educative, di cooperazione nell’orientamento, mediante attenzione alle diverse sensibilità e con umile attenzione al contesto non solo biologico ma anche psicologico e sociale. Una attitudine, quest’ultima, sempre meno disponibile da parte di molti operatori sanitari, costretti come siamo a gravose responsabilità operative e a prestazioni dai ritmi sempre più intensi.

Conditio sine qua non è rappresentata, tuttavia, dall’alta competenza dei nuovi professionisti, i cui Piani di studi possano rapportarsi alle migliori pedagogie internazionali e alle indicazioni dell’O.M.S., al posto di eventuali scorciatoie che negherebbero ogni potenzialità della nuova professione al punto da dubitare della sua effettiva necessità. La competenza degli osteopati è assolutamente diversa da quella dei fisioterapisti, come diverse sono le rispettive funzioni: la prima orientata alla prevenzione, la seconda alla riabilitazione. Eventuali commistioni renderebbero precaria la collaborazione della medicina specialistica con entrambe le figure professionali, anziché consentire protocolli di cura differenziati, da adeguarsi alle più disparate indicazioni e con parallela e ben definita responsabilità sanitaria.

Quanto sottolineato al vostro quotidiano dal Provider ECM IEMO e dall’Associazione ADOE trova, pertanto, tutta la mia condivisione. La fretta di giungere a una decretazione che possa definire un corso di studi inadeguato nel vano tentativo di sanare nel breve tempo il maggior numero di operatori sedicenti rischia, infatti, di annullare ogni prospettiva futura non solo per la stessa professione ma, soprattutto, per la collaborazione interdisciplinare a beneficio dell’utenza. Ben differente dignità scientifica e di governo rivestirebbe, viceversa, l’analisi delle migliori competenze accreditate nel settore e il riferimento a queste per definire sia Piani di studi che requisiti delle migliori esperienze di esercizio dell’osteopatia.

Dott. Nicola Manta

Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Responsabile Chirurgia Artroscopica U.O. Gin 1 IRCCS Ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio Milano



20 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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