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Trapianti e sport. Le altre lettere

di L.Barbin, C.Squillace e A.Bottini

18 OTT - La questione sollevata dalla ricerca sull'attività sportiva nei trapiantati ha sollevato molta attenzione tra i lettori. In particolare tra fisioterapisti e laureati in scienze motorie. Dopo le lettere pubblicate nei giorni scorsi ecco altri tre contributi giunti tra ieri e l'altro ieri in redazione.

Le ragioni delle Scienze motorie/1
Gentile Direttore,
con la presente, doverosamente, replichiamo alla lettera del Fisioterapista Fulvio Vitiello in merito alle infondatezze da quest'ultimo riportate in modo che i Lettori possano avere un' informazione quanto più aderente alla realtà e non solo a come esclusivamente "alcuni" la vorrebbero.
 
A) l'Esercizio Fisico è e resta "Esercizio Fisico": non "Fisioterapia"! E che Esso si chiami "Ginnastica" (generale o specifica), "Attività Motoria", "Attività Sportiva", "Attività Fisica" o "Attività Fisica Adattata", per LEGGE, lo stesso viene impartito, condotto e progettato dai LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE (Decreto Legislativo n. 178/1998).
B) Se l'Esercizio Fisico assurga poi a diventare un vero e proprio "Farmaco" ciò non è assolutamente di competenza delle "Professioni Sanitarie" e dei Fisioterapisti nella fattispecie che alla classe Medica sono sottoposti, bensì proprio a quest'ultima, a cui compete DECRETARE cosa sia meglio per la Salute dei Cittadini: sia generale che specifica, anche nel caso dei "trapiantati".
C) Il profilo professionale dei Fisioterapisti: Decreto Ministeriale n. 741/1994, NON CITA IN ALCUN MODO che ad essi spettino competenze di tipo "Fisico" o "Motorio" correlate alla Progettazione, Conduzione e Verifica delle "Attività Fisiche" o dell'Esercizio Fisico in generale, inteso come Attività rivolta al Cittadino in qualsiasi stato di Salute Egli si trovi. A Tal fine infatti, lo Stato Italiano, ha voluto destinare ai Laureati in Scienze Motorie e non ai "Fisioterapisti" tale funzione disciplinandola appunto con il Decreto Legislativo n. 178/1998. In tale Decreto, alla lettera b) del Comma 2, Art. 2 il legislatore specifica che:
Art. 2 D.Lgs. n. 178/1998 - Istituzione del corso di laurea in scienze motorie - 2. Il corso di laurea in scienze motorie e' finalizzato all'acquisizione di adeguate conoscenze di metodi e contenuti culturali, scientifici e professionali nelle seguenti aree:
a) didattico-educativa, finalizzata all'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado;
b) della prevenzione e dell'educazione motoria adattata, finalizzata a soggetti di diversa eta' e a soggetti disabili;
c) tecnico-sportiva, finalizzata alla formazione nelle diverse discipline;
d) manageriale, finalizzata all'organizzazione e alla gestione delle attivita' e delle strutture sportive.

Ciò è valido ed ha valore ovviamente in Tutta l'Unione Europea e anche nel resto del Mondo Civilizzato. Perciò dire in Italia che che l'Esercizio Fisico spetti ai Fisioterapisti è un eresia, del tutto infondato e sconfessato sia dall'Italia stessa che dalla Comunità Scientifica e pure dall'Unione Europea.
RingraziandoLa per l'Attenzione porgiamo Distinti Saluti Egr. Direttore, confidando che la nostra replica sia pubblicata in modo che i Lettori possano essere messi a conoscenza solo della Realtà dei fatti e non delle fantasie di un Fisioterapista deluso dalla propria professione o della sua stessa classe professionale che da ormai 20 anni vede nell'Altro solo un "nemico", un "avversario" ovvero un "concorrente".
La Salute è una cosa seria: una condizione di Pubblico Dominio, rappresenta un' Istituzione, un Bene di Tutti. Non spetta ai Fisioterapisti dire "a chi" o "come" Essa vada ad essere rivolta o somministrata o peggio "che cosa" possa essere rapportato alla stregua di un "farmaco". Ai fisioterapisti spetta esclusivamente la parte di propria competenza: la "Fisioterapia" appunto, già abbastanza articolata e complessa mentre a noi Laureati in Scienze Motorie spetta la parte dell'Attività Motoria: Preventiva, Educativa ed Adattata, altrettanto articolata e complessa. SOLO ai Medici, nella figura istituzionale specifica del Minisitero della Salute spetta dire "a chi" e "che cosa" sia utile o necessario per la Salute, le Leggi esistono ed è obbligo di Chiunque farle rispettare!
 
Dr. Luca Barbin
Vice Presidente Nazionale DMSA
Associazione Dottori in Scienze Motorie

 
Le ragioni delle Scienze Motorie/2
Gentile Direttore,
a seguito della lettera inviata dal mio collega Alessio Pavan, che condivido in toto, e pubblicata da Voi il 17 ottobre c.a., credo sia opportuno integrare delle informazioni che rafforzano i contenuti della stessa.
Esprimendo gratitudine alla vostra redazione per aver dato voce alla categoria Scienze Motorie che come già detto da Alessio, ancora poco conosciuta rispetto al fisioterapista, volevo solo aggiungere un’informazione necessaria a completamento del quadro descritto dal nostro collega.
Dopo la laurea magistrale si ha modo di accedere anche ad un percorso di alta formazione come il Master o Dottorato di Ricerca (PhD) in Scienze Motorie.
 
Per trasparenza nel mio caso ho avuto la possibilità di conseguire il titolo di PhD presso l’Università di Urbino riuscendo a fare, durante il triennio ,anche un’esperienza di ricerca all’estero. Di queste realtà ce ne sono ancora poche ma rafforzano ulteriormente la nostra categoria nel rispetto ed integrazioni di tutte le altre in nome di una “multidisciplinarietà” tanto declamata ma sul campo poco applicata.
Spero di aver fatto cosa gradita alla mia categoria e a quanti ancora vedono solo ombre sulla nostra professione che vuole operare, come dice bene Alessio, nel rispetto di quanti orbitano attorno al mondo dell’esercizio fisico, dell’attività motoria e dello sport!
 
Dr. Cesare Squillace, PhD
Dott. in "Scienze e Tecniche dell'Attività Motoria Preventiva e Adattata"
Dott. di Ricerca in "Metodologie Molecolari e Morfo-Funzionali applicate all'Esercizio Fisico"
Vice Pres CESIA (Clinical Exercise Specialist Italian Association)
Vice Pres Kinesia aps


Le ragioni della Fisioterapia
Egregio Direttore,
a seguito della pubblicazione sulla vostra testata dell’articolo “Trapianti. Lo sport migliora salute e qualità di vita dei pazienti", è sorta una querelle(l’ennesima) tra Fisioterapisti e Scienziati Motori e Sportivi; il punto della questione è: l’esercizio fisico è un farmaco o non lo è?
Siccome da ultimo avete pubblicato il parere di un Dottore in Scienze delle attività motorie e sportive, vogliate consentire anche a me, che sono un giovane studente in Fisioterapia all’Università di Pisa prossimo alla laurea, di esporre il mio.
 
A parer mio, giova sempre chiamare le cose con il loro nome, senza addentrarci nella logica tutta italiana di ribattezzare ogni cosa più e più volte con nuovi termini: il farmaco è una cosa, l’esercizio fisico è un'altra; a riprova di ciò, il farmaco per i più si acquista in farmacia dal farmacista, l’esercizio fisico in senso lato, invece, ha la sua peculiarità nell’ essere fisiologico, a basso costo ed accessibile a tutti.
 
Per la collettività la parola farmaco è associata ad un qualcosa di esogeno, di naturale o di sintetico, avente effetti in taluni casi positivi ed in altri negativi(anche gravi) e che proprio in virtù di ciò non sempre è visto di buon grado; per contro, l’esercizio fisico ai più appare un qualcosa di endogeno, di naturale, con cui si mettono in risalto le qualità neurofisiologiche e bio-meccaniche dell’essere umano.
Vero è che l’esercizio fisico in senso stretto deve essere un qualcosa di strutturato e di adattato alle caratteristiche individuali, come del resto lo sono tanto altre cose inerenti non solo alla sfera della salute dell’individuo, ma anche per esempio a quella della sua formazione ed istruzione(si pensi al lavoro prezioso che svolgono gli insegnanti di sostegno nelle nostre scuole).
 
Vero è anche che l’esercizio fisico si presta a più scopi: terapeutico ed in questo caso le figure preposte sono quelle sanitarie del Medico, del Fisioterapista, del Terapista Occupazionale, del Terapista della Neuro Psico Motricità dell’età evolutiva e del Podologo, sportivo non agonistico con finalità ludico-ricreativo e di prevenzione primaria ed in questo caso la figura preposta è lo Scienziato Motorio e Sportivo, sportivo agonistico ed in questo caso la figura preposta è sia lo Scienziato Motorio e Sportivo sia gli Istruttori/Allenatori formati dalle rispettive Federazioni.
 
Ecco, quindi, che l’esercizio fisico così come è cardine delle terapie delle professioni sanitarie di cui sopra, lo è anche delle attività motorie e sportive facenti capo agli Scienziati Motori e Sportivi, con la differenza che in quest’ultimo caso la finalità non è terapeutica bensì sportiva agonistica e non agonistica.
Lo sport, infatti, può essere il mezzo ludico per la socializzazione, la formazione, la prevenzione primaria(si pensi per esempio ai bambini in sovrappeso/obesi), la trasmissione di valori universali(lotta alle discriminazioni/emarginazioni, alle sostanze stupefacenti, al doping ecc.); viceversa non può essere il mezzo per la somministrazione di terapie fisiche.
Perché allora ci ostiniamo a non chiamare le cose con i loro nomi appropriati?
Si vuol forse rinnegare che il normatore abbia chiamato il corso di laurea “Scienze Motorie e Sportive” ed i suoi discenti Dottori in Scienze Motorie e Sportive?
Si vuol forse rinnegare il significato dell’operatore logico “e” interposto tra le parole Motorie Sportive, il che equivale a dire sia l’uno(il movimento) sia l’altro(lo sport) applicati contemporaneamente?
Si vuol forse rinnegare che la parola Fisioterapia altro non significa che il movimento a scopo terapeutico?
Si vuol forse rinnegare che i corsi di laurea delle professioni sanitarie sono professionalizzanti poiché prevedono in itinere tirocinio con giudizio su paziente ed esame di stato per l’abilitazione nel rispettivo profilo?
Si vuol forse rinnegare che il normatore ha autorizzato la fruibilità del corso di laurea in scienze motorie e sportive anche su piattaforma telematica(Università Telematica San Raffaele, ndr), possibilità preclusa per ovvie ragioni ai corsi di laurea delle professioni sanitarie?
Si vuol forse rinnegare che la denominazione internazionale del corso di laurea sia “Scienza dello sport, dell'attività fisica, dell'educazione fisica e sportiva”?
 
Perché allora una volta tanto non mettiamo da parte Shakeaspeare ed il suo “Romeo e Giulietta”(..che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo) e facciamo nostra la locuzione latina “conveniunt rebus nomina saepe suis”(spesso i nomi sono appropriati alle cose/persone cui appartengono): se si chiama “esercizio fisico” e non invece “farmaco”, ne discenderà che non sono la stessa cosa.
Se non altro facciamo per la salute dei cittadini, che già adesso fanno fatica ad orientarsi nella “giungla” dei nomi.
Perché invece di spendere energie per coniare nuovi nomi con cui ribattezzare tutto e tutti, non ci adoperiamo per chiedere al normatore di promuovere l’attività sportiva non agonistica tra la popolazione italiana(ed in particolar modo fra i giovani), a partire dalla sua introduzione nella scuola dell’infanzia ed in quella primaria come insegnamento curriculare?
 
Forse perché si preferisce rinnegare che il ruolo dello Scienziato Motorio e Sportivo attiene alla formazione ed educazione dell’individuo, e non invece al trattamento dei suoi disagi?

Adriano Bottini

 

18 ottobre 2012
© Riproduzione riservata

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