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Trapianti e sport. Le precisazioni di Nanni Costa

di Alessandro Nanni Costa

16 OTT - Gentile direttore,
ho letto con attenzione le osservazioni di Daniele Sacca relative all’attività fisica nel paziente trapiantato. È davvero opportuno aprire una riflessione anche sugli aspetti che Sacca ci ha indicato, non per contraddirli ma per chiarire e informare i trapiantati e l’opinione pubblica su quello che stiamo facendo.
 
Un primo aspetto: la persona che ha ricevuto un trapianto si definisce paziente non per una diminuzione delle sue capacità, ma perché la guarigione di cui è portatore richiede una terapia mirata che dovrà assumere cronicamente per contrastare il rigetto, frequentemente, gli effetti collaterali della terapia immunosoppressiva. Non dimentichiamo, inoltre, che il trapianto arriva dopo anni di una grave patologie che spesso ha lasciato residui cronici.
Un secondo aspetto non meno importante: i primi sostenitori dell’attività fisica e/o dell’attività sportiva come scelta terapeutiche sono gli stessi trapiantati che con le loro associazioni, non solo in Italia, sono molto attivi. Basti pensare che attualmente esistono, per numerose discipline sportive, i campionati mondiali, i campionati europei, i campionati nazionali organizzati dalle associazioni dei pazienti in particolare, nel nostro paese, dall’associazione ANED SPORT.
 
Proprio dalla loro esperienza e dai nostri studi abbiamo potuto verificare, numeri alla mano e con anni di lavoro, che l’attività fisica e sportiva non rappresenta di per sé un “farmaco” ma, se caratterizzata da una prescrizione controllata, una terapia. Il modello da noi utilizzato per il paziente trapiantato è stato messo a punto in pazienti affetti da altre patologie croniche come il diabete o le malattie del cuore. Questa è la politica del Ministero della Salute e di alcuni Assessorati e porterà sicuramente a ottimi risultati.
 
E, ancora, una nota: il progetto di ricerca “Trapianto… e adesso sport” è pubblico e gestito del Sistema Sanitario Nazionale, non prevede sponsor privati né costi aggiuntivi per il cittadino. I partner di progetto hanno collaborato a titolo gratuito.
Infine è vero che lo sport non rappresenta un farmaco in senso classico, ma certamente un’attività fisica controllata è fondamentale per la salute e il benessere psicofisico di diverse categorie di pazienti. Con i trapiantati lo stiamo dimostrato con i dati scientifici ottenuti dal nostro studio.
 
Alessandro Nanni Costa
Direttore del Centro Nazionale Trapianti
 


16 ottobre 2012
© Riproduzione riservata

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