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Trapianti e sport. Ma perché non si parla apertamente di fisioterapia?

di Fulvio Vitiello

16 OTT - Gentile Direttore,
la vicenda suscita un contributo che reputo necessario, vista la risposta del Dr. Nanni Costa, Direttore Nazionale Centro Trapianti, a Daniele Sacca che ricordava che l'esercizio fisico non è un farmaco.

Quello che vorrei far notare a tutta la comunità scientifica ed all'opinione pubblica è che, quando il Dr. Nanni Costa giustamente sostiene che l'esercizio fisico, se non un farmaco, è sicuramente una terapia, non può che riferirsi a chi fa dell'esercizio terapeutico il proprio strumento professionale: il Fisioterapista.

Purtroppo quanto sostenuto riguardo le persone che hanno subito un trapianto d'organo è solo una parte di questo fenomeno: attività fisica ("adattata") viene proposta per parkinsoniani, persone affette da sclerosi multipla, persone con esiti di artroprotesi, persone con scompenso (!!!) cardiaco, addirittura con esiti di ictus cerebri!

Quello che sta succedendo in Italia (e solo qui, sic!) negli ultimi anni è il tentativo di privare i Cittadini di alcuni interventi sanitari di Fisioterapia e derubricarli ad "attività fisica" o "esercizio fisico", salvo poi ribadire la necessità di controllo medico e di volerne regolare, al pari di un farmaco, la posologia. E' di questo che il nostro Paese ha bisogno?

In tutto il mondo il Fisioterapista è il professionista che si occupa dell'esercizio fisico come terapia.
Ed anche in Italia il Legislatore lo ha previsto per legge.
Che l'attività fisica abbia benefici (e necessari) effetti sulla salute degli individui è sicuramente fuori di ogni dubbio, ma che persone con problemi di salute attivi (tanto da richiederne il controllo medico e la necessità di somministrare l'esercizio fisico "al pari di un farmaco") possano fare ginnastica e non Fisioterapia, secondo la mia modesta opinione significa solo una cosa: privare i Cittadini di una presa in carico sanitaria per ridurne i costi.

In realtà, non solo questo: a quali operatori non abilitati all'esercizio professionale vengono inviate persone cui deve invece essere garantita una presa in carico sanitaria che, si noti bene, non è detto che debba avvenire obbligatoriamente a carico del SSN?
E questo accade per persone che, in barba a quanto sostenuto dai fautori di questo approccio, non sono clinicamente stabili, tanto da richiederne la "supervisione medica" e di trattare l'esercizio fisico, appunto, "come un farmaco", cioè prescriverlo e regolarne la somministrazione.
Non si sta aggiungendo qualcosa ai Cittadini, lo si sta togliendo.
Si sta sostituendo la Fisioterapia con la ginnastica.
Gli amministratori pubblici abbiano il coraggio di dirlo, ai rappresentanti dei Cittadini.
Abbiano la correttezza di esporgli quale è l'offerta sanitaria per i loro problemi, nelle diverse fasi, acuta, post-acuta, cronica e di mantenimento, nonché di prevenzione.

Solo successivamente, a mio avviso, potranno annunciare con gran squillo di trombe che a questi servizi già attivi se ne aggiunge un altro, cioè la ginnastica.
Tutti saluteremmo questa introduzione come un evidente vantaggio nello sviluppo della prevenzione, anche secondaria.
In alternativa, l'esercizio fisico come terapia esiste già e si chiama Fisioterapia.

Fulvio Vitiello
Fisioterapista
 

16 ottobre 2012
© Riproduzione riservata

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