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Bambini iperconnessi

di Paolo Siani

30 OTT -

Gentile direttore,
al congresso nazionale della Società italiana di Pediatria appena conclusosi a Torino è stato affrontato il tema dei bambini iper-connessi e sono stati presentati i dati di un’indagine condotta alcuni mesi fa, con la collaborazione di Fondazione Carolina, che ha coinvolto 850 famiglie che hanno risposto a un questionario on line. I genitori dichiarano di aver bisogno di supporto nella gestione del rapporto dei figli con il digitale: il 70% nella fascia 0-2 e l’87% della fascia 11-15 anni vorrebbe avere maggiori informazioni da parte dei pediatri. I dati sono particolarmente allarmanti soprattutto per la fascia di età 0-2 anni.

Infatti, il 26% dei genitori che ha partecipato all’indagine permette che i propri figli utilizzino i device in autonomia in questa fascia di età, percentuale che sale al 62% per i bambini tra 3 e 5 anni. Inoltre, una famiglia su quattro nella fascia di età 0-2 anni e una su cinque, nella fascia 3-5 anni, si affida all’intelligenza artificiale per far addormentare i propri figli, con ninne nanna prodotte dagli assistenti vocali. Sappiamo che c’è una correlazione tra il precoce utilizzo dello smartphone e peggiori risultati scolastici. In particolare, chi ha ricevuto lo smartphone in età scolare ottiene performance significativamente inferiori nei test di italiano e in matematica. Con l’aumento dell’esposizione aumenta la probabilità di manifestare deficit dell’attenzione e di concentrazione, povertà lessicale, difficoltà nello sviluppo della memoria e della creatività, e più in generale difficoltà dell’apprendimento.

È stata osservata anche un'associazione dose-risposta tra un maggiore tempo trascorso davanti allo schermo già all'età di 1 anno e ritardi nello sviluppo nella comunicazione e nella risoluzione dei problemi all'età di 2 e 4 anni. Dai risultati dell’indagine emerge inoltre la scarsa percezione delle famiglie dei rischi circa l’uso improprio della tecnologia digitale: dai sintomi della dipendenza, ai principali pericoli in termini di salute psicofisica (come sexting e grooming). In particolare, alla domanda su cosa sia il sexting, il 66% dei genitori della fascia 6-10 anni non ha saputo fornire risposta.

La Società italiana di pediatria, la Federazione medici pediatri e l’associazione culturale pediatri stanno lavorando alla definizione del bilancio di salute digitale da affiancare ai normali bilanci di salute. Il pediatra aggiungerà alle guide anticipatorie che fanno parte della quotidiana attività ambulatoriale e che riguardano le tappe dello sviluppo e della crescita del bambino, i comportamenti e gli stili di vita salutari, anche le informazioni sull’uso corretto dei device e dei social. Le evidenze disponibili sugli effetti negativi sulla salute, intesa nel senso più ampio del termine, dimostrano quanto il fenomeno sia da considerare un serio problema di salute pubblica.

Infine, una recente ricerca segnala che i bambini esposti per più tempo ai device facevano parte di contesti sociali svantaggiati, madri giovani, con basso livello di istruzione, reddito basso, spesso affette da depressione post partum. Invogliare le mamme, i papà, i caregiver a leggere libri ad alta voce è un’azione virtuosa che apporta innumerevoli benefici ai bambini e alle bambine già dai primi mesi di vita ma anche prima di venire al mondo. Una buona pratica che rafforza la diade genitore-bambino, facilitando “quell’attaccamento sicuro” così importante per i bambini e i caregiver.

Affidare alla tecnologia questa pratica vuol dire sottrarre un tempo molto importante e significativo alla relazione genitori-bambino decisiva per una crescita sana ed equilibrata delle bambine e dei bambini. Ma è necessaria anche una specifica formazione nell’ambito delle scuole di specializzazione: infatti l’87% pediatri volontari che hanno partecipato alla fase pilota ritiene necessaria una formazione scientifica in ambito di salute digitale dei minori.

Paolo Siani

Direttore UOC Pediatria
Ospedale Santobono Napoli



30 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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