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Le classifiche ospedaliere in un Servizio Sanitario Nazionale, in una medicina che dovrebbe essere senza mercato

di Franco Cosmi

30 OTT -

Gentile Direttore,
le classifiche ospedaliere incalzano e periodicamente ne viene sfornata una. Anche quest’anno, come ogni anno, abbiamo quella dell’Agenas. La modalità treemap utilizza indicatori in grado di misurare i volumi di attività degli ospedali e gli esiti e di evidenziare le criticità delle realtà assistenziali per singola struttura. L’informazione del beneficio e del danno di un determinato intervento in un determinato ospedale in un determinato territorio è fondamentale nel processo decisionale condiviso che ogni singolo paziente ha diritto nella scelta di dove farsi curare.

La migliore cura possibile è determinata dal rispetto delle linee guida scientifiche, dall’esperienza e competenza del medico, dalle preferenze e credenze del paziente, ma soprattutto, se non vogliamo essere ipocriti, dalle concrete possibilità assistenziali dell’ospedale e del territorio dove uno vive. È stato detto che “è passato il tempo di non fare classifiche”. Ammettiamo che questo concetto sia giusto e in effetti il rendere noto la probabilità di beneficio e di danno di un determinato intervento in una specifica struttura è sacrosanto nella informazione al cittadino.

La classifica è senz’altro doverosa in un sistema sanitario privato perché aiuta il cittadino nelle scelte di Mercato. Come la consideriamo in un sistema non di mercato dove l’offerta è determinata da considerazioni politiche e burocratiche e non imprenditoriali? Come la consideriamo in un Servizio Sanitario Nazionale, come il nostro, dove le scelte sono di Stato o di Regione, dove dovrebbe funzionare sia il singolo ospedale, sia il territorio ma soprattutto la rete ospedaliera e territoriale? Come la consideriamo nelle patologie tempo-dipendente dove è difficile scegliere per il cittadino in quale Ospedale Migliore andare? Perché io che sono di Perugia devo andare in un Ospedale che non è considerato tra i migliori secondo questa classifica? Già sapendo che vado in un Ospedale considerato dagli esperti non migliore come può essere il mio stato d’animo? Se le cure non hanno un esito favorevole sono autorizzato a pensare che ci può essere stato qualche sbaglio? E così via.

La classifica e magari più appropriatamente la conoscenza della probabilità di esiti in termini di beneficio e danno in una determinata struttura, in una medicina di mercato serve giustamente a far scegliere meglio il cittadino. E’ una banale legge di mercato. In una medicina senza mercato come dovrebbe essere il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe aiutare a specificare la rete assistenziale migliore e a correggere prontamente le criticità riscontrate.

Se ogni anno declamiamo sempre gli stessi Ospedali migliori e deploriamo sempre gli stessi Ospedali peggiori, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona o che fa comodo che non funzioni. Perché, se ho un infarto in un bel posto come Sanremo devo accontentarmi di andare in un Ospedale considerato tra gli 8 peggiori e fare l’angioplastica in tempo non adeguato? Non dovrebbe essere l’Agenas a dirlo ma chi è responsabile di quella struttura sanitaria. Perché i Direttori Generali degli Ospedali non migliori non vengono licenziati e sostituiti da quelli che li possono rendere migliori? Mi rendo conto che sono domande retoriche e che in un Servizio Sanitario cosiddetto Nazionale ma con venti sistemi regionali diversi è ipocrita o per lo meno ingenuo pensare ad una vera rete ospedaliera e territoriale dove tutti hanno la possibilità delle cure migliori e non la necessità di doversi arrangiare. Però sognare non costa niente e se sono molti a sognare qualcosa può anche succedere.

Franco Cosmi

Medico in pensione
Perugia



30 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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