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Dovremmo avere più infermieri in Parlamento

di S. Maranesi

19 NOV - Gentile Direttore,
leggendo le lettere scritte dal Dr. Luca De Marzio e dal Dr. Marco Bugne, denoto una visione interessata ai mutamenti attuali sanitari richiesti da un sistema in trasformazione quale quello sanitario. Questo è appagante, poiché la necessità di cambiamento non è insita e vista solo dai professionisti sanitari, generando un possibile conflitto di interesse, ma viene dichiarata indispensabile anche da persone al di fuori della realtà sanitaria.
 
Ammiro il Dott. Sergio Abbati, che citando Florence Nightingale rende evidente il punto di partenza del percorso formativo del ruolo Dirigenziale infermieristico che ancora oggi in trasformazione e miglioramento con l’attuale laurea magistrale e possibili master di secondo livello in programmazione nelle Facoltà Universitarie Italiane.
Gli attuali dirigenti delle professioni sanitarie, hanno svolto tale impegno, e lo svolgono tuttora, dopo un iter formativo ben definito, che certifica le competenze richieste per essere un Dirigente.
 
Nelle attuali aziende sanitarie i Dirigenti delle professioni sanitarie, si contano sulle dita di una mano, e facendo due conti, non credo siano un peso al bilancio delle aziende sanitarie, ma una risorsa indispensabile per dare voce ai bisogni di quei malati che fino a poco tempo fa erano considerati soggetti passivi della cura.
Il modello paternalistico che vede il Medico in posizione di centralità, è in procinto di un abbandono “traumatico” per alcuni professionisti portando con sé la nostalgia di un sistema che non metteva mai in discussione il loro operato.
E’ auspicabile un dibattito che generi una trasformazione costruttiva e non "ostruttiva" fra tutti i soggetti coinvolti nel processo di cura poiché importanti ed essenziali.
Come cita il Dr. Luca De Marzio, esiste una lobby parlamentare di 250 soggetti che difende la corporazione medica, dunque sarà difficile un’imminente trasformazione che come per magia metta in ordine un sistema attualmente vetusto.
 
Pertanto, preso atto di tale realtà rappresentativa delle camere, mi domando se non è forse auspicabile alle professioni sanitarie mettersi in gioco a livello parlamentare al fine di dare voce ai bisogni sanitari di una popolazione in trasformazione, che richiede un nuovo sistema maggiormente modellato alle esigenze assistenziali espresse e richieste. 
“Omnia tempus habent” e forse ora è il tempo per le professioni sanitarie di avere il coraggio di mettersi in gioco in prima linea.

 
S. Maranesi
Infermiere
 

19 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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