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I tagli alla sanità e le ricadute di genere

di Maria Ludovica Genna

02 DIC - Gentile Direttore,
il “gender-auditing” è una pratica di rendicontazione sociale attraverso la quale si inserisce la prospettiva di genere nella programmazione economica delle politiche pubbliche, valutando l’impatto di ogni decisione sulle condizioni di entrambi i generi, maschile e femminile. Nel frattempo si continua a parlare di nuovi tagli alla sanità nell’ottica nazionale di rivisitazione della spesa e ci si sforza di immaginare nuove soluzioni riorganizzative. E allora mi pongo la domanda se non sarebbe più giusto introdurre in maniera incisiva il gender auditing nei bilanci sanitari nel rispetto della gender-mainstreaming, che individua la prospettiva di genere come cardine basilare di ogni azione politica, economica e sociale.

Rileggo le riflessioni ancora attuali delle studiose Francesca Bettio, Annalisa Roselli e Giovanna Vingelli che in una ricerca del 2002, commissionata dalla Fondazione A.J Zaninoni, sottolineano che uomini e donne si trovano ad interagire in due sottosistemi, quello del lavoro retribuito, oggetto di minuziosa attenzione, e quello del lavoro di cura, “sistematicamente ignorato dalle statistiche, dall’analisi economica e dalle decisioni politiche”. L’inclusione della prospettiva di genere in tutte le fasi di progettazioni delle politiche e dei programmi pubblici, l’utilizzo metodologico delle statistiche disaggregate per sesso ai fini di evidenziare l’eventuale risultato diverso di uno stesso provvedimento partendo dall’analisi dei bisogni, l’applicazione della gender budget analysis, ovvero l’analisi delle spese e delle entrate riferite a uomo e donna, potrebbero essere azioni fondamentali per il ridimensionamento della persistente neutralità del bilancio pubblico, da alcuni definita cecità in quanto non mirata a valorizzare la diversità tra uomini e donne per capacità, ruoli sociali e responsabilità.

Il gender-auditing si pone, quindi, come verifica del grado di equità tra i sessi, oltre che dell’efficienza delle politiche pubbliche, inserendosi come strumento innovativo di cambiamento nel sistema sanitario nazionale. Secondo studi svolti nel corso degli anni si è evidenziato che nessuna nazione tratta in modo equivalente le donne e gli uomini e che la condizione femminile può dirsi globalmente peggiore di quella maschile in qualsiasi Paese.

La mancanza di equità globale si riflette anche sulla vulnerabilità delle donne in termine di tutela sanitaria  e di informazione e accesso ai servizi sanitari. Rivisitare il sistema sanitario nazionale in ottica di genere determinerebbe beneficio all’intera popolazione perché potrebbe evidenziare le discriminazioni ancora esistenti studiando la relazione tra i bisogni sanitari delle donne in relazione allo status economico-sociale e potrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze con azioni trasparenti, efficaci ed efficienti attraverso una utilizzazione più equa e naturale delle risorse.
 
Maria Ludovica Genna
Dirigente medico. Segretaria Organizzativa Regionale Campania - Coordinatrice Gruppo Donne Anaao-Campania

02 dicembre 2013
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