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Farmacisti non titolari e previdenza. Penalizzati i liberi professionisti

di Barbara Bellini

20 DIC - Gentile direttore,
mi chiamo Barbara, sono una farmacista libera professionista e vorrei portare alla luce, con questa lettera, la situazione drammatica in cui versano anche i farmacisti liberi professionisti in Italia, obbligati da sempre a pagare una quota Enpaf intera essendo assimilati alla categoria dei professionisti titolari di farmacia, mentre i profitti non sono affatto paragonabili!
 
Vi espongo la mia situazione e dopo deciderete voi se la mia lettera merita considerazione:
 
"Ho 37 anni, lavoro in regime libero professionale dal 2008 ed ho già versato 6 anni di quota contributiva Enpaf intera (circa 24.000 euro). Prima per 3 anni sono stata dipendente ed  ho pagato la quota di solidarietà, quindi perduta!
 
Poiché 3 mattine alla settimana insegno chimica e scienza dell’alimentazione in un Istituto Superiore pago 2 casse pensionistiche (Inps ed Enpaf). L' Enpaf non mi consente nemmeno un minimo di riduzione in quanto la professione di insegnamento, secondo loro, non è assimilabile all'ambito farmaceutico (anche se in realtà per i docenti universitari che insegnano nelle facoltà di farmacia o CTF non è così, questi ultimi possono accedere alla riduzione anche dell’85%  e il Regolamento non distingue circa la disciplina d’insegnamento!).
Oltretutto, negli ultimi 2 anni, gli importi delle fatture si sono notevolmente ridotti per non dire dimezzati.
 
Inoltre la penalizzazione è totale in quanto svolgendo servizi troppo spezzettati tra le diverse farmacie non sempre  riesco a raggiungere i 6 mesi più 1 giorno richiesti dall’Enpaf a dimostrazione dello svolgimento dell’attività professionale annuale (e l’attività va dimostrata per minimo 20 anni), ma del resto la libera professione prevede questo, l'essere disposti a girare sempre per prestare un servizio diverso!
Le Asl non mi certificano i periodi svolti se ogni volta le varie farmacie non inviano i fax per il periodo di servizio, e vi assicuro che doverlo fare ogni volta che si lavora pochi giorni in una farmacia o le 1-2  notti del turno è davvero impossibile.
 
Ma non è finita qui, come messo più volte in rilievo, all'art.24 del Regolamento Enpaf è riportato che in caso di non raggiungimento dei requisiti pensionistici minimi si può richiedere la restituzione dei contributi versati ma solo fino al  2003,  e gli altri contributi versati in seguito?
Considerando che ho 37 anni potrebbero potenzialmente non restituirmi 140.000 euro... e ben di più se si considerano i puntuali aumenti annuali!
Non è nemmeno stato previsto di accorpare questi contributi versati nella cassa Inps.
 
Chiedo con questa lettera la possibilità di poter collaborare in qualche modo tutti insieme, per poter cambiare delle situazioni di furto legalizzato che stanno affliggendo noi liberi professionisti, i neo-laureati e stagisti e i dipendenti di farmacia in genere!
 
Farmacisti di tutta Italia, siamo una categoria di persone di valore, al servizio della comunità 365 giorni all’anno, uniamo le nostre voci al fine di ottenere una legislazione dignitosa, che consenta l'integrazione nel mondo del lavoro e il benessere di tutti.
 
Dr.ssa Bellini Barbara

20 dicembre 2013
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