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La ‘Via Crucis’ di un giovane medico per trovare lavoro

di Angelica Parodi

09 MAR - Gentile direttore,
vorrei riportare alla ribalta due problematiche che complicano il già difficile percorso ad ostacoli che è il trovare un lavoro per un medico, soprattutto se giovane.

Mi riferisco in primis alla legge 114 del 2014 che all’articolo 4 tratta della mobilità volontaria e obbligatoria e che modifica sostanzialmente la disciplina della mobilità volontaria. Da agosto 2014, infatti, per accedere alla mobilità sono necessari non solo la disponibilità dell’amministrazione accettante ma anche il nulla osta dell’amministrazione cedente, che può essere negato perché non più legato alla sua sostituzione con il preavviso di un mese come disposto dal CCNL. In Liguria, ma di per certo anche nel resto d’Italia, alcune Aziende non concedono più il nulla osta ai medici, rendendo così vano ogni avviso di mobilità (esperire le procedure di mobilità costituisce principio inderogabile prima di bandire un concorso pubblico) con dispendio di tempo e soldi pubblici e creando quindi situazioni di gravissimo disagio organizzativo.
Si arriva al paradosso per cui le aziende prima di fare ogni selezione chiedono il “nulla osta preventivo”, cioè chiedono di allegare alla domanda fin dall’inizio il nulla osta dell’azienda, il quale può evidentemente essere ritirato successivamente in base alle mutate esigenze aziendali.

Senza parlare del fatto che, come già sottolineato precedentemente in questa Rubrica, il blocco della mobilità a livello interregionale determina l’aumento della disoccupazione anche nelle regioni cosiddette virtuose, perché i neolaureati avranno meno chance di trovare posto. Infatti il venir meno della mobilità comporterà il blocco del flusso di rientro dei colleghi provenienti dalle regioni soggette a blocco del turn over. Oltre l’ovvio problema organizzativo nessuno parla del grave malessere del collega che trova frustrate le sue legittime aspirazioni dopo che magari era stato costretto a fare un concorso lontano da casa (per il blocco del turn over o per la carenza di posti a disposizione per la sua specialità) ed ora, pur in presenza di un posto disponibile, si vede negare la possibilità di avvicinarsi.

Il secondo aspetto su cui voglio focalizzare l’attenzione è quello del “paradosso delle equipollenze”, che di nuovo frustra le possibilità di trovare un lavoro per tanti giovani medici neo specialisti. Mi spiego meglio con un esempio pratico: in questo momento la stragrande maggioranza dei concorsi banditi è per il Pronto Soccorso, quindi per gli specialisti in Medicina d'Urgenza o branche equipollenti, mettendo di fatto fuori gioco tanti colleghi specialisti in branche affini. Ora, abbiamo mai indagato se nel corso di studi delle prime (delle branche equipollenti) ci siano specifici moduli sull'urgenza? E siamo sicuri che sia più “adatto” all'urgenza un geriatra di un nefrologo (ovviamente sono solo esempi).
Altro lato della stessa medaglia è la difficoltà di molti colleghi a “uscire” dal PS verso le specialità per le quali hanno studiato. Fatto sta che la maggior parte dei miei giovani colleghi si vede negare anche quella minima possibilità di un posto di lavoro.

Non ho la soluzione neanche di questo problema, forse più che cavalcare lo slogan “aboliamo le equipollenze” potrebbe essere utile mettersi a tavolino (e a questo tavolo il Sindacato ci si deve sedere, eccome!) ed affrontare seriamente e in modo moderno la revisione delle specialità equipollenti.

Angelica Parodi
Responsabile Regione Liguria Settore Anaao Giovani 

09 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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