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Gli infermieri e le nuove competenze. Se il comma 566 diventa un ostacolo

di Elisa Ceciarini

22 GIU - Gentile direttore,
da tempo sto seguendo con interesse il dibattito riguardante le competenze avanzate legate alla professione infermieristica. Il ruolo dell’infermiere in sanità è cresciuto in maniera esponenziale, grazie anche al raggiungimento di nuove consapevolezze che hanno determinato lo sviluppo di quella che viene definita “professione intellettuale”.

I cambiamenti significativi avvenuti nel nostro campo di attività sono sempre stati contrassegnati da lotte infinite e regolamentazioni giuridiche spesso inadeguate e rimaste immutate nel tempo, siamo passati dall’ essere “meri esecutori” a poter attuare in piena autonomia un’assistenza centrata sulle necessità del singolo e decidiamo in che modo collaborare con le altre figure professionali per ottenere un servizio puntuale, basato sulle evidenze e sempre più personalizzato.

Oggi l’obiettivo della comunità infermieristica mira ad intervenire su più campi per promuovere la realizzazione di una diversa organizzazione del lavoro, che ha come fine ultimo il riconoscimento dei nostri meriti e delle nostre responsabilità.

Dopo vari tentativi si è arrivati alla stesura del Comma 566 presente nella Legge di Stabilità 2015 che recita “Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica".

Il nostro Collegio ha accolto con estremo entusiasmo il Comma 566 elaborando un progetto, coordinato da Annalisa Silvestro, presidente della FNC Ipasvi, in cui vengono delineati i livelli di competenza specialistica dell’infermiere.

Il primo livello corrisponde all’infermiere generalista, egli  possiede una laurea triennale e rappresenta il punto di partenza delle competenze richieste da cui originano i successivi livelli di approfondimento.
 
Il secondo livello è rappresentato dall’infermiere con perfezionamento clinico o gestionale, che ha seguito un corso di perfezionamento universitario, mettendolo così in grado di sviluppare le sue competenze avanzate, applicate a un'area tecnico operativa molto specifica.

Il terzo livello è quello dell’infermiere esperto clinico o coordinatore con master, egli è in grado di approfondire le sue competenze in un settore particolare dell’assistenza infermieristica, diventa il principale esperto del processo assistenziale, attua peculiari pratiche assistenziali settoriali e possiede molteplici capacità di governo, specifiche per particolari processi organizzativi.

Infine, al quarto e più avanzato livello c’è l’infermiere specialista con laurea magistrale in Scienze Infermieristiche.

Questo potrebbe rappresentare un cambiamento abissale per il ruolo di ogni infermiere, ma quello che non viene sottolineato, o forse che non è stato compreso, è l’inganno che sta alla base della stessa disposizione.

Il problema alla base sia del Comma 566 che alla definizione delle competenze avanzate è strettamente connesso il significato della parola “competenza”.

Per competenza, infatti, si possono intendere almeno due significati, ovvero “ciò che è di pertinenza” e “ciò che spetta”.
E’ possibile evidenziare la chiara volontà del Comma 566 di non fare chiarezza sul tema: non viene analizzato il termine competenza e non vengono definiti gli ambiti di competenza specifici delle professioni interessate.

L’intero testo è contrassegnato dalla possibilità di interpretare ogni singola parola, non vi è chiarezza sugli ambiti di competenza ed è possibile analizzare alcuni punti solo ricorrendo all’immaginazione.

I vari profili professiona­li, inoltre, non sono strutturati secondo uno schema rigido, così che non è possibile fare affermazioni generalizzanti su tutte le professioni sanitarie coinvolte.

Molti profili dichiarano la responsabilità del professionista, quasi tutti definiscono le relazioni professionali con il medico, mentre alcuni si soffermano sulle attività di équipe e sulla collaborazione con al­tre professioni sanitarie: quindi cosa definisce il Comma 566 se ogni profilo dichiara obiettivi e competenze diverse?

Molti profili, in primis quello infermieristico, sono da rivedere, riformulare ed ampliare, quindi il fatto di definire le competenze avanzate sulla base di profili professionali da ridefinire sembra piuttosto rischioso e a mio avviso, superficiale.

Ultimo punto dolente è rappresentato dalla frase conclusiva della disposizione […]”Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica".

L’impegno derivato dall’ottenimento della formazione avanzata, il denaro impiegato per completare gli studi richiesti e il tempo investito per conseguire con sacrificio i livelli di competenza più alti vengono ripagati con un nulla di fatto, ma con tanta riconoscenza e un aumento delle responsabilità dei singoli.
Personalmente, lavoro nell’ambito dell’emergenza-urgenza da alcuni anni e con fatica ho ampliato il mio bagaglio professionale ottenendo Master e conseguendo corsi di perfezionamento specifici per il mio ruolo professionale: ho speso molto tempo e denaro per crescere come professionista e per raggiungere il massimo livello di competenza possibile per poter garantire al cittadino un servizio extra-ospedaliero competente e puntuale.

Negli anni nonostante la regolare riduzione degli stipendi in Italia e il blocco degli scatti stipendiali, ho sempre continuato a coltivare la mia crescita intellettuale con la speranza che prima o poi alle mie competenze avanzate sarebbero stati corrisposti meriti anche in termini finanziari.
Poi è arrivato il Comma 566 e le mie speranze sono state inesorabilmente spazzate via.

Non c’è nessun riconoscimento effettivo nell’ampliare il livello delle competenze avanzate infermieristiche, a meno che non si ottenga attraverso un coordinamento o un ruolo dirigenziale.

Non c’è l’interesse di premiare il singolo infermiere, non ci sono meriti concreti nel conseguire titoli e livelli avanzati di studio; infine, non c’è tutela professionale.

Ogni infermiere si guadagna le proprie competenze avanzate con il “sudore” di ogni singolo giorno lavorativo, impegnandosi con puntualità in attività formative che pochi professionisti svolgono e in percorsi universitari costosi e complessi; non serve puntualizzare quanto il nostro ruolo sia fondamentale, quanto le nostre competenze siano sempre più specifiche e quante possibilità di crescita potremmo ottenere, alla nostra professione occorrono nuove definizioni, nuove retribuzioni, nuove tutele.

In conclusione molti punti del Comma 566 e della definizione delle competenze avanzate risultano lacunosi e ostili alla nostra reale crescita professionale.
Le competenze avanzate sono un diritto dell’infermiere così come è un dovere dello Stato e del nostro Collegio Ipasvi rivedere i nostri profili e le nostre norme giuridiche per premiarci come meritiamo.
 
Ceciarini Elisa
Infermiere e studente magistrale

22 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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