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Donne medico senza tutela della maternità

di Coordinamento Donne Cisl Medici

29 LUG - Gentile Direttore,
è già noto come il tardivo accesso al mondo del lavoro per il decennale curriculum di studio, e l'estrema e altrettanto lunga precarietà lavorativa – il lavoro atipico e precario interessa il 28% dei medici contro il 17,2% della popolazione occupata - esponga le donne medico a un tasso di fecondità che ha raggiunto, nel 2015, il punto negativo di 0,39 contro l'1,35, già di per sé drammatico, di tutta le altre donne italiane.

Lavori saltuari, occasionali, co.co.co e a ore, false partite IVA per prestazioni complesse continuative e con turni rigidi (come il 118) presenti anche nel SSN, dove i contratti a tempo determinato interessano il 67% dei medici e solo per il 17% gli amministrativi, producono incertezza di progetti di vita e fanno rinviare a dopo i 40 anni la prima gravidanza.

Ma il percorso a ostacoli non finisce qui. Alla minaccia del mancato rinnovo del contratto di lavoro in scadenza, a ogni raro annuncio di gravidanza, si aggiungono da parte delle aziende sanitarie del SSN di quasi tutte le regioni, altre prevaricazioni alle donne medico, mamme con figli minori, sia nelle inevase richieste di part-time per motivi familiari o mancata priorità nelle domande di mobilità, o estrema rigidità nella turnistica lavorativa mensile, ma soprattutto nel rifiuto di congedi parentali. Dati che si traducono in effetti i una scoraggiante lotta non solo alla maternità ma anche alla paternità.

Poiché tali prevaricazioni sono purtroppo molto diffuse e frequenti la Cisl Medici, Sindacato rivolto non solo alla difesa dei medici, ma alle istanze dei pazienti, veri fruitori del SSN, ha adottato a mo’ di manifesto nazionale sulla maternità come valore sociale quanto proposto dalla Segreteria Cisl Medici dell’Emilia Romagna nella lettera inviata all’Assessore alla Salute e alle Aziende Sanitarie di quella Regione.

“Premesso che nei Servizi sono sistematicamente negate/rinviate/ignorate:
- le richieste di riduzione dell’impegno lavorativo ridotto per non specificati motivi “organizzativi”, mentre si “favorisce” l’attività simil-Alp e/o altro;
- le esigenze familiari espresse nella predisposizione e definizione dei turni di lavoro mensili con conseguente necessità di utilizzo di giorni di ferie;
- le domande di mobilità (anche presentate da anni) nei Servizi anche Territoriali che consentirebbero il rientro dal tempo lavorativo ridotto a quello a tempo pieno.

Si richiedono provvedimenti urgenti relativi a:
1) accesso all’impegno lavorativo ridotto (e non rinviabile) delle lavoratrici madri che ne fanno richiesta e adeguamento del limite di età dei minori ai 12 anni, come da decreto legge n. 80 del 21 giugno 2015;
2) turnistica lavorativa mensile adeguata alle esigenze espresse dalle lavoratrici madri a tempo pieno;
3) priorità nelle richieste di mobilità intraziendale e/o interaziendale.
 
Sottolineamo che la tutela della genitorialità si esplicita anche garantendo la copertura temporanea delle assenze per i congedi di maternità affinché non si crei un ulteriore aumento del carico di lavoro nei Servizi già gravemente carenti in dotazioni organiche".
 
In Sanità il capitale umano, donna per più del 50%, è una risorsa strategica e va tutelato anche nei diritti di conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro. Proprio sul work-life balance si fonda il benessere lavorativo che si traduce in sistema di responsabilizzazione del lavoratore dipendente nei confronti del cittadino utente, primo beneficiario di una sana e serena organizzazione lavorativa all’interno del SSN.
 
Il Coordinamento Donne CISL Medici
Segreteria Nazionale 


29 luglio 2016
© Riproduzione riservata

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