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La Libera professione non è la causa delle liste d’attesa

di Stefano Magnone

01 OTT - Gentile Direttore,
il Dr Maldini dalle Hawaii chiama in causa i vecchi Ospedali Riuniti di Bergamo (oggi Ospedale Papa Giovanni XXIII) con accuse al limite della diffamazione. Nella foga della polemica contro la libera professione confonde piani e problemi in un mix che non porta a nulla, dimenticando vent'anni di dirigenza medica, odiata e poco applicata fin che si vuole, ancora ancorato alle figure di primario, aiuto (addirittura anziano: quindi col bastone?) e assistente.
 
 
Per mettere ordine nell'annosa questione occorre ribadire che la libera professione NON è la causa delle liste di attesa, tanto meno in un ospedale come il nostro. 
 
Forse qualche numero aiuta a capire: 
1. i ricoveri ordinari in regime di SSN nel 2015 sono stati 35411, a fronte di 294 ricoveri in libera professione, pari allo 0.83%;
2. sempre nel 2015, a fronte di una stima di prestazioni ambulatoriali in regime di SSN superiore ai 4 milioni, le prestazioni analoghe in libera professione sono state 48429 (pari al 1.2% circa).
 
Da soli questi numeri dovrebbero mettere a tacere tutti coloro che si ostinano a mentire sostenendo che la libera professione intramoenia sia la causa, da sola o insieme ad altre, del pur grave problema delle liste d'attesa in continua crescita. Il discorso è piuttosto politico o, meglio, ideologico: capisco possa risultare antipatico che un professionista possa fornire prestazioni al di fuori del proprio orario di lavoro, peraltro già ampiamente sovraccarico di ore non pagate. Ma questo non autorizza nessuno, politici, medici o semplici cittadini, a fornire versioni non aderenti alla realtà.
 
Che dire dei calo di 25.000 dipendenti nel SSN certificato pochi giorni fa dal MEF? Che dire della totale assenza di governo della domanda di prestazioni di ogni tipo?
 
Potrei proseguire all'infinito ma l'accusa alla libera professione, diritto sancito dalla legge a tutela del medico e dell'utente che ha la possibilità di scelta del professionista, di aprire la strada a trattamenti diversi in funzione del censo appare ridicola.
 
Per tornare al collega Maldini è necessario anche ricordare che la remunerazione della tariffa DRG del trapianto di fegato è intorno agli 80000 euro mentre nel nostro ospedale un intervento di colecistectomia laparoscopica in libera professione di euro ne vale 11457. Non si capisce davvero di cosa parli.
 
Dato per scontato che il modello sanitario americano non ha certamente alcun vantaggio rispetto a quello italiano, almeno per i cittadini, fa sorridere che si proponga l'ospedale di insegnamento, sostenuto da Anaao da almeno quindici anni. Se interessa tanto il destina dell'Italia e della professione medica forse è il momento di tornare e dare una mano anche ai poveri sindacalisti che spesso sono molto più lungimiranti e progressisti di quanto si potrebbe pensare.
 
Stefano Magnone
Vicesegretario Aziendale Anaao Assomed Ospedale Papa Giovanni XXIII

01 ottobre 2016
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